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Top Ten: Lo chiamavano Terence Hill

La star di Trinità compie settantacinque anni: ne ricordiamo i ruoli più leggendari

Lo chiamavano Trinità

28.03.2014 - Autore: Marco Triolo
Per tutti è Terence Hill, ma l'idolo di generazioni di italiani nasce il 29 marzo 1939 a Venezia, con il nome di Mario Girotti. Le sue origini non tradiscano, però: la sua prima lingua è il tedesco, perché il piccolo Mario (figlio di un italiano, originario di Amelia, in Umbria, e di una madre tedesca) si trasferisce subito dai nonni materni in Sassonia, sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1944 torna in Italia, ma l'imprinting è teutonico – e infatti i suoi primi successi nel western li avrebbe ottenuti in Germania.

Il 29 marzo, Terence Hill compie settantacinque anni: una vita dedicata interamente al cinema e, negli ultimi anni, alla TV, con l'enorme successo di Don Matteo. Per l'occasione, ne abbiamo voluto ricordare i ruoli più leggendari.



Dio perdona... io no! (1967)
Il ruolo spartiacque, quello che ne lanciò la stella in Italia, nonché il primo incontro con il futuro compagno inseparabile di avventure Bud Spencer. Dio perdona... io no! è anche il primo episodio di una trilogia western firmata da Giuseppe Colizzi (gli altri due sono I quattro dell'Ave Maria e La collina degli stivali). Spaghetti western tutti d'un pezzo e molto più seri dell'era Trinità, ma comunque indimenticabili, soprattutto grazie alla regia del compianto Colizzi, morto troppo presto nel 1978. Curiosità: Hill interpreta un personaggio chiamato Cat Stevens!



Lo chiamavano Trinità (1970)
Dopo i film di Colizzi, la coppia ormai rodata Spencer-Hill abbandona la serietà e, sotto l'accorta regia di Enzo Barboni (in arte E.B. Clucher), mescola western e commedia con enorme successo (uno dei rari casi nella storia del cinema) in Lo chiamavano Trinità. È l'inizio di un'era: la comicità del duo, molto improntata sul fisico e meno sui dialoghi, nasce qui e si svilupperà poi nei film successivi, compreso il sequel ...continuavano a chiamarlo Trinità.



Il mio nome è Nessuno (1973)
Prodotto da Sergio Leone e diretto da Tonino Valerii (anche se Leone ha diretto alcune sequenze), Il mio nome è Nessuno è un interessante ibrido tra lo stile dei western di Leone e quello della saga di Trinità. Ma c'è di più: Hill recita accanto all'icona Henry Fonda, viene messo nel mezzo anche il Mucchio Selvaggio, si cita Sam Peckinpah e in generale tira aria da crepuscolo del West. Tutto ciò fa di Il mio nome è Nessuno un piccolo capolavoro dell'ultima epoca spaghetti western.



...altrimenti ci arrabbiamo! (1974)
Il coro, il killer Paganini (che non ripete), le Dune Buggy, la musica dei fratelli De Angelis, la gara a birra e salsicce, la rissa finale tra i palloncini. Le idee visive e di sceneggiatura di ...altrimenti ci arrabbiamo! sarebbero bastate per due film, ma sono tutte mescolate ad arte in quello che, dopo Trinità, è forse il film più noto della coppia Spencer-Hill. E a ragione.



Mister Miliardo (1977)
Primo tentativo di Terence Hill di sfondare in USA, Mister Miliardo di Jonathan Kaplan vede l'attore nei panni dell'erede italiano di un miliardario americano, in corsa contro il tempo per arrivare in California prima che il denaro finisca nelle mani dell'esecutore testamentario. Un'avventura divertente, in cui Hill dimostra di avere carisma anche al di fuori dell'Italia. Peccato che la sua carriera in America non sarebbe mai decollata.



La bandera – Marcia o muori (1977)
Circondato da un cast che include Gene Hackman, Catherine Deneuve, Max Von Sydow e Ian Holm, in La bandera – Marcia o muori Hill interpreta Marco Segrain, soldato della Legione Straniera guidato dal Maggiore Foster (Hackman) in una battaglia campale contro una tribù araba, offesa perché un gruppo di archeologi, difesi dalla Legione, ne hanno violato un antico luogo di sepoltura. Secondo tentativo dell'attore di sfondare sul mercato internazionale, stavolta prodotto da Jerry Bruckheimer.



I due superpiedi quasi piatti (1977)
Un altro classico assoluto della filmografia Spencer-Hill: I due superpiedi quasi piatti, diretto ancora da Enzo Barboni, racconta di due ex ladruncoli che, per un equivoco, si arruolano nel corpo di polizia di Miami. Indimenticabili: la rapina all'ufficio di reclutamento, le portiere dell'auto di pattuglia, la gag del sordo e dello storpio, le turiste russe. Il film fu quasi completamente girato a Miami e, durante le riprese, per poco i due attori non furono arrestati. La polizia di Miami li aveva scambiati per falsi poliziotti, perché la produzione non aveva specificato quando e dove si sarebbe girato il film...



Poliziotto superpiù (1980)
Erroneamente scambiato per un altro episodio americano della carriera solista di Hill, Poliziotto superpiù è in realtà italianissimo: è diretto dal grande Sergio Corbucci, girato ancora a Miami, e vede Hill affiancato da una leggenda come Ernest Borgnine. La storia mescola la collaudata ricetta della filmografia di Terence Hill con i fumetti dei supereroi americani. Nello stesso periodo, anche Bud Spencer si era affacciato al fantastico con Uno sceriffo extraterrestre... poco extra e molto terrestre.



Non c'è due senza quattro (1984)
La fase crepuscolare dell'era Spencer-Hill si sarebbe conclusa nel 1985 con il blando Miami Supercops. L'anno prima, però, ebbe un ultimo picco con Non c'è due senza quattro, in cui gli attori interpretano i sosia di due fratelli miliardari brasiliani, ingaggiati per scoprire chi li voglia morti. Nel gran finale, i quattro sono costretti a lavorare insieme per fermare i cattivi e Bud e Terence hanno di che divertirsi, giocando con il contrasto tra le due coppie di personaggi.



Renegade, un osso troppo duro (1987)
Fuori tempo massimo, ma con grande convinzione e voglia di spaccare ancora, Enzo Barboni e Terence Hill si alleano un'ultima volta in Renegade, un osso troppo duro. Hill recita accanto al figlio adottivo Ross, scomparso tragicamente tre anni dopo in un incidente d'auto. La trama vede Luke (Hill) accorrere per aiutare Matt (Ross Hill), figlio di un amico, a prendere possesso di un terreno di sua proprietà. A ostacolarli c'è Henry Lawson (il grande Robert Vaughn), losco affarista che vorrebbe il terreno per sé. Non manca una comunità di mormoni che omaggia apertamente quella di Trinità, chiudendo di fatto il cerchio e un'era prolifica nella carriera dell'attore.