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Fargo, stagione 3 – La recensione del primo episodio

La serie di Noah Hawley torna con un ottimo esordio di stagione. Equivoci, morte e un grande Ewan McGregor

Fargo

20.04.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Quanto è bravo Noah Hawley. Ha preso in mano un progetto che poteva essere “solo” l'ennesimo adattamento televisivo di un film famoso e lo ha trasformato in qualcosa di molto di più. Ha canalizzato lo stile inconfondibile dei fratelli Coen tramutandolo pian piano in qualcosa di molto personale. Fargo è diventata presto una delle serie più belle, scritte meglio e più ambiziose della televisione moderna ed è tutto merito suo. Ora torna con una attesissima terza stagione che è appena partita in USA e ha dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, che Hawley è un grande sceneggiatore.

 
“The Law of Vacant Places”, primo episodio della nuova stagione, ci riporta in Minnesota ma in tempi più vicini a noi rispetto alla seconda. Siamo nel 2010 e seguiamo, come sempre, storie multiple: quelle dei due fratelli Emmit e Ray Stussy (entrambi interpretati da Ewan McGregor), l'uno un imprenditore di successo, l'altro un agente di custodia stempiato e frustrato, ma con una bella e giovane fidanzata, Nikki (Mary Elizabeth Winstead). E quella di Gloria Burgle (Carrie Coon), capo della polizia locale, madre divorziata di un figlio adolescente coinvolta per puro caso (uno scambio di persona) nella faida tra i due Stussy.
 
L'episodio fa quello che hanno sempre fatto le prime puntate di Fargo: mette tutte le pedine sulla scacchiera nel modo più cristallino possibile. Ray è convinto che Emmit si sia arricchito fregandolo, poiché ha venduto una collezione di francobolli d'epoca dopo averglieli strappati con l'inganno. Così commissiona un furto in casa del fratello, ma l'uomo da lui scelto per il lavoro (Scoot McNairy) commette un errore grossolano e le cose prendono presto una piega sinistra. Nel frattempo, Emmit si trova ricattato da misteriosi quanto loschi “uomini d'affari” rappresentati da V.M. Varga (David Thewlis).



La bellezza di Fargo sta anche nei dettagli: c'è un gusto per la scrittura di ogni singolo personaggio, anche quelli minori, che ha dell'incredibile. Si veda ad esempio il ladro fattone di McNairy, oppure il nonno burbero interpretato da Scott Hylands, una parte minuscola che però lascia il segno per come è scritta in maniera totalmente originale.
 
Il tutto è preceduto da un prologo ambientato addirittura a Berlino Est nel 1988, il cui unico legame con il resto della puntata è, per ora, puramente tematico (lo scambio di persona). Tutto punta verso la dualità (due personaggi con lo stesso volto), l'equivoco e l'inganno. Ma il personaggio di Ray fa anche presagire che Hawley, ancora una volta, esaminerà le vite di eterni perdenti, incapaci persino di fare del male in maniera convincente.

 
Una puntata molto buia, notturna, in cui i personaggi si muovono come ombre sopra una coltre di neve che ormai è il marchio di fabbrica della serie. Le premesse sono eccellenti, la promessa sono altri nove episodi benedetti da scrittura raffinata e idee di regia degne del cinema (questo primo episodio è diretto dallo stesso Hawley). Non aspettiamo altro.