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B.B. e il cormorano

L'esordio alla regia del giovane attore Edoardo Gabbriellini (il protagonista di Ovosodo) sorprende un po' tutti, tanto da diventare un evento al Festival di Cannes.

B.B. e il Cormorano

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
Nella testa di Mario scorrono immagini sfocate, la grana è quella del Super 8, l'ambientazione è New York, i ponti, le Torri, il Crysler: come dire il paradiso. Ma quando Mario Bugs Bunny per gli amici- apre gli occhi, si ritrova al Cormorano, un fatiscente residence sul mare, un blocco di cemento bianco con una grossa torre marrone. Mario è un idraulico, e dovrà passare l'estate lì, svitare tubi, aggiustare l'impianto, racimolare un po' di soldi per comprare il suo sogno: un biglietto aereo, destinazione New York, dove diventare un musicista underground.   Un tempo, al Cormorano, giocavano i bambini fascisti. Ora ci sono gli sfollati, relitti umani abbandonati a se stessi. C'è Gaia, cameriera epilettica e volubile. Il professore che parla solo con il suo ermellino. Nevio, il padrone del residence, ha intenzione di cacciarli tutti per recuperare il residence e trasformarlo in un luogo di villeggiatura per ricchi turisti stranieri. Con lui c'è la sua compagna, Gabriella, interpretata da una solare Selen, pornostar pentita.   Le giornate al residence passano senza grossi scossoni. Mario inizia una romantica amicizia con Gaia (ottima la prestazione di Carolina Felline) finché l'arrivo di Piero, lo zio di Mario, mette in crisi il suo sistema di valori. Viene dall'America, Piero, o almeno così dice. E presto quello che un tempo era il mito di Mario, si trasforma in un truffaldino e meschino "piccolo uomo", finché Mario capirà che forse, l'America, è meglio cercarla dentro se stessi.   L'aspettativa nei confronti dell'esordio di Gabbriellini, presentato a Cannes nella Settimana Internazione della Critica, rischia di mischiare un po' le carte. Il film, pur essendo un buon esordio, è un prodotto in bilico. Da una parte c'è una attenzione e una cura particolare per le inquadrature, l'ambientazione, che riesce a trasmettere la solitudine e la malinconia desolante della periferia. Dall'altra però, il film va avanti in modo piatto, come se vagasse alla ricerca di una sceneggiatura, di un'evoluzione. Perché, dopo un ottimo set up, la storia non parte. E' un film di atmosfere, di personaggi, di sentimenti sfumati. Gabbriellini non racconta un mondo, ce lo illustra. L'impressione è che il regista abbia qualcosa da dire, ma che ancora non abbia trovato il modo migliore per farlo. Ma per questo c'è sempre tempo, e non resta che aspettare.