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Top Five: Oltre i limiti

Esce "127 Ore", e noi vi raccontiamo cinque tra i più testardi e avventati superuomini (e donne) della storia del cinema, tra sfide impossibili e imprese disumane

Point Break - Keanu Reeves e Patrick Swayze

25.02.2011 - Autore: Marco Triolo
Con “127 Ore”, Danny Boyle ci regala l'ultimo di una lunga serie di personaggi drogati di adrenalina, convinti di poter fare tutto da soli senza l'aiuto del prossimo: degli individualisti, degli egocentrici avventati, dei veri e propri supereroi senza superpoteri. Questo era Aaron Ralston, prima della disavventura che lo tenne imprigionato per cinque lunghi giorni sotto un masso. Nel segnalarvi la nostra recensione dell'ottimo film di Boyle, vediamo, allora, cinque personaggi impegnati in altrettante sfide contro se stessi e i limiti umani: sfide da vincere o perdere rigorosamente senza l'aiuto esterno.

Linda Hamilton in Terminator 2

5. Sarah Connor, “Terminator 2”
Quando la incontriamo per la prima volta all'inizio di “Terminator 2”, capiamo subito che questa non è più la Sarah Connor del primo capitolo. Possente, risoluta, spietata, lucida: è diventata una vera e propria condottiera, e anche se tutto il mondo la crede pazza e le dà contro, lei porta avanti la sua crociata senza mai guardarsi indietro e senza esitare. D'altra parte, se c'è da impedire il Giorno del Giudizio, non ci sono molte altre alternative a una condotta fredda e marziale, che rischia anche di minare i rapporti col figlio John. Ma questa è la guerra.

Primo piano di Emile Hirsch da Into the Wild

4. Christopher McCandless, “Into the Wild”
Altra storia dolorosamente vera, quella di Christopher McCandless (Emile Hirsch) è una presa di coscienza che arrivò a sconvolgere lo stile di vita di questo giovane studente universitario, che, abbandonato tutto, iniziò un lungo viaggio per l'America destinato a terminare in Alaska. Convinto di poter fare a meno della corrotta civiltà moderna, Christopher bruciò il proprio denaro e cambiò nome in Alexander Supertramp, prima di realizzare che la vera felicità è tale solo quando condivisa. Una consapevolezza raggiungibile solo dopo aver perso tutto.

Keanu Reeves e Patrick Swayze in Point Break

3. Bodhi, “Point Break”
Sappiamo già quali saranno le vostre obiezioni: Bodhi (Patrick Swayze, immenso nel ruolo) si circonda di una gang di surfisti e dell'amico/rivale Johnny Utah (Keanu Reeves). Dunque, a un primo sguardo, non sembrerebbe un individualista. Ma in realtà tutta questa “sovrastruttura umana” è solo un fatto di comodo, utile a raggiungere lo scopo finale. Che in fondo è, ed è sempre stato, quello di arrivare a una spiaggia in Australia, e alla tempesta del cinquantennio. Una sfida dalla quale è praticamente impossibile uscire vivi, ma poco importa: ciò che conta è accettarla.

Leonardo DiCaprio è Howard Hughes

2. Howard Hughes, “The Aviator”
Pilota, inventore, avventuriero, regista, produttore: il leggendario Howard Hughes fu tutto questo e molto altro. Martin Scorsese lo racconta con trasporto, anche grazie alla performance di Leonardo DiCaprio. Guardando il film, non si può fare a meno di pensare che sia esagerato, che persone così non esistano nella realtà: ma tutto accadde davvero. Campione ostinato delle sfide impossibili (dopo aver completato il suo primo film, “Gli angeli dell'inferno”, decise di rigirarlo in versione sonora; battè il record del giro del mondo in aeroplano, completandolo in quattro giorni), Hughes finì per soccombere alla sindrome compulsivo-ossessiva, e terminò la sua vita come un recluso in preda alla paranoia. Ma che viaggio!

Klaus Kinski con gli indigeni in Fitzcarraldo

1. Brian Sweeney Fitzgerald, “Fitzcarraldo”
Fitzcarraldo” può a buon diritto essere considerato una delle più grandi imprese nella storia del cinema: è risaputo che la sequenza in cui gli indigeni, guidati da Fitzcarraldo (Klaus Kinski), trascinano la nave su una collina tra due affluenti del Rio delle Amazzoni, è stata girata realmente. E non poteva essere altrimenti: come sarebbe possibile raccontare l'odissea di un uomo determinato a sfidare la natura portando a termine un'impresa titanica e folle, se non riprendendo tutto dal vero? Fitzcarraldo si fa alter ego del regista Herzog, e la sua megalomania – che nasce per altro da un ideale nobile: costruire un teatro dell'opera nella minuscola città peruviana in cui vive – è sottolineata alla perfezione dallo sguardo spiritato di un Kinski mai così intenso.


Vi ricordiamo che "127 Ore" è distribuito in Italia dalla 20th Century Fox

Per saperne di più
Il trailer del film
Dietro le quinte
La recensione di 127 ore