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Cold Mountain

Il tanto atteso "Ritorno a Cold Mountain" esce finalmente in Italia, dopo aver già fatto il giro del mondo o quasi: solo in America ha incassato 83 milioni di dollari a fronte di un costo di produzione di quasi 80.

Cold Montain

12.04.2007 - Autore: Elena Dal Forno
Ritorno a Cold Mountain di Anthony Minghella con Jude Law, Nicole Kidman, Renee Zellwegger   Il film, che schiera un cast stellare, è candidato a ben sette premi Oscar tra cui miglior attore Jude Law e miglior attrice non protagonista Renee Zellwegger. Ecco quello che si potrebbe definire tranquillamente un kolossal.   Ma è un film che non funziona, almeno non del tutto, nonostante si narri la bella storia d'amore tratta dal romanzo di Charles Frazier "Cold Mountain", una sorta di moderna "Odissea" ambientata al tempo della Guerra Civile Americana. La BuenaVista fa bene a programmarlo sotto S. Valentino perchè si tratta fondamentalmente di una storia d'amore, un po' melassata e un po' strappalacrime, che ci ricorda che l'amore, quello vero, sa trovare la strada. Sempre. Questo il messaggio più vero e profondo dell'opera di Minghella, ma come al solito ci si chiede se serviva tutta questa megaproduzione per ricordarcelo. No.   Jude Law è Inman, uno dei tanti giovani del Sud che si arruolano e vanno a combattere al fronte, Nicole Kidman è Ada, ricca figlia di un pastore, Donald Sutherland, che presto muore mettendo a dura prova la capacità di sopravvivenza della stessa ragazza che della vita "sa tutto quello che non serve".   Tra Inman e Ada sboccia l'amore, o almeno così crediamo perchè i due amoreggiano solo con lo sguardo (ma sarebbe meglio dire con la macchina da presa). Uno sguardo patinato come non mai. Da sopra un carro, da sopra un tetto, da dietro un vetro, tutto così... Pochissime le scene insieme tra Law e Kidman e nessun pathos emozionale tra i due. Ma a giudicare dalla scena d'amore che ci viene regalata alla fine forse è meglio così, a questi modelli di Vogue manca davvero "la chimica". Un bacio rubato prima della partenza di Inman è tutto quello che ci viene somministrato, quasi come un medicinale, a forza. Insomma qui si innamorano non avete capito?   Lui parte, viene ferito e fugge dall'ospedale. Vuole solo tornare da lei, rifiuta donne e scorribande, vuole rimettere piede a casa sua, dove c'è lei (ma nel cammino dove troverà tutti quegli abitini coordinati?). Lei lo aspetta, rifiuta la corte di chiunque, gli scrive lettere, resta appesa a quel bacio come fosse un gancio per il paradiso. Nel frattempo accetta l'aiuto di Ruby, una strepitosa Zellwegger che impartisce una vera e propria lezione di recitazione alla Kidman, ragazza energica che le insegnerà che "in tempo di guerra un pianoforte vale meno dei semi per i campi". Ada lavora, munge le mucche, soffre le pene dell'inferno eppure quel suo languido pallore, quello sguardo glamour da copertina non se ne va mai via. Fuori ruolo è ancora dire poco.   Ecco qui, al termine di due ore e 35' di una vera odissea anche per lo spettatore, usciamo benedicendo la fine. Cosa c'è che non va? Troppe belle faccine pulite in questo film, a parte la barba incolta di un grande Brendan Gleeson (Stobord) e il bravissimo Philip Seymour (Veasy), troppi cameo, da Natalie Portman a Giovanni Ribisi per finire a Jack White cantante dei White Stripe all'esordio come attore. Troppi.   E se ancora non basta Minghella ha girato una delle peggiori scene d'amore che si ricordino vedere per credere quasi come se trattandosi di attori così stellari fosse per lui, o per loro, impossibile rivelare i corpi nel movimento. Tutta questa fatica del ritorno per così poco, verrebbe da dire mentre si guarda. Sembrano due che fanno l'amore in una cinquecento... innaturali. Va bene che in teoria sarebbe la "prima volta" di Ada, ma a tutto c'è un limite. Sono modelli di Calvin Klein o cosa?   Nessuno è perfetto e ci mancherebbe però quando a un film d'amore si fa mancare il pathos e si gira come se il set fosse una bambola di porcellana da maneggiare con cura e da far risaltare nella miglior inquadratura possibile allora c è da ridire, eccome.  
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