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Che triste l'Iliade Americana

Delude 'Troy' il kolossal più atteso dell'anno. Imbarazzante il confronto con l'opera di Omero e ancora più deprimente la rappresentazione dei personaggi. Un polpettone soporifero senza guizzi.

Troy

12.04.2007 - Autore: Arthur Pang
Troy di Wolfgang Petersen con Brad Pitt, Eric Bana, Orlando Bloom e Diane Kruger   Difficile trovare un aggettivo per definire questo tanto atteso kolossal hollywoodiano. Il più adatto forse ci viene suggerito da un anziano signore seduto in prima fila, che al primo cartello dei titoli di coda si alza, prende la sua roba e con un sorriso amaro si gira verso di noi e dice 'vergognoso'.   Una vergogna. Per tanti, infiniti motivi. Il primo, il più evidente, il più imbarazzante, è il confronto con l'opera a cui il film si ispira. Non una sola, ma tre opere. L'Iliade, l'Odissea e perché no, anche l'Eneide. Un po' di tutto insomma. Un po' di qua, un po' di là, basta buttare dentro tutto ciò che fa spettacolo. Spettacolo, questo è l'unico obbiettivo. E anche un giovane amante di cinema come me che ha letto i due poemi omerici e quello di Virgilio dieci anni fa a scuola, e ne ha una conoscenza elementare, si rivolta nel vedere tanta scempiaggine, tante stupide invenzioni, nel vedere morire Agamennone per mano di Briseide nell'assalto a Troia.   Ma del confronto con Omero ci sembra inutile parlare. Ci sembra un'offesa troppo grande. Si può quasi giustificare che questo film abbia cercato una strada narrativa sua, visto il risultato ci sembra anche meglio che l'abbia fatto. Ma quel che più ci è rimasto sulla bocca dello stomaco, perché questo polpettone di tre ore è anche lento e soporifero, è la ignobile rappresentazione dei suoi personaggi. Il tempo e la leggenda hanno reso mitici i protagonisti dei poemi omerici. Ulisse, Achille, Ettore, Agamennone, Elena. La nostra immaginazione va oltre le sembianze fisiche di questi uomini, li crede degli eroi, li immagina immortali, quasi come gli dei che li proteggono.   E vedere Achille sempre nudo, abbronzato, unto, che manifesta tutta la sua ira in balzi alla Matrix ci deprime, ci rende insopportabile uno dei più grandi attori di questo periodo. Achille diventa un sex-simbol ossessionato dalle donne invece che dalla sua ira, mentre Ulisse, la sintesi dell'intelligenza e dell'astuzia diventa 'un marpione da banda di quartiere' (P. D'Agostini). Paride e Elena sembrano usciti dalla peggior puntata di Cento Vetrine. Incapaci di parlare, incapaci di agire, sembrano non interessarsi minimamente al fatto che la guerra di Troia l'abbiano scatenata loro. E anche questo fatto, il rapimento di Elena, la geniale invenzione che la più leggendaria delle guerre nasca dall'offesa di una donna, diventa fiction, sembra una stupida trovata. Crolla un mito. Ma solo per un secondo. Poi la nostra immaginazione torna a quello che si ricorda, cancella tutta questa vergogna.   Probabilmente la visione di questo film sarà utile a molti perché la voglia di riprendere in mano i poemi omerici è tanta. Credo mi avvicinerò alla libreria un pochino imbarazzato, quasi fosse anche colpa mia che qualcuno si sia inventato questo inutile, volgare, multi-miliardario spettacolo.   Chiudo quest'articolo con un'ultima considerazione. Il grande e forse odioso Agamennone, ossessionato dalla forza di Achille, ossessionato dalla conquista, dall'impresa che riecheggia nel tempo è forse il più incredibile e squallido personaggio che la storia del cinema ci abbia mai raccontato. Perdonate tanta cattiveria nei confronti di questo film mal girato, mal recitato, mal sceneggiato, mal musicato e mal fotografato ma un tale porcheria che incasserà centinaia di miliardi se la merita tutta.