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Goku va in tv

Nel 1986 Toei Animation in coproduzione con la Shueisha Video realizza la serie animata di "Dragonball". E' subito un successo. A seguire escono "Dragonball Z" e "Dragonball GT": storia di un cartone che ha fatto scuola

Dragon Ball04

02.12.2000 - Autore: Alessandro Bottero
1986: la Toei Animation, in accordo con la Shueisha Video, produce la serie animata per la tv Dragonball. E la Fuji TV a trasmetterla con un incredibile successo. In tutto 156 episodi seguono la serie a fumetti dei primi 17 volumi fino alla fine del terzo torneo Tenkaichi. Un evento per la tv giapponese dellepoca. Oltre il 20% degli ascolti è raggiunto nella fascia di ascolto pre-serale (19:00), da sempre terreno di lotta per programmi dedicati ai ragazzi. Durante i tre anni di programmazione Dragonball diventa il punto di riferimento per ogni altra serie tv a cartoni animati. Gran parte del merito va ad Akira Toriyama e al suo Studio Bird, lo studio di animazione da lui fondato nell83 e che ha collaborato in modo massiccio allanimazione. Storie serrate, azione fluida e senza pause o colpi a vuoto. Ecco come la prima serie di Dragonball è riuscita a non deludere gli appassionati del manga, e a dare il via al fenomeno. Dopo tre anni la serie si blocca, ma lo stop è solo tecnico. La creatura di Toriyama aveva ancora migliaia di pagine di vita che non potevano andare sprecate, e il mercato tv imponeva di andare avanti. Ecco allora Dragonball Z, la seconda serie dedicata a Goku, che dal 1989 al 1996 catalizza lattenzione di tutti gli otaku nipponici. In origine il nome in codice del progetto era Dragonball 2, ma la leggenda vuole che un addetto ai loghi dello studio Bird abbia confuso un 2 scritto male su un foglio con una Z. Senza porsi domande sul perché di un nome così astruso lignoto mestierante si mette al lavoro, realizzando un logo talmente bello che finisce per piacere a tutti. A posteriori Toriyama elabora una spiegazione sul perché di quella Z: Il suffisso Z sta ad indicare che i guerrieri che combattono in Dragonball hanno ormai raggiunto il culmine del loro potere e non possono andare oltre. Sono ormai super guerrieri che non hanno rivali, e il suffisso Z sta ad indicare che \"oltre non esiste niente! . La serie parte cinque anni dopo la fine della prima parte del manga, con la XXIII edizione del torneo Tenkaichi vinta da Goku dopo due tentativi andati a vuoto. Il finale di Dragonball Z e in generale l\'atmosfera del cartone sono diversi da quello del manga. Il clima di gioco e riso scompare completamente. I poteri dei singoli eroi arrivano allinimmaginabile. I colpi dei combattimenti hanno poco di umano e molto di sovrannaturale. Lenergia fuoriesce dalle manie dai corpi dei combattenti, trasformandoli a volte in nubi di plasma incandescente. Toriyama giustifica la serietà con il passaggio di Goku dallo stato di bambino a quello di adulto. Se prima era il destino che portava il piccolo Goku in giro per il mondo a combattere, ora è luomo Goku che combatte per diventare lartefice del proprio destino. Certo è che limmenso successo riscosso dai videogiochi di Dragonball alla fine degli 80 in Giappone ha influenzato il cartone. Modellati sulla tipologia dei picchiaduro i videogiochi dedicati a Goku hanno appassionato milioni di ragazzini giapponesi. Per facilitare il travaso dei consumatori del videogioco sul cartone animato quale mossa migliore di modellare la serie TV sulla base degli schemi del videogioco? Dragonball Z non segue una trama unica e lineare. Procede per blocchi narrativi più o meno lunghi, che conducono al finale della serie. Una soluzione determinata dall\'ingente numero di puntate, in tutto 300. Mentre il 42esimo volume del manga si conclude con uno stato di pace, Dragonball Z termina invece con il combattimento finale contro i demoni Majin Buu, ma senza finali celebrativi per i vincitori. In definitiva Dragonball Z è stata la vera e propria consacrazione del personaggio. Tecnicamente la serie è animata molto bene. Il ritmo serrato. Gli effetti speciali di primo ordine. Il trucco di narrare gli stessi eventi del manga ma in modo diverso convince anche chi aveva letto il fumetto e si era accostato al fumetto con perplessità.   E arriviamo al 1996, anno in cui parte Dragonball GT. Il significato della sigla pare essere Dragonball Grand Tour, dato che Goku, tornato bambino per colpa di un incantesimo, viaggia per luniverso alla ricerca di altre Sfere del Dio Drago, dopo che le originarie sono state distrutte nella lotta con i demoni Majin Buu. Il trucco narrativo di utilizzare sempre lo stesso personaggio amato dal pubblico, ma sotto una luce diversa per evitare di ripercorrere strade battute ormai mille e mille volte nelle 300 puntate della serie precedente centra il bersaglio. Dragonball GT si conferma allaltezza delle aspettative, e tuttora è una delle serie più amate dagli appassionati, grazie al ritorno a un tono più umoristico come nell\'indimenticata prima serie.  
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