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Anni '70: le grandi maschere perdono campo

Nel corso degli anni '70 si assiste alla 'sconfitta' della generazione dei rampanti, degli intellettuali, dei gaglioffi del periodo d'oro.

Risi

28.12.2000 - Autore: Adriano Ercolani
La grande stagione della \"commedia all\'italiana\" termina verso la metà degli anni \'70, e lo fa in maniera vistosamente decadente, nel senso letterario del termine: gli ultimi suoi capolavori sono infatti veri e propri \"drammi travestiti\", dove la risata spesso scaturisce dalla malinconia, dal sarcasmo, se non addirittura da momenti davvero dolenti. Non che questa sia una vera e propria novità per il filone: tutti i più grandi prodotti contenevano un risvolto inquietante e triste. La novità sta nel fatto che adesso il gioco al massacro dei personaggi e delle maschere che indossano si fa esplicito, scoperto, spesso elemento narrativo portante della stessa vicenda. Prendiamo l\'ultimo, grande capolavoro di Dino Risi, Profumo di Donna (1974): dietro la farsesca vicenda del vecchio militare cieco e del giovane, inesperto aiutante, in realtà vengono esplorati argomenti come la vecchiaia, la solitudine, l\'emarginazione, la malattia. Alla fine il tentato suicidio di Gassman trasforma tutta la storia in un cupo dramma, metaforico commiato funebre del grande periodo dei leoni della commedia. Il film che probabilmente testimonia la sconfitta della generazione dei rampanti, degli intellettuali, dei gaglioffi del periodo d\'oro, è senza dubbio C\'eravamo Tanto Amati (1974), prima grande affermazione di Ettore Scola, non a caso sceneggiatore di alcuni tra i film più amari e caustici del decennio precedente. L\'affresco generazionale sui quattro amici, che parte dall\'immediato dopoguerra fino ad arrivare allinizio degli anni \'70, risulta essere unelegia malinconica, triste, piena di rimpianti nei confronti dello stile di vita, delle illusioni e delle ideologie dell\'epoca passata. Non è un caso se ad interpretarlo sono proprio ex-paladini della commedia come Gassman e Manfredi, come la Sandrelli, la Ralli o il grande Aldo Fabrizi, icone ormai svuotate e perciò tanto più tragiche. Laltro grande fenomeno che caratterizza il modo di fare commedia negli anni 70 è lo svilupparsi del cosiddetto filone boccaccesco, o meglio quella serie di film ridanciani, artigianali, vagamente erotici, se vogliamo ingenui e volgarotti, che hanno comunque caratterizzato la produzione della seconda metà del decennio e i primi anni del successivo. Attori che sono pure maschere (tra i quali comunque si sono distinti validi caratteristi come Lino Banfi o Renzo Montagnani), storie usate come canovacci della Commedia dellArte (vero e proprio referente alto di questo fenomeno), velocità estrema nelle riprese e nella produzione: questi i tratti principali di quello che possiamo chiamare anche un sotto-filone, ma di cui non si può tenere conto. I vari studenti alla ricerca del sesso, i padri arricchiti e alla ricerca di avventura quanto i figli, le insegnanti sempre mezze vestite, le gags sempre uguali, la fattura quasi dilettantesca delle opere, sono comunque una testimonianza imprescindibile del cinema italiano di trentanni fa. In questo periodo vogliamo anche segnalare quello che oseremmo chiamare il caso Moretti, o meglio il fraintendimento della critica che ha visto nel giovane autore di Io Sono un Autarchico (1977) ed Ecce Bombo (1978) un nuovo, moderno esponente della tradizione della commedia.  
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