NOTIZIE

Gioco di specchi

X-Factor non è ancora finito, ma in Inghilterra già si guarda avanti. Una serie racconta come potrebbe essere il futuro di uno dei reality di maggior successo degli ultimi anni. Cosa succederebbe se Morgan ed Elio potessero giudicare non solo un'esibizione, ma la vostra intera esistenza?

Black Mirror

05.01.2012 - Autore: Giacomo Cannelli
L’Inghilterra non finisce mai di sorprendere. La sua produzione è paragonabile alla famosa borsa di Mary Poppins, anche quando sembra averci mostrato tutto, continua a sfornare prodotti di altissimo livello.
Black Mirror è la nuova serie targata Channel4 (Misfits) appena andata in onda in territorio britannico. Ogni episodio (tre in totale) è autosufficiente e non legato con gli altri. Gli attori cambiano, così come gli sceneggiatori e il regista. Quando per la prima volta è stato presentato alla stampa è stato annunciato come un “Twilight Zone” moderno.

La seconda puntata della serie dal titolo "15 million merits" è andata in onda  poco prima di X-Factor UK (esclusiva ITV), ma non è di X-Factor che andremo a parlare, almeno non del vero X-Factor.

Ci troviamo nel futuro, un futuro indefinito. Un ragazzo vive dentro un cubo completamente rivestito di immagini. Degli schermi proiettano ininterrottamente un flusso visivo. Quando non ci sono pubblicità, la stanza è illuminata da una luce solare artificiale a cercare di creare un rapporto con l’esterno. La routine di questo ragazzo è molto semplice. Letto, igiene personale, spinning, cibo, spinning e di nuovo letto. All’inizio non è chiaro perchè la sua vita sia così scandita. Piano piano vengono rivelati nuovi elementi. A quanto pare in questo futuro distopico gli abitanti della terra vivono tutti in un enorme palestra di spinning (le biciclette servono a produrre energia). Ogni bicicletta ha di fronte a se uno schermo. Come in un classico videogioco della Wii ognuno ha il proprio avatar e un punteggio relativo alla distanza percorsa. Con questi crediti è possibile acquistare del cibo, saltare le pubblicità che non riteniamo interessanti (altrimenti si è costretti a subirle) o comprare add-on per il nostro avatar virtuale. C’è un ultima opzione di utilizzo per i nostri soldi virtuali. Con “solo” 15 milioni di crediti è possibile acquistare un “golden ticket” (molto simile a quello di Willy Wonka a dire la verità) ovvero la propria possibilità di essere selezionato. Selezionato per cosa? Per diventare il prossimo “Hot Shot”! Niente a che vedere con quel vecchio classico del cinema demenziale (non fate no con la testa, qualcuno ci ha pensato, inutile nascondersi!). Hot Shot è una sorta di X-Factor del futuro. Chi riesce ad acquistare il proprio golden ticket ha diritto di andare davanti ai giudici (i vari Morgan ed Elio per capirci) e mostrare loro il proprio talento. I vincitori avranno diritto ad abbandonare la loro vita grama e diventare star del palinsesto generalista.

Il protagonista di questa storia però non sembra interessato a questo “premio”. Per lui la vita scorre incolore, senza alcuna aspettativa. Il suo credito supera abbondantemente i 15 milioni. Per lui i crediti servono solo ad arginare quell’universo mediatico che gli si impone davanti agli occhi ogni minuto della sua vita (nel caso si chiudano gli occhi le immagini si fermano e attendono che la persona li riapra). Ma come spesso capita sará l'amore per una ragazza a sconquassare la sua vuota routine.

Il presente è in mano alla televisione. E’ innegabile. E’ la televisione il mezzo per raccontare quello che succede a differenza di un cinema incapace di tenere il passo. Se prima la tv riusciva solo ad essere un cinema scolorito, oggi è padrona delle sue potenzialità e ha cambiato strada imboccando una linea parallela nella quale esprimere finalmente il suo vero potenziale. Black Mirror ne è un esempio lampante. La sera della messa in onda di X-Factor, Channel 4 mette in palinsesto (dieci minuti dopo la fine del programma avversario) una riflessione profonda e toccante sul mondo dei reality. Una rilettura fantascientifica che ricorda per ambientazione e profondità del messaggio i grandi romanzi classici della fantascienza. Impossibile non trovarci un po’ di 1984 o qualche ombra di Philip Dick. Il valore aggiunto sta nel riuscire a consegnare questa riflessione quasi in tempo reale. L’effetto creato dalla fruizione di Black Mirror subito dopo aver visto X-Factor è sconcertante. Non si ha il tempo di pensare, il tempo di metabolizzare, si è gettati davanti a un nuovo “reale” e si è costretti a riflettere.

Non si può non apprezzare un prodotto come questo. E non si può non apprezzare la destrezza di chi ha capito che il palinsesto non è un orario delle lezioni da riempire a caso, ma un valore aggiunto per l’amplificazione del significato. Lo stesso programma messo in palinsesto in qualsiasi altra ora o giorno non avrebbe avuto lo stesso impatto. Un’accortezza questa del tutto assente in Italia, dove i programmi spesso vedono la loro messa in onda spostata o cancellata senza un vero e proprio senso. Ha fatto storia il caso di Dallas che nel 1981 è stato acquistato dalla Rai che però lo ha mandato in onda in ordine casuale compromettendo la narrazione. Canale 5, qualche mese dopo, lo ha avuto in saldo e, semplicemente ristabilendo la messa in onda corretta (Che geni! Dopo la puntata 1 c’è la 2!) ne ha ricavato un successo. (Su Dallas Freccero ricorda: “Dallas è il prodotto che fonda la tv commerciale. Dallas fa capire che la fidelizzazione nasce con la serialità; inoltre dimostra che il cinema non è indispensabile e che può essere sostituito vantaggiosamente con prodotti studiati per la tv: coi film il pubblico deve essere conquistato ogni volta; con la serie lo si aggancia all’inizio e lo si tiene puntata dopo puntata”). Errori come questo sembrano acqua passata, ma non lo sono. Capita ancora che Italia si sposti repentinamente il giorno di messa in onda di Fringe (dimenticando completamente la regola base dell’appuntamento), o che intere stagioni vengano bruciate per riempire il palinsesto (le stagioni dei Simpson in italia durano meno di un mese con la messa in onda quotidiana) o che alcune serie (Medium) vengano interrotte a metà e riprese (nei casi piú fortunati) solo dopo le proteste dei telespettatori.

Il metalinguaggio, la tv che cita se stessa, lo humor nero, si sa, sono parte integrante della cultura inglese ma forse un giorno anche noi avremo il nostro Black Mirror in cui la tv potrà mostrare il suo lato oscuro. Avremo il coraggio di guardare?
FILM E PERSONE