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Top Ten: Gian Maria Volonté, i film da non perdere al Bif&st

Il Festival di Bari dedica una retrospettiva all'attore, a vent'anni dalla scomparsa

Bif&st - Gian Maria Volonté

09.04.2014 - Autore: Marco Triolo
A vent'anni dalla scomparsa di Gian Maria Volonté, il Bif&st – Bari International Film Festival dedica una retrospettiva a quello che è fuor di dubbio uno dei più grandi attori italiani della storia. Un talento realmente internazionale, uno di quei rari interpreti italiani capaci di calarsi completamente in ruoli sempre diversi l'uno dall'altro. Dal western al noir, fino al cinema di impegno civile, il suo talento ha attraversato quasi quarant'anni del nostro cinema lasciando sempre a bocca aperta. Con l'occasione, abbiamo scelto i dieci ruoli secondo noi più rappresentativi della sua filmografia.



Per qualche dollaro in più (1965)
Sergio Leone volle Gian Maria Volonté nei suoi primi due western, Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più. Ma è il ruolo dell'Indio, spietato e imprevedibile villain con cui ha un conto in sospeso il colonnello Douglas Mortimer (Lee Van Cleef) nel secondo dei due film a colpire maggiormente. Certo, Per un pugno di dollari è un film migliore, ma il suo sequel è ancora troppo sottovalutato e il duello finale, girato al ritmo di un carillon che esprime da solo il desiderio di vendetta di Mortimer, è un classico.



Quien sabe? (1966)
Dopo Leone, è Damiano Damiani a scritturare l'attore in un western. Solo che Damiani è uno dei futuri giganti del cinema di denuncia, e Quien sabe? non è da meno: ascritto – ma la cosa è dibattuta – al genere degli Zapata Western, che raccontano la rivoluzione messicana, Quien sabe? vede Volonté nei panni del bandito El Chuncho, che ruba le armi all'esercito per rivenderle ai rivoluzionari. Quien sabe? è più di un western, è un film d'impegno che si conclude apertamente con un messaggio di eguaglianza sociale a tutti i costi. E Volonté è carisma allo stato puro dall'inizio al beffardo finale.



Banditi a Milano (1968)
Passata l'epoca western arriva il noir, per la regia di un altro grande del cinema poliziesco e di impegno civile, Carlo Lizzani. Qui Volonté si scontra con Tomas Milian, altro “reduce” del western che si stava facendo strada nel genere che lo avrebbe reso ancora più amato. Ispirato a una storia vera, quella della rapina al Banco di Napoli in largo Zandonai effettuata dalla banda Cavallero, che insanguinò Milano nell'autunno del 1967, un procedural teso ed appassionante, con annessa lotta di bravura tra due interpreti nati per i rispettivi ruoli – Milian in quello del commissario, Volonté in quello del carismatico Cavallero, ex attivista comunista diventato criminale.



Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)
Il ruolo di una vita. Quando il capo dell'ufficio politico della questura, un gelido burocrate senza nome interpretato da Volonté, grida “La repressione è civiltà” durante il suo discorso di insediamento, un brivido corre lungo la schiena ripensando a quello che sarebbe accaduto nel corso dei seguenti anni Settanta in Italia. Ma il messaggio del film di Elio Petri è universale e senza tempo: peggio ancora dell'impunità del potere c'è il cieco servilismo nei confronti di chi lo detiene. Oscar per il miglior film straniero.



Uomini contro (1970)
Ispirato al romanzo Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu, Uomini contro è un film apertamente pacifista che costò al regista Francesco Rosi una denuncia per vilipendio dell'esercito. Gian Maria Volonté interpreta il tenente Ottolenghi, ufficiale dell'esercito italiano nella Prima Guerra Mondiale, disilluso e dalle idee socialiste, che spesso si oppone agli ordini dei superiori. L'attore, ancora una volta, rimane impresso con un personaggio memorabilmente “contro” (e lo dice lo stesso titolo!). In pochi anni, Volonté fece il poker, lavorando con Damiani, Lizzani, Petri e Rosi, i “fantastici quattro” del cinema impegnato.



I senza nome (1970)
Una rapina milionaria, una banda di professionisti, gli immancabili tradimenti. Il noir secondo Jean-Pierre Melville, ovvero nella sua forma più pura ed eccitante. Un trio di interpreti di livello internazionale – oltre a Volonté anche Alain Delon e Yves Montand – per un film che ancora oggi è considerato uno dei migliori del regista e del polar francese.



Sacco e Vanzetti (1971)
Sempre più calato nel suo ruolo di attore d'impegno civile, Volonté accetta di interpretare Bartolomeo Vanzetti nel biopic di Giuliano Montaldo dedicato ai due anarchici italiani accusati in USA di un attentato che non avevano commesso e condannati a morte solamente per dare un esempio. Un film che ha segnato una generazione, anche grazie al brano Here's to You, scritto da Ennio Morricone e interpretato da Joan Baez.



La classe operaia va in paradiso (1971)
Volonté torna a collaborare con Elio Petri in La classe operaia va in paradiso, nel quale interpreta l'operaio Ludovico “Lulù” Massa, stakanovista che un giorno, dopo aver perso un dito sul lavoro, si “risveglia” e inizia a lottare contro i padroni, alienandosi infine sindacati, movimento studentesco e colleghi. Un film duro per un'epoca dura, che non esita a puntare il dito contro tutto e tutti, denunciando l'alienazione degli operai che, causa i turni di lavoro massacranti, finivano per non avere alcuna vita al di fuori della fabbrica. Grand Prix al Festival di Cannes nel 1972, ex aequo con Il caso Mattei. Volonté, protagonista di entrambi, ricevette una menzione speciale.



Il caso Mattei (1972)
Ancora per Francesco Rosi, ancora in un ruolo epocale. Quello di Enrico Mattei, presidente dell'ENI, dalla sua ascesa all'attentato aereo che lo stroncò nel 1962. Il caso Mattei è un biopic percorso da un'energia rara, ritratto in movimento di un uomo bigger than life, mosso da ambizioni che andavano ben oltre la gloria e l'arricchimento personale. Geniale e avveniristico il modo in cui Rosi fonde fiction e ricostruzione documentaristica, mettendosi in scena in prima persona mentre tenta di spiegare le motivazioni di Mattei e di chiarire il mistero della sua morte. Grand Prix al Festival di Cannes.



Cristo si è fermato a Eboli (1979)
Dal romanzo di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli racconta la storia vera dello scrittore, condannato al confino in Lucania all'epoca del regime fascista. Francesco Rosi regala ancora una volta a Gian Maria Volonté l'occasione di dimostrare la sua capacità di mimesi: l'attore si cala perfettamente nel ruolo di Levi così come già fatto per Mattei e Vanzetti. Per lui un contrappasso sicuramente doloroso, dato che il padre fu arrestato (e morì in carcere) perché appartenente alla Brigata Nera di Chivasso e colpevole di aver ucciso alcuni partigiani. Bafta come miglior film straniero.

Film.it è al Bifest di Bari dal 5 al 12 aprile. Qui il sito ufficiale dell'evento.