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Viaggio in paradiso - La nostra recensione

Un convincente Mel Gibson in un western contemporaneo tra violenza e umorismo

Viaggio in paradiso - Mel Gibson

01.06.2012 - Autore: Marco Triolo
C'era una volta Mel Gibson, un attore dal repertorio limitato ma dall'innata capacità di bucare lo schermo e farci sorridere o anche ridere di gusto in mezzo a sparatorie e pestaggi di inaudita violenza. C'era una volta e c'è ancora. Perché al di là delle polemiche sulle sue gaffe private, al di là di una carriera registica altalenante (il cui punto più elevato resta “Braveheart”) e di una d'attore che ultimamente si è un po' arenata, Gibson quel non-so-che non l'ha ancora perso.

Viaggio in paradiso recensione Mel Gibson - Una scena del film
Guardate una clip esclusiva del film

Viaggio in paradiso”, debutto alla regia di Adrian Grunberg, regista della seconda unità di “Apocalypto” e “Fuori controllo”, sta lì a dimostrarlo: nei panni di uno scavezzacollo ormai non più troppo giovane, in fuga dalle autorità americane e braccato da quelle messicane, Gibson sfodera tutto il suo charme da cattivo ragazzo, ritagliandosi un ruolo perfetto all'interno di un film scritto proprio da lui (insieme a Grunberg e Stacy Perskie).

Buona parte del film è ambientata nel “Pueblito”, un carcere fittizio situato a Tijuana, appena al di là del confine con gli Stati Uniti. Più che una prigione, El Pueblito è una città in miniatura, con tanto di negozi, stanze in affitto, lavori, caste sociali. Il cattivone del film, il gangster Javi (Daniel Giménez Cacho), vive in un attico che domina tutto e tutti e i prigionieri lo servono senza fiatare. In questo ambiente si insinua la scheggia anarchica Gibson, che rimette tutto in discussione, salva la vita a un ragazzino (Kevin Hernandez) e fa giustizia a modo suo. Praticamente la struttura di un western – viene in mente ad esempio “Per un pugno di dollari” – un riferimento che diviene sempre più esplicito mano a mano che il film avanza tra sparatorie, doppi giochi e un senso di sfiducia nei confronti dell'autorità, corrotta e peggiore degli stessi criminali.

Viaggio in paradiso recensione Mel Gibson - Gibson con Kevin Hernandez

L'unico limite del film sta in una fotografia digitale un po' sorpassata, che appiattisce il look del film, minando anche gli sforzi di una regia a tratti interessante. Sembra di vedere un film per la TV, e infatti in USA è uscito direttamente in home video. Un passo indietro pericoloso per Gibson, che però ce la mette tutta e per questo merita rispetto.

Viaggio in paradiso” è distribuito in Italia da Eagle Pictures. Qui trovate il trailer.