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Evilenko

La storia di Evilenko si basa e si ispira a quella vera di Andrej Romanov Cikatilo, soprannominato il mostro di Rostov, per aver ucciso fatto a pezzi e divorato, nell'arco di dodici anni.

Evilenko

12.04.2007 - Autore: Elena Dal Forno
Evilenko, il comunista che mangiava i bambini di David Grieco Con Malcolm McDowell, Marton Csokas, Ronald Pickup, Frances Barber.   Evilenko è il simbolo del male, della malattia e della crisi della società sovietica che perde progressivamente la propria identita' culturale riflettendosi sulle coscienze individuali, ma al tempo stesso il possibile prodotto di ogni intellettuale cui vengano tolte le radici del proprio credo. Perchè come si ripete lungo tutto l'arco del film, il mostro alberga in ognuno di noi e potrebbe essere chiunque. Dalla Russia come agli Stati Uniti (si veda ad esempio "Una storia americana I Friedman"). Questa è la tesi di David Grieco, che non fa un film autobiografico su un puro e semplice "mostro-serial killer", ma vuole andare ad indagare la crisi del comunismo e le radici dell'infanzia negata. Obbiettivo arduo e non sempre linearmente riuscito nel corso del film, ma di certo molto nobile nelle intenzioni.   La storia di Evilenko si basa e si ispira a quella vera di Andrej Romanov Cikatilo, soprannominato il mostro di Rostov, per aver ucciso fatto a pezzi e divorato, nell\'arco di dodici anni, più di cinquanta bambini e adolescenti di ambo i sessi, condannato a morte in quanto dichiarato sano di mente e giustiziato, forse, il 14 febbraio 1994. Grieco aveva già scritto il libro "Il comunista che mangiava i bambini" e da quel libro riparte per farne sceneggiatura e film, senza seguire pedissequamente la verità reale. Per questo nel film non si ritrovano tutta una serie di dati oggettivi, come i due figli naturali del vero Cikatilo, o la messa in scena di una vera propria complicità della moglie che fin dall'inizio sapeva e giustificava.   Non si tratta nè di un noir nè di un thriller, ma di un'esplorazione socio-psicologica di una malattia, la lucida schizofrenia di un intellettuale di sinistra che un giorno, improvvisamente, si ritrova dentro un meccanismo di perversione irrefrenabile. Meravigliosamente interpretato da Malcolm McDowell (il mitico Alex di Arancia Meccanica), questo Chikatilo-Evilenko, spodestato delle proprie certezze, alle soglie di un mondo che non accetta più il suo attaccamento ai valori comunisti e che lui non capisce più perchè contrario a tutto quello che ha respirato sin da bambino, sprofonda con tutto sè stesso dentro l'abisso del nulla, di un vuoto che lo atterra e lo spaventa. Un abisso che in lui prende la forma della perversione pedofila, e diventa criminale magnetico capace di adescare solo con il potere dei suoi occhi. Uno sguardo via via meno spaventato e sempre più demoniaco cui McDowell conferisce straordinaria credibilità e inquietudine, reinventandone la fisicità, come la camminata con le mani ad uncino, quasi come diventasse un'aquila rapace con gli artigli sempre puntati in attesa della prossima preda.   A questo mostro dà la caccia un giovane investigatore Vadim Timurovic un perfetto Marton Csokas (Il Signore degli Anelli, La maschera di Scimmia), anch'egli comunista ma che incarna lo spirito della nuova Russia, quella che invece cerca di capire e giustificare perchè forse per capire il male bisogna non solo conoscerlo, ma entrargli davvero dentro, fin quasi a ragionare come lui. Fino a quando messo con le spalle al muro non potrà che confessare. Confessioni di efferati delitti, di dettagli raccapriccianti che il vero Chikatilo raccontò con matematica precisione e senza le quali la polizia non sarebbe mai venuta a capo di molti delitti rimasti insoluti.   Non si vede nessuna scena di bambini fatti a pezzi, Grieco non fornisce descrizioni ma lancia visioni post crimine, scuotendo le coscienze solamente attraverso i dialoghi o i disegni del mostro, suggerendone la spietata violenza e lasciando allo spettatore l'immaginazione di quello che può essere accaduto. Da incubi notturni la scena del bagno in treno.   Per essere una prima regia Grieco fa un ottimo lavoro (ma è stato assistente di Bertolucci e Pasolini, respirando molto cinema fin da bambino), anche se il film pecca a volte nel creare quel "pathos investigativo" che sarebbe stato necessario fino in fondo e in qualche punto lascia talmente tanto vuoto che anche lo spettatore si domanda se sia voluto o solamente venga a mancare qualche idea. Resta comunque un film di denuncia su un problema di cui fino ad oggi poco per non dire nulla è stato fatto e sul quale molti preferiscono tacere. Chissa poi perchè dato che la cronaca ogni giorno ci regala un nuovo Evilenko.