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Top Five: Momenti da John Carpenter

Per festeggiare il ritorno del grande regista americano, abbiamo scelto cinque scene leggendarie del suo cinema, da "Fuga da New York" a "Essi vivono"

Essi vivono

31.03.2011 - Autore: Marco Triolo
Prima di avventurarvi nella Top Five, leggete la recensione di “The Ward – Il reparto”

Anti-eroi guerci, creature spaziali mutanti e alieni yuppie, bande criminali efferate, mostri cinesi e serial killer mascherati da William Shatner: questo è l'universo filmico di John Carpenter, forse il più grande regista di cinema fantastico vivente, che ha da poco firmato il suo primo lungometraggio da circa dieci anni a questa parte, “The Ward Il reparto” (Bim distribuzione). Per festeggiare il suo ritorno, abbiamo pensato di ricordare cinque scene leggendarie del suo cinema, cinque “momenti da John Carpenter”.

Russell e Carpenter in una foto dal set

5. Questione di riflessi, da “Grosso guaio a Chinatown”
Quando una bella fanciulla chiama, il vecchio Jack Burton è sempre il primo a rispondere. Perché Jack Burton è nato pronto! E quando, dopo aver salvato Gracie Law e Miao Yin, Jack affronta finalmente il demone cinese Lo Pan, lo mette a tappeto in un batter d'occhio grazie alla sua abilità con il coltello. “Ma come hai fatto?”, gli chiede Gracie. “Questione di riflessi”. Il Burton di “Grosso guaio a Chinatown” è uno dei pezzi da novanta nella galleria di personaggi creati da Carpenter e Kurt Russell, un ruvido camionista che ama atteggiarsi a duro e dispensare perle di saggezza da strada (“Il vecchio Jack Burton guarda il ciclone scatenato proprio nell'occhio e dice: Mena il tuo colpo più duro, amico. Non mi fai paura”), ma alla fine trova il suo lato eroico.

L'agghiacciante infanticidio di Distretto 13

4. La bambina uccisa, da “Distretto 13 – Le brigate della morte”
Una delle scene più celebri e criticate (all’epoca) del cinema di Carpenter è quella dell’omicidio a sangue freddo della bambina a pochi minuti dall’inizio di “Distretto 13”. Una sequenza-lampo ancora oggi brutale per come banalizza un momento così profondamente drammatico, anche se l’effetto è voluto: l’intenzione dell’autore è proprio quella di presentare una Los Angeles in cui il crimine è diventato la normalità. Certo, una normalità aberrante, ma dopo decine, centinaia di omicidi e crimini allucinanti, sarebbe impossibile stupirsi ancora. Tutto questo è convogliato con fredda precisione nella scena in questione, che all’epoca scatenò un putiferio di indignazione. Sorte spesso toccata al grande cinema.

Il ragnaccio in questione

3. La testa-ragno, da “La cosa”
Di mostri al cinema se ne sono visti tanti, ma pochi sono in grado di insinuarsi sotto la pelle provocando un brivido di raggelante terrore come la Cosa dell’omonimo film di Carpenter. E c’è una scena in particolare che ancora oggi, dopo ripetute visioni, è in grado di suscitare un orrore nero come la pece: quella in cui il genio dell’effettista Rob Bottin trasforma una testa umana (o per lo meno, la “replica” di tale testa) in un disgustoso aracnide puntualmente disintegrato dal fuoco di un lanciafiamme. Non attacca i protagonisti, come ci si aspetterebbe, ma la sua sola apparizione è in grado di sconvolgere lo stomaco e tormentare i sogni.

Il beffardo Jena Plissken

2. Jena condanna la terra, da “1997: Fuga da New York”
La collaborazione tra Carpenter e Kurt Russell è uno dei connubi più mitici della storia del cinema, e il suo punto più alto è probabilmente proprio questo, “1997: Fuga da New York”. Una pellicola in cui all’ironia della sceneggiatura si sposa il sorriso sarcastico di un Russell all’apice della sua bravura, impegnato nel ruolo per cui il mondo intero l’avrebbe ricordato. Jena (Snake) Plissken è un anarchico individualista per il quale il “bene comune” non è un motivo sufficiente per sacrificarsi. Per questo, in uno dei finali più beffardi mai concepiti, Plissken distrugge il nastro contenente il segreto della fusione atomica che potrebbe salvare il mondo, dopo aver constatato che la razza umana fa troppo schifo per meritare la salvezza. Che la terra possa pure bruciare, nessuno fa arrabbiare Jena per poi passarla liscia!

Roddy e Keith dopo la rissa

1. La scazzottata, da “Essi vivono”
Ed eccoci arrivati alla vetta della nostra classifica. E’ probabile che ci siano, nella filmografia di Carpenter, episodi migliori di “Essi vivono”, anche se quest’ultimo è un grande classico a volte sottovalutato, tra la fantascienza anni Cinquanta e la disillusione tipica del tardo Carpenter. Ma se c’è una scena che sarà per sempre ricordata del suo cinema, si tratterà probabilmente proprio della lunghissima scazzottata tra Roddy Piper e Keith David, che se le danno di santa ragione per una decina di furiosi, esasperanti, esilaranti minuti. Il primo vuole convincere il secondo a indossare un paio di occhialini che hanno la capacità di mostrare il mondo così com’è, popolato da avidi alieni. Ma poco importa, visto che a un certo punto tutti, personaggi e spettatori, dimenticano le ragioni e si lasciano trasportare semplicemente dalla gloria di una rissa come si deve.

Per saperne di più
The Ward: videointervista a John Carpenter
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