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I diari della motocicletta

«I diari della motocicletta» del regista Walter Salles (quello di «Central do Brasil») produttore esecutivo Robert Redford e supervisore Gianni Minà è la storia di Ernesto Guevara prima che diventasse El Che, ma non solo.

I diari della motocicletta

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
regia: Walter Salles con: Gael Garcia Bernal, Rodrigo de la Serna     Diecimila chilometri, otto mesi 'on the road' attraversando tutta l'America Latina, un viaggio iniziatico che trasformò Ernesto Guevara figlio della media borghesia argentina, laureando in medicina, giocatore di rugby affetto da asma, languido innamorato di una ragazzetta snob, nell'eroe con la cui foto abbiamo tappezzato le nostre camere da letto di adolescenti, 'Che Guevara'.   Nel gennaio del '52 due amici decidono di partire per un viaggio: mezzo di trasporto una sgangherata Norton 500 ribattezzata la 'Poderosa'. Con Ernesto, che allora ha 23 anni, c'è Alberto Granado, biochimico che ne ha 29. Partenza da Cordoba, città dove vivono, e meta Caracas in Venezuela, attraverso il Cile, il Perù , l'Amazzonia.   «I diari della motocicletta» del regista Walter Salles (quello di «Central do Brasil») produttore esecutivo Robert Redford e supervisore Gianni Minà è la storia di Ernesto Guevara prima che diventasse El Che, ma non solo.   E' anche il racconto di una grande amicizia, un viaggio di due hippies d'avanguardia, pochi soldi, nessun luogo prestabilito dove dormire, il tempo non esiste se non per le stagioni. Un viaggio che può fare solo chi non ha ancora superato 'la linea d'ombra' conradiana, la giovinezza. Due uomini molto diversi: Alberto, grassoccio, biondo, simpatico e un po' piacione (l'attore argentino Rodrigo de la Serna, un'incredibile somiglianza con il vero Alberto, oggi ottantenne a Cuba), Ernesto (Gael Garcìa Bernal, l'interprete di 'Amores Perros' e 'Y tu mama tambien', bello da morire) terribilmente sincero anche a costo di diventare antipatico, leale, idealista.   Prima tappa la 'Svizzera', ovvero la villa meravigliosa della fidanzatina di Ernesto, che gli consegnerà 15 dollari, una fortuna, perché lui le compri un costume da bagno. Dai prati verdi dell'Argentina alla neve del Cile: la 'Poderosa' rantola, non ce la fa più, ma il viaggio continua in autostop. Più vicini alla gente, Ernesto comincia a vedere e capire un continente che non immaginava. Povertà, arretratezza, soprusi dei pochi ricchi, condizioni di vita disumane, la spietata colonizzazione di un popolo che, scopre Ernesto, è unito oltre i confini degli stati.   Il primo impatto con le lotte sociali, i minatori costretti a essere scelti come bestie per scendere sotto terra. Unica possibilità di lavoro per chi, considerato 'comunista', viene scacciato dalle proprie terre. E poi il Perù bellissimo e misterioso. La cordigliera delle Ande, Cuzco la magica, il Machu Picchu e i resti superbi della civiltà Inca. E lo squallore della capitale Lima, voluta dagli invasori spagnoli, il Rio delle Amazzoni fino al lebbrosario di San Pablo, dove il fiume torbido divide da una sponda all'altra i sani e i malati. E la decisione di Ernesto: attraversarlo a nuoto, per annullare per sempre quella distanza.   Nella foto in bianco e nero dei titoli di coda, Ernesto e Alberto sono in piedi sulla zattera 'Mambo tango' che li porterà alle loro vite. Alberto verso un lavoro in un ospedale di Caracas, Ernesto verso qualcosa che ancora non sa. Scrive: «Quel vagare senza meta per la nostra maiuscola America mi ha cambiato più di quanto credessi». E' il 20 giugno del '52: El Che con una maglietta a righe sorride oltre l'obbiettivo.