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Cillian Murphy

Voleva fare l'avvocato oggi è uno degli attori più ricercati sul mercato. L'abbiamo incontrato a New York per la presentazione di "Brakfast on Pluto", il nuovo film di Neil Jordan dove interpreta un travestito

Cillian Murphy

12.04.2007 - Autore: Marcello Paolillo
Come ti sei preparato per il ruolo di Patrick/Kitten? Neil Jordan ha detto di non essere mai stato preoccupato di come saresti apparso sullo schermo in “drag”.
Ha detto così? Guarda, la verità è che aveva una idea chiarissima di come dovevo apparire, e personalmente apprezzo molto registi con una visione così lucida. Comunque, concordo con lui quando dice che il travestitismo era il minore dei problemi. Il punto casomai era di rendere Patrick femminile anziché effemminato. E’ facile interpretare un travestito in maniera eccessiva, mentre io volevo rendere un personaggio autenticamente femminile, senza affettazioni. Era questo il mio scopo. Naturalmente, per sentirmi a mio agio nei panni di Kitten, ho incominciato a frequentare dei night club a Londra vestito come lei, e ho conosciuto persone fantastiche. I travestiti sono estremamente protettivi tra di loro, perché sanno a cosa vanno incontro, come ad esempio gente che urla frasi improponibili per strada non appena passano. Anche io mi sono preso la mia dose di insulti e complimenti. Ma, come dicevo, la trasformazione è stata semplice, sapevo di poter recitare in drag, il vero problema era trovare l’anima del personaggio, la sua bontà estrema e la sua eccessiva innocenza.

Kitten sa fin dall’inizio chi è, ha cioè una idea chiarissima della sua identità, nonostante se la sia inventata. Da attore, riesci a comprenderla? 
 Sai, è la prima volta che mi capita un personaggio che riesce a rimanere invariato per tutto il film, nonostante gliene capitino di tutti i colori. In genere assistiamo sempre a un arco drammatico piuttosto chiaro, ma Kitten da questo punto di vista è unica: è sempre la stessa mentre tutto intorno a lei cambia. Ha un aspetto molto “candido”, anche nel senso letterario dell’opera di Voltaire. Sicuramente ognuno di noi si è sentito come lei a volte, un disadattato che ama con troppa facilità e che con altrettanta facilità viene ferito. Ma io non sono come lei. Non sono forte come lei. Kitten, se ci pensi bene, è fortissima. Nulla ma smuove dalle sue convinzioni.

L’innocenza di Kitten è a tratti commuovente. Tuttavia non credi che la sua filosofia di “non prendere le cose troppo sul serio” possa venire interpretata come un atto di disimpegno e ignavia in un mondo così pieno di tragedie?
Affatto. Kitten è perfettamente consapevole di cosa stia succedendo nell’Irlanda del Nord. Semplicemente, usa la sua innocenza come un meccanismo di difesa di fronte alla brutalità e al dolore di una simile situazione. E così facendo, non fa che sottolineare l’assurdità di quanto sta accadendo intorno a lei.

In questo film appari completamente innocente e indifeso, ma sei divenuto famoso grazie a da due ruoli cattivissimi in Batman Begins e Red Eye.
Già, ma non posso certo controllare come vengono distribuiti i film. A dire il vero ho girato Breakfast on Pluto tra Batman e Red Eye. Del resto, si può davvero pianificare una carriera? Non credo. Io preferisco concentrami sulla scelta di buoni ruoli che mi diano la possibilità di fare delle ottime interpretazioni.

Tuttavia, sei stato l’antagonista principale di due dei maggiori successi cinematografici americani di questa estate. La tua vita è cambiata?
No, per nulla, anche perché sono stato impegnato su vari set durante tutti questi mesi. Non ho persino partecipato al press junket di Batman Begins. Del resto, quello è un film di Christian Bale, non certo mio. E quando i giornalisti hanno la possibilità di intervistare Morgan Freeman, Michael Caine e Liam Neeson in una volta sola, pensi davvero che siano interessati a parlare con me? Invece posso dirti che ho messo tutto me stesso in Breakfast On Pluto. Il personaggio di Kitten è stato una sfida incredibile. Oltretutto ero un fan sia di Neil Jordan sia di Pat McCabe prima ancora di diventare un attore. Da bravo irlandese, Butcher Boy era uno dei miei libri e film preferiti.

Dopo l’esperienza di 28 giorni dopo, ti sei nuovamente trovato a lavorare con Danny Boyle nel suo imminente film di fantascienza Sunshine [liberamente ispirato al film di Henri-Georges Clouzot Il salario della paura, il film di Boyle è ambientato in un futuro in cui il sole sta morendo e l’ultima speranza dell’umanità è rappresentata da un gruppo di 8 astronauti che, a bordo dell’astronave Icarus II, deve scaricare una bomba nel cuore del sole per scatenare una scissione nucleare].
Se una collaborazione è funzionata bene in passato, perché non riprovarci? Guarda ad esempio Stephen Rea che ha fatto 9 film con Neil Jordan! Personalmente avverto un grande legame di confidenza e comprensione con Danny Boyle, e mi faceva piacere tornare a lavorare non solo con lui, ma anche con il resto del gruppo di 28 giorni dopo, dallo sceneggiatore Alex Garland al produttore Andrew Macdonald. Detto questo, i due progetti sono diversissimi. Il primo era un piccolo film horror a bassissimo budget, questo è un vero e proprio film di fantascienza con tute spaziali e via dicendo!

Sei anche uno dei protagonisti del nuovo film di Ken Loach, The Wind That Shakes the Barley.
Si tratta ancora una volta, per Loach, di un film politico [il cui titolo è curiosamente tratto dal nome di una canzone, come per Breakfast On Pluto]. Parla di una famiglia irlandese che resta sconvolta quando due fratelli si arruolano nelle unità di guerriglia che combatterono l’esercito britannico negli anni 1919 – 1921.  E’ un film sulla guerra anglo-irlandese e sulla successiva guerra civile che ha insanguinato il mio Paese. Io interpreto uno dei due fratelli ma non ho ancora visto nulla. Ken Loach non ti mostra mai niente. Fino alla fine non sai neppure se comparirai nel film o meno…