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The Last Days of the City, Il Cairo biondo aspetta la caduta di Mubarak

La capitale egiziana nei giorni pre-rivoluzione fa da tema al documentario presentato al Pesaro Film Fest 2016

The Last Days of the City

The Last Days of the City

07.07.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta) - da Pesaro
Dalla Piazza del Popolo di Pesaro, alla Piazza Tahrir di Il Cairo nei mesi che precedono la caduta di Hosni Mubarak e l’inizio della rivoluzione egiziana. Una sinfonia della città, polverosa, dorata, immersa in una luce gentile e desertica, raccontata da In the Last Days of the City di Tamer El Said presentato in Concorso al Pesaro Film Fest 2016. Il documentario vede il protagonista, il filmmaker Khalid (Khalid Abdalla) che cerca, nell’ordine, di girare un film, mettere in ordine nella sua vita, sentire gli amici sparsi per l’Europa e fuggiti da teatri di guerra arabi e trovare un nuovo appartamento mentre la città si prepara alla sua rivoluzione.

Anche le cose intorno a Khalid cambiano. Il suo agente immobiliare è frustrato dall’incapacità di trovargli un appartamento, sua madre (Zeinab Mostafa) è in ospedale e la sua amata Laila (Laila Samy) sta per lasciare l’Egitto. Queste dinamiche, individuali e collettive vengono raccontate con un registro sperimentale, disconnesso, e quindi molto intimo che ben ci restituisce l’atmosfera di una città e dei suoi cittadini in giorni molto particolari. C’è il tono crepuscolare di un posto che cambierà e che è pronto a lasciare il passo a quel futuro preparato dalla caduta del regime e ai dubbi di un cittadino che pur amando il suo luogo di nascita, lo vede trasformarsi e riflette quindi sulla necessità di separarvisi. Con Khalid, anche i suoi amici cineasti, Bassem (Bassem Fayad) da Beirut, Hassan (Hayder Helo) da Baghdad, e Tarek (Basim Hajar), da Baghdad ma residente a Berlino danno diversi spunti sul rapporto che li lega alla rispettiva patria.

In the Last Days of the City, già presentato al Festival di Berlino del 2016, è un lavoro non facile, tanto il materiale, tante le atmosfere racchiuse in esso, che però ci lascia impressa quella malinconia riflessiva tipica di chi si trova sulla soglia di un cambiamento epocale. É stato prodotto da una co-produzione che ha coinvolto sia l’Egitto che la Germania, grazie a Zawya Distribution e Wolf Kinoq e si sforza molto di mescolare momenti personali a momenti collettivi e storici.

Perché qui il ritmo è quello di una nazione, e di un uomo che si apprestano a vivere le conseguenze di una svolta politica e sociale imminente. E noi spettatori, grazie al film, siamo al fianco del protagonista ad aspettare che la tempesta arrivi, pur essendo immersi in quel presente che alla rivoluzione egiziana ha assegnato un significato diverso da quello profondamente libertario delle sue origini. 
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