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Torna in sala Un americano a Parigi: tutte le curiosità sul capolavoro restaurato di Vincent Minnelli

Un classico senza tempo che celebra un importante anniversario, e rinnova la magia che fu con i numeri di danza di Gene Kelly

07.06.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
1951-2016: sono 65 anni che Un americano a Parigi di Vincent Minnelli fa parte della Storia del Cinema moderno. Vincitore di sei Premi Oscar e considerato dall’American Film Institute tra i Cento Film Americani più importanti della storia, il grande classico restaurato ritorna in sala grazie alla distribuzione Cinema di Valerio de Paolis a partire da giovedì 9 giugno. E con lui la divertente e affascinante storia dell'americano Jerry Mulligan, rimasto in Francia alla fine della guerra per dipingere e abbordato da una ricca e attempata americana (Nina Foch), che si innamora della giovane commessa interpretata da Leslie Caron.



Protagonista assoluto, come noto, un Gene Kelly in particolare stato di grazia. Come anche le indimenticabili musiche di George Gershwin. Tutti elementi che, insieme alla regia di Minnelli, seppero costruire non solo un capolavoro del cinema, ma un'opera  d’arte. Perle indimenticabili come Our Love Is Here To Stay, S’Wonderful, Embraceable You, Stairway To Paradise, I Got Rhythm e balletti studiati in scenografie che richiamavano i grandi quadri impressionisti (Renoir e Monet soprattutto) e Toulouse-Lautrec sono alcuni dei motivi per rivederlo - oggi e sempre - oltre al fatto che "Sessant’anni anni dopo la sua realizzazione, Un Americano a Parigi ha conservato la sua forza e la sua bellezza restando un fiore all’occhiello della commedia musical", come disse nel 2011 il critico di Critikat Raphaël Le Toux-Lungo.
 
Molto nasce dall'amore per la capitale francese che lo stesso Gershwin dichiarava e che lo portò a lavorare al suo American in Paris nel 1928, durante una vacanza parigina (nella quale conobbe anche l'impresario russo Sergei Diaghilev che gli propose di dare forma di balletto al suo lavoro, mettendo di fatto le basi per l'adattatamento del pezzo per la colonna sonora del film). Ma sono molte le curiosità relative al film, tra le quali è un piacere perdersi…



Come accennato, le sequenze dei vari balletti traggono diretta ispirazione da alcuni importanti pittori impressionisti, che rivivono negli stili scelti dalla costumista Irene Sharaff: Raoul Dufy (Place de la Concorde), Edouard Manet (il mercato dei fiori), Maurice Utrillo (una strada parigina), Henri Rousseau (la fiera), Vincent van Gogh (Place de l'Opera) e Henri de Toulouse-Lautrec (il Moulin Rouge, sequenza nella quale vennero usate 25 diverse tonalità di giallo!).

Gli sfondi di questi balletti richiesero circa sei settimane per essere costruiti, e il lavoro ininterrotto di 30 pittori. Solo per la sequenza finale di ballo, di ben 17 minuti, ci volle inoltre un intero mese di riprese… e mezzo milione di dollari. Un famoso pittore, per altro, venne ingaggiato per creare i quadri messi in vendita in strada da Gene Kelly.

Proprio Kelly, oltre al suo impegno di attore, dovette di fatto sostituire Minnelli alla regia (per la sequenza di 'Embraceable You' e altre) quando questi era 'distratto' dalle questioni legate al suo divorzio da Judy Garland e dagli altri suoi progetti. Come il Papà diventa nonno (1951) per cui persino si interruppe la produzione tra il 1 novembre 1950 e il 6 dicembre successivo.

Forse anche per questo il film resta uno dei Musical preferiti dello stesso Gene Kelly, che all'epoca ebbe l'idea di proiettare Scarpette rosse (1948) ai funzionari della MGM per convincerli a produrre di nuovo un film di ballo.

Incredibilmente negli ultimi 20 minuti del film non viene proferita alcuna parola!



Prima di Gene Kelly si era pensato a un'altra leggenda del genere, Fred Astaire. Ma il trasporto di Kelly per il balletto ne fece la scelta ideale. Di tutt'altro tipo i motivi che invece portarono alla scelta di Leslie Caron - al suo debutto - in sostituzione di Cyd Charisse scopertasi incinta durante la pre-produzione.

La Caron non aveva mai visto un film di Gene Kelly, né sapeva chi lui fosse, prima dello screen test di Parigi che li mise di fronte. Gene, in realtà l'aveva scoperta durante una vacanza nella Ville Lumiere in un balletto cui assistette. Evidentemente decise che era lei la persona giusta per dare al film quel tocco di "reale" del quale era convinto avesse bisogno.

La francese - che aveva sofferto di malnutrizione durante la Seconda Guerra Mondiale - patì particolarmente la fatica e i ritmi della produzione statunitense costringendosi a lavorare solo a giorni alterni.

I suoi abiti per il film vennero in gran parte presi da quelli di Elizabeth Taylor in Il padre della sposa (1950).

Eppure a suo dire fu la sequenza iniziale di ballo, quella con una sedia (diretta da Gene Kelly), a risvegliare le attenzioni e le critiche di alcuni censori.



La sequenza 'onirica' di Oscar Levant sarebbe invece un omaggio a Buster Keaton. Specificatamente a quella di apertura di Il teatro (1921), nella quale Keaton impersonava tutti i membri della banda e sul palco oltre a tutti gli spettatori presenti.

Nonostante il titolo e l'ambientazione, solo due riprese vennero effettuate realmente a Parigi. Ed entrambe senza Gene Kelly, che voleva fortemente che il film venisse realizzato 'on location' e non negli studi californiani della MGM, dove invece furono allestiti ben 44 set (scelta dettata alla produzione dalle difficoltà che un viaggio tanto lungo e per tante persone avrebbe comportato).