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Ultimatum alla terra: "Keanu barada nikto"

L'esistenza degli alieni, i problemi ecologici, le nuove sfide della politica e l'annoso problema, prettamente cinematografico, del confronto di un sequel con l'originale. Sono stati questi i temi che hanno caratterizzato la conferenza stampa romana di Keanu Reeves e del regista Scott Derrickson per "Ultimatum alla terra"

Keanu Reeves

02.12.2008 - Autore: Andrea D'Addio
Roma 1 Dicembre- “Sì, credo negli alieni”. Non poteva che affermare così Keanu Reeves, sbarcato a Roma per presentare assieme al regista Scott Derrickson Ultimatum alla terra”, remake dell’omonimo capolavoro di Robert Wise del 1951.
Dopotutto per un attore che ha fatto del cinema di fantascienza la sua seconda casa (“Johnny Mnemonic”, la trilogia di “Matrix” e, appunto, "Ultimatum alla terra”),  mostrarsi come una persona  particolarmente razionale spegnerebbe subito qualsiasi tipo di  fantasia e mistero, due componenti che aumentano sempre il fascino di una star presso il pubblico femminile. Che Keanu sia un tipo piuttosto criptico è comunque cosa nota: dal nome hawaiano, nonostante lui sia canadese, che significa “fresca brezza della montagna”, al vociferato, e sempre smentito, matrimonio gay con il discografico David Geffen, passando per le tante presentazioni di film in questi anni, in giro per il mondo, sempre caratterizzate da risposte laconiche, spesso veri e propri aforismi che i giornalisti di volta in volta si scervellano ad interpretare. Non ama sbottonarsi Keanu, e così sappiamo già in partenza che tre frasi o più per ogni risposta saranno tanto di guadagnato. Al contrario, il regista Scott Derrickson, capelli lunghi a spazzola tirati all’indietro, è un tipo piuttosto loquace…

Sequel di un grande classico. Quale il rapporto con gli elementi iconografici dell’originale?
Scott Derrickson: Sono quattro gli elementi cardine del film di Wise: la nave spaziale, la tuta, il personaggio di Gort e la famosa frase "Klaatu, Barada, Nikto!". Sapevo di dovermi confrontare con delle componenti che hanno segnato l’immaginario collettivo sia di ieri che di oggi e che, soprattutto all’epoca, rivestirono anche un significato molto progressista. Il mio compito è stato quello di cercare di aggiornarli mantenendo quello spirito. Se un tempo era il pericolo nucleare, ora il grande rischio di distruzione della Terra proviene dalla nostra incapacità di fermare quel processo distruttivo che l’assenza di cultura ecologica ha innescato.

Keanu Reeves: Posso parlare solo del mio personaggio. Avevo visto il film da ragazzino e l’ho rivisto parecchie altre volte prima di iniziare le riprese di questo film. Il mio personaggio è diverso rispetto all’originale. Lì iniziava come un umano e finiva alieno, qui all’inizio è completamente fuori dalle dinamiche di socialità terrestri e progressivamente diventa a poco a poco più umano.

L’aspetto religioso si affaccia più volte nel film. Che valore ha?

Scott Derrickson: Purtroppo negli ultimi decenni negli States la religione è diventata quasi proprietà del pensiero di destra, quasi che siano coincidenti. Ho cercato di realizzare un film ricco di spiritualità e simboli religiosi che al contempo si pongono in contrapposizione all’establishment governativo di questi anni, soprattutto con quanti hanno deciso la strategia delle guerre in Medio oriente.

Keanu Reeves: La religione cristiana è insita nel modo stesso di raccontare di noi occidentali. A volte più, a volte meno, comunque c’è sempre una lettura religiosa dietro ad ogni film, compreso questo.

Abbiamo bisogno degli alieni per capire che il nostro mondo sta morendo?

Keanu Reeves: Penso che la Terra se la cavi benissimo già da sola nel farci capire che si sono raggiunti i limiti. Gli sbalzi climatici ne sono una prova. Mi auguro che fra cinquant’anni si faccia un altro remake di Ultimatum alla terra, in cui il problema di cui gli alieni si fanno portavoce sia un altro. Dopotutto noi umani in momenti di estrema crisi riusciamo, anche a costo di sacrifici, sempre a trovare una soluzione.
Nel film il riferimento politico è il segretario di difesa e non il Presidente. Una scelta dettata dal fatto che sapevate che il film sarebbe uscito poco dopo le elezioni?

Scott Derrickson: Sapevamo che la data di uscita sarebbe stata nell’intervallo tra le elezioni e l’insediamento e che quindi ci sarebbe stato entusiasmo da parte della gente nel vedere il nuovo Presidente all’opera. Immettendo il segretario di Stato siamo stati più liberi di far muovere un personaggio e non fargli ricadere sopra aspettative che non sarebbero state funzionali al film
 Keanu Reeves: Il Presidente è un’idea, ci bastava che fosse evocato, non aveva necessità di apparire.

Si finisce con un po’ di botta e risposta con Keanu Reeves…

Keanu, si è mai sentito un alieno?

Keanu Reeves: Solo quando andai per la prima volta alla nuova scuola superiore

Ma ci crede almeno negli alieni?
Keanu Reeves: L’universo è così grande che non posso credere che non ci sia nessun altro oltre a noi. E credo anche negli Ufo. Molti miei amici mi hanno assicurato di averli visti, perché non dovrei fidarmi di ciò che dicono?

I suoi film di fantascienza preferiti?
Keanu Reeves: Vado sul classico: 2001 Odissea nello spazio, Star wars, Blade Runner, Solaris di Tarkovsky

Si sente intrappolato in ruoli sempre così enigmatici, spesso di fantascienza?
Keanu Reeves: Se è una gabbia, è una bellissima gabbia

Se il suo alieno si trovasse davanti alla Casa Bianca di Barack Obama, che gli direbbe?
Keanu Reeves: Mantieni le promesse e buona fortuna 



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