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Trash: viaggio nel Brasile al cinema

Il thriller esotico di Stephen Daldry, tra paesaggi da cartolina, disagio urbano e corruzione, ci spinge a un excursus sui film ambientati a Rio e dintorni

20.11.2014 - Autore: Marco Triolo
Dicesi “cinema cartolina” quel genere di film che sceglie come ambientazione un posto esotico e, anziché tentare di scovarne i lati più interessanti e giocare con le aspettative del pubblico, si adagia sugli scorci più famosi e i luoghi comuni per andare sul sicuro. Trash di Stephen Daldry non evita del tutto quest'ultima categoria ma lo fa volutamente, riuscendo nella rara impresa di giocare con le aspettative proprio mescolando i luoghi comuni di Rio de Janeiro con un'anarchia di fondo che ce li fa apprezzare da un punto di vista tutto nuovo.

Perché Trash è coloratissimo: Daldry sceglie di intingere ogni fotogramma nella variegata ed esplosiva tavolozza di colori della metropoli brasiliana, un caos di forme e volti che riproduce in maniera perfetta ciò che chiunque potrebbe percepire facendosi un breve giro per le strade di Rio e anche quello che il normale turista non potrebbe mai percepire, intento come sarebbe a evitare accuratamente le favelas. Eppure è il contesto a fare la differenza: quando, anziché una rom-com con Julia Roberts, i colori sgargianti di Rio fanno da sfondo a un action-thriller dalle implicazioni parecchio oscure, il contrasto è tale da rendere il tutto fresco e funzionale.
 
E poi Daldry sceglie saggiamente di mescolare il più possibile le location, passando dalla bellezza di una spiaggia incontaminata alla discarica in cui una discreta parte del film è ambientata. Al centro i volti di tre ragazzini (Rickson Teves, Eduardo Luis e Gabriel Weinstein) scavati, sporchi e ipnotici: una volta saliti a bordo della loro avventura – che nasce per caso ma presto diventa una vera e propria crociata per la verità – è impossibile non prenderli in simpatia e seguirli fino all'inferno. Sono loro la bussola morale del film e la bilancia che permette di legare insieme paesaggi così opposti, creando un amalgama che sintetizza alla perfezione le disparità che affliggono il Brasile di oggi, ma lo rendono allo stesso tempo un luogo così affascinante e “cinematografico”.

 
Certo, non è la prima volta che il cinema occidentale invade il Brasile. Trash è una produzione britannica, girata per sembrare un film americano dal budget elevato (sono stati fatti paragoni con lo stile di Michael Bay e la definizione non è sbagliata). E, anche se la vera Hollywood si è già accorta del potenziale, solitamente tende a sfruttare Rio e il Brasile solo nella prima categoria che abbiamo elencato all'inizio del pezzo, ovvero il cinema cartolina: ecco che L'incredibile Hulk ha scelto Rio perché serviva un posto esotico e suggestivo dove ambientare il ritorno in scena di Bruce Banner. Dunque, favelas, riprese aeree, caos e povertà, tutte cose che sicuramente hanno avuto il loro impatto sul pubblico americano, abituato a vedere il resto del mondo come un luogo nebuloso in cui si aggirano i draghi. 
 
Ecco Fast & Furious 5, in cui a risaltare devono essere le macchine e l'azione, e il resto fa solo da sfondo alle acrobazie di Vin Diesel e compagni. Ecco, ancora, The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1 e la luna di miele tra Bella e il vampiro Edward. E che dire di Orchidea selvaggia, cult trash-erotico con Mickey Rourke, girato a Rio e Bahia? Il caso più rappresentativo della filosofia cartolinesca, tra scene di sesso patinate e bei fondali. Ma c'è un film ancora più eclatante perché ha fatto rischiare un incidente diplomatico: Turistas, horror diretto da John Stockwell sulla falsariga di Hostel, in cui un gruppo di turisti americani incontra grossi guai durante una gita in Brasile. Il film è stato bandito in Brasile e il protagonista Josh Duhamel è arrivato a scusarsi al popolo brasiliano in TV, nel corso del Tonight Show with Jay Leno.

 
Chi cerca un ritratto meno stereotipato del Brasile farà meglio a dirottare sul cinema brasiliano. Tropa del elite – Gli squadroni della morte, e il suo sequel Tropa de elite 2 – Il nemico è un altro (dal regista del nuovo RoboCop, José Padilha), sono due action efficacissimi incentrati sul lato più cupo del Paese, quello della criminalità dilagante. E poi c'è City of God di Fernando Meirelles, che è anche un chiaro punto di riferimento di Trash: umorismo e personaggi indimenticabili, ironia e violenza per raccontare le favelas non dal punto di vista degli occidentali invasori, ma da quello di chi là dentro, in quel purgatorio in terra, ci vive.

In uscita il 27 novembre, Trash è distribuito in Italia da Universal Pictures.