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Top Five: Mutante è bello

In occasione dell'uscita di "X-Men: L'inizio", diamo uno sguardo ai cinque usi più cool di un potere mutante nella saga cinematografica degli Uomini X

X-Men: Conflitto finale - Rebecca Romijn, Ian McKellen, Aaron Stanford

10.06.2011 - Autore: Marco Triolo
“La mutazione è la chiave della nostra evoluzione. Ci ha consentito di evolverci da organismi monocellulari a specie dominante sul pianeta. Questo processo è lento e normalmente richiede migliaia e migliaia di anni. Ma ogni qualche centinaio di millenni, l'evoluzione fa un balzo in avanti...".

Con queste parole, pronunciate da Patrick Stewart, si apriva l'originale “X-Men” di Bryan Singer. Parole che idealmente hanno accompagnato tutta la saga fumettistica e cinematografica nata sulle pagine degli albi Marvel negli anni Sessanta, ma che non rendono giustizia a un concetto fondamentale: i poteri mutanti saranno pure il risultato di un noioso processo di selezione genetica, ma sono anche terribilmente divertenti! Scopriamo quanto in questa nostra Top Five dedicata all'uscita di “X-Men: L'inizio” (qui la nostra recensione): ecco a voi gli usi più cool di un potere mutante...

Patrick Stewart è il professor Xavier

5. Fermi tutti, da “X-Men 2”
Essendo mutanti in un mondo che odia i mutanti, è sempre meglio mantenere un basso profilo. Così, quando durante una visita guidata al museo, un piccolo alterco si trasforma in una poco auspicabile vetrina per i poteri di Pyro (Aaron Stanford) e l'Uomo Ghiaccio (Shawn Ashmore), a Xavier (Patrick Stewart) non resta che fermare tutto... letteralmente! Grazie alla telepatia, riesce a bloccare istantaneamente tutti i visitatori del museo come quando si preme pausa sul lettore DVD. Il trucco – realizzato grazie a una squadra di mimi – è talmente gustoso che Singer lo riutilizza nel finale, quando gli X-Men fanno visita al presidente, in una sequenza quasi onirica.

Wolverine si scontra con Mystica

4. Wolverine contro Wolverine, da “X-Men”
Mystica (Rebecca Romijn) è una dei mutanti con il potere più intrinsecamente cool di tutti: il fatto che sia una bomba sexy oltre che una mutaforma agilissima la rende un personaggio indimenticabile. Uno dei suoi momenti di gloria è il duello con Wolverine (Hugh Jackman) alla fine del primo “X-Men”. La formula l'abbiamo già vista altre volte: gli altri X-Men non sanno chi sia quello vero e chi la copia, e per questo non possono intervenire nel duello. La messa in scena, evidentemente influenzata da “Matrix”, gioca molto su questa ambiguità e porta a casa un combattimento coi fiocchi. Se non puoi batterli, diventa loro.

Lo strabiliante potere di Multiple Man

3. Il tranello di Multiple Man, da “X-Men: Conflitto finale”
Nonostante il terzo “X-Men diretto da Brett Ratner sia in buona parte deludente, ha i suoi momenti. Come ad esempio questa scena così diligentemente pensata e messa in pratica da farci dimenticare per un attimo l'assenza di Bryan Singer. Quando l'esercito scopre le coordinate del nascondiglio di Magneto (Ian McKellen) e della sua Confraternita, manda una squadra di uomini scelti a tendere loro un'imboscata. Peccato che i militari stessi siano oggetto di un geniale tranello: il capannello di persone radunate nel bosco viene rapidamente assorbito in un'unica figura, che si rivela essere Multiple Man (Eric Dane), un nome, un programma. Impossibile soffocare uno spontaneo gridolino di stupore!

Nightcrawler incontra il presidente

2. L'irruzione di Nightcrawler nella Casa Bianca, da “X-Men 2”
Se “X-Men 2” è da considerarsi un po' il manuale su come realizzare un sequel, la sequenza iniziale con l'irruzione di Nightcrawler (Alan Cumming) nella Casa Bianca è l'esempio di come aprire con il botto un blockbuster, catturando istantaneamente l'attenzione degli spettatori. La scena è diretta, montata e coreografata divinamente, e in più è accompagnata alla perfezione dal “Dies Irae” di Mozart. E' fantastico vedere il disorientamento sui volti degli uomini della sicurezza, che non riescono mai a capire da che parte arrivi il mutante teleporta. Il momento clou è quando il presidente e i suoi uomini, asseragliati nell'ufficio ovale, sentono i passi di Nightcrawler al piano di sopra: il loro stupore è impagabile.

Magneto solleva la guardia dal suo incarico

1. L'evasione di Magneto, da “X-Men 2”
Prendete il terrorista mutante signore dei metalli e rinchiudetelo in una prigione di plastica: sarà impossibile per lui sfuggire, giusto? Sbagliato: grazie all'aiuto di Mystica, che seduce una delle guardie e le inietta una dose extra di ferro nel sangue, Magneto si costruisce dei comodi proiettili con cui fa fuori i suoi carcerieri e a liberarsi. L'apoteosi cool si raggiunge quando Magneto galleggia verso la libertà su una piattaforma di metallo, mentre due sfere di ferro gli ruotano intorno. McKellen, in quel momento, è gigantesco come un pianeta, è una forza inarrestabile: è il centro dell'universo.

Per saperne di più:
Guardate il trailer di X-Men: L'inizio
Leggete la nostra intervista al regista Matthew Vaughn