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Closer

Elegante e splendidamente fotografato da Stephen Goldblatt, Closer si presenta dunque come un melodramma "da camera" interpretato da quattro grandi attori. Oltre a Julia roberts e Jude Law anche Natalie Portman (Leon) e Clive Owen (King Arthur).

Closer

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Regia di Mike Nichols con Julia Roberts, Jude Law, Natalie Portman, Clive Owen   Adattamento cinematografico dell’omonimo successo teatrale di Patrick Marber (autore anche della sceneggiatura), “Closer” segna il ritorno al cinema di Mike Nichols dopo i fasti dell’esperienza televisiva di “Angels in America”, che gli ha valso onorificenze e l’applauso della critica di tutto il mondo. Storia di amori e tradimenti consumati tra soli quattro protagonisti, il film ha una partenza folgorante: la prima mezz’ora, in cui i tutti i personaggi si incontrano e stabiliscono le relazioni che dovranno poi essere mescolate, è un perfetto esempio di come si può fare grande cinema. Nichols possiede una semplicità ed eleganza di tocco registico da fare invidia alla maggior parte dei cosiddetti “nuovi talenti”, che non sanno tener ferma la macchina da presa perché non hanno capito che prima di tutto il cinema è racconto. Elegante, splendidamente fotografato da Stephen Goldblatt, “Closer” si presenta dunque come un melodramma “da camera” interpretato da quattro grandi attori: Jude Law a nostro avviso non è mai stato così bravo, capace di dosare con disinvoltura i mezzitoni dell’uomo qualunque e picchi di recitazione ad alto tasso di bravura. A fargli da splendida partner, soprattutto nella prima parte della pellicola, una Natalie Portman maturata e sensuale, nonché interprete dalle qualità sopraffine. Purtroppo per il film però dopo un set-up così promettente l’impianto fortemente teatrale della storia inizia ad avere un peso che la messa in scena stenta a sostenere, soprattutto perché i numerosi stravolgimenti sentimentali, ed i conseguenti scambi di coppie, non funzionano a livello di interesse come avrebbero potuto funzionare sul palcoscenico. Rimane così, per il resto del film, un susseguirsi di scene assolutamente godibili da vedere, ma un po’ troppo scollegate tra loro. Anche le quattro figure iniziano risentire di questa confusione narrativa, per cui alla fine quelle meglio tratteggiate risultano i due innamorati traditi dalla coppia di fedigrafi. A sorreggere comunque le sorti di “Closer” ci pensano comunque la maestria di Nichols e soprattutto le interpretazioni dei quattro attori, con un Clive Owen che alla fine per simpatia e carisma “ruba” la scena a Julia Roberts e compagni. Insomma, “Closer” non è certamente la solita operazione di teatro filmato e trasposto in cinema: il film possiede un’eleganza ed una coerenza di messa in scena notevoli, molto sopra la media rispetto allo standard di questo tipo d operazioni. La scommessa di Nichols non riesce del tutto a causa soprattutto della difficoltà di trasposizione del testo teatrale, troppo “scollacciato” per risultare vincente in una pellicola cinematografica. La regia del grande autore di “Chi ha paura di Virginia Woolf?” e “Il laureato” ne fanno però un’opera preziosa, e soprattutto un perfetto veicolo perché attori di classe possano deliziare il pubblico. Sotto questo punto di vista, la scommessa è stata pienamente vinta. offscreen.it