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Vanessa Redgrave, il ruggito politico del Leone d'Oro alla carriera

Incontro con la star e regista, che racconta il suo passato e la sua battaglia a favore dei rifugiati nel documentario Sea Sorrow

Vanessa Redgrave

29.08.2018 - Autore: Marco Triolo
Si divide tra inglese e italiano Vanessa Redgrave, giunta al Lido per ritirare il Leone d'Oro alla carriera. La sua fama di persona dal temperamento severo la precede: c'è un certo timore strisciante tra la platea che la accoglie, la silenziosa preoccupazione di fare una domanda sbagliata. E in effetti lei non le manda a dire, confutando interpretazioni di momenti salienti della sua vita e arrivando quasi a dare lei la parola ai giornalisti.
 
Molto spazio viene dato a Sea Sorrow, il recente documentario sui rifugiati che ha segnato il suo debutto alla regia a 80 anni. “Ho a cuore questa situazione terribile. Sono fatti non conosciuti da tanta gente. Sono lieta che un produttore italiano, Franco Zuliani di Ubu, abbia deciso di distribuire il nostro film”.
 
Redgrave ricorda come lei stessa sia stata, da bambina, una rifugiata in patria. “All'epoca della guerra, quando avevo 4 anni, centinaia di migliaia di bambini di Londra vennero fatti evacuare in campagna. I bambini e le persone inglesi divennero dei rifugiati nel loro Paese”. E continua: “Ero consapevole della guerra e volevo aiutare il mio Paese, volevo combattere su una nave come mio padre e i miei zii. Così indossavo stivali gomma e una latta per cappello, mi appoggiavo sulla spalla un ramo come fucile, pronta in caso i tedeschi avessero attaccato”.
 
La star spiega anche come mai abbia rifiutato, nel 1999, il titolo di Dama. Non per protestare contro la famiglia reale inglese, che lei rispetta, ma contro il governo. “Non è la Regina a offrire un'onorificenza a un artista, ma il primo ministro. E io non avrei mai accettato un'onorificenza da Tony Blair, che aveva portato la nostra nazione in guerra sulla base di una bugia”.