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Cinquanta sfumature di grigio: sesso e humour per un successo annunciato

Arriva in sala l'adattamento del best-seller internazionale di E.L. James: tra erotismo e sentimenti, la formula perfetta per San Valentino

Cinquanta sfumature di grigio

14.02.2015 - Autore: Marco Triolo
Le note languide di “Crazy in Love” di Beyonce hanno scandito la calata di “Cinquanta sfumature di grigio” nella coscienza collettiva con ritmo lento ma risoluto. La pop-star americana ha eseguito una cover del suo stesso singolo di successo appositamente per il film di Sam Taylor-Johnson, mettendoci tutto il suo torbido fascino di icona dalla voce sexy, tanto per ribadire come anche il film, tratto dal primo della trilogia best-seller (più di cento milioni di copie vendute), avrebbe navigato sulle stesse parole chiave: “languido”, “torbido”, “sexy”. Un blockbuster erotico annunciato, costruito su misura per titillare le fantasie sopite delle lettrici (e dei lettori) e incassare i milioni strombazzando con orgoglio la sua natura di film proibito. Eppure è proprio la pochissima quantità di sesso, pratiche sadomaso (centrali alla trama) e scene “bollenti” a saltare subito all'occhio.

“Cinquanta sfumature di grigio” è un film molto più casto del romanzo originale, ma non poteva essere altrimenti. La scrittura della James indugiava su dettagli espliciti, indagava luoghi nascosti che al cinema appartengono non soltanto al porno, ma anche a certe opere d'autore volutamente provocatorie come, ad esempio, l'ultimo Von Trier. Qui ovviamente siamo lontanissimi da “Nymphomaniac”, ci troviamo proprio su un altro piano, in un altro campo da gioco e campionato. Qui non si è cercato di produrre un porno d'autore ma un film sentimentale pensato sin dall'inizio per le masse e per essere dato in pasto ad esse in tempo per San Valentino.

E non si può dare certamente torto ai produttori – il team di “The Social Network” composto da Dana Brunetti e Michael De Luca, scelti dalla James in persona – perché questo doveva essere. E per quello che è, e lo scopo che intende raggiungere, “Cinquanta sfumature di grigio” non è nemmeno male: per i primi due atti è sorretto da un senso dell'umorismo sottile e costante, che ne puntella i momenti più imbarazzanti, nel senso di scrittura e svolte di trama più che di dettagli piccanti. Un umorismo fornito in dosi massicce soprattutto da Dakota Johnson, bella di una bellezza molto più “comune” di tante attrici pescate direttamente dalle agenzie di moda che in un ruolo così sarebbero risultate legnose e stucchevoli. Lei invece dà il suo meglio, è ironica, affascinante quando serve, proietta intelligenza. Jamie Dornan è molto più limitato da un personaggio abbastanza piatto e settato per tutto il tempo in modalità “bel tenebroso”, ma comunque non ne esce con le ossa rotte. Dal punto di vista del casting, dunque, ci siamo.

Quello che farà invece sorridere gli spettatori estranei al culto della saga, o semplicemente più smaliziati, è la goffaggine con cui il film tenta di nascondere la sua natura smaccata di romantic drama con solo un elemento esotico in più tanto per dare pepe alla ricetta. Sotto sotto, anzi neanche tanto sotto, “Cinquanta sfumature di grigio” è l'ennesima variazione sul tema del “complesso della crocerossina”: Christian Grey non è un depravato, ma solo un cucciolo ferito in attesa che l'amore lo salvi. Si vede qui la grande contraddizione del film (e del romanzo): per essere una storia che tenta di non giudicare i “passatempi” di Grey, è ben attenta a dare al protagonista un passato tragico che li giustifichi agli occhi degli spettatori più benpensanti. Tutto rientra, insomma, nella norma della morale comune.

Il finale lascia furbescamente tutto in sospeso, dando per scontati i sequel. Un cliffhanger anche troppo tronco, che non lascia il tempo di metabolizzare tutte le cose che Anastasia e Christian si sono detti e fatti nei precedenti dieci minuti. Eppure è impossibile negargli un certo fascino brutale e dispotico, proprio come il protagonista. “Vi ho portati fin qui, vi ho tenuti in pugno e adesso decido io quando lasciarvi e come”. Poteva andare molto peggio.
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