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Spiando la mente di Brian De Palma

Passato e presente tra voyeurismo, ossessioni oniriche e partite ai videogame con Spielberg. Film.it intervista il grande regista

Brian De Palma

10.09.2012 - Autore: Pierpaolo Festa
"Il fatto che ci siano tante camere che ci spiano è una cosa che mi affascina. Penso subito ai tizi che stanno dall'altra parte del monitor. Cosa fanno? Cosa succede? Si possono tirare fuori idee interessantissime". Brian De Palma regala a Film.it una dimostrazione di come funziona la sua mente. L'incontro con il regista si svolge a ventiquattro ore dalla presentazione ufficiale di Passion al Festival di Venezia. Da lì a poco il maestro del thriller ricorderà anche il suo passato da venditore di computer: "Io e mio fratello compravamo tutti gli ultimi modelli disponibili sul mercato. Eravamo dei veri esperti. Ho giocato a Pong con Steven Spielberg sul set de Lo squalo. Lui è bravissimo con i videogiochi: ricordo di avergli fatto provare il primo simulatore di volo e ha imparato subito a usarlo da professionista!".

Brian De Palma intervista Passion Scarface Gli intoccabili
De Palma sul set di Passion

Non abbiamo amato il suo ultimo film (qui la nostra recensione), però davanti al regista è difficile togliersi di dosso l'emozione.

Maestro De Palma, Passion è il suo primo film in sei anni. Quanto è stato difficile o frustrante non riuscire a realizzare alcun film in tutto questo tempo?
La verità è che sono sempre al lavoro. Non pensate che giri un film ogni sei anni e per il resto del tempo me ne stia sdraiato sulla spiaggia a guardare partite di football in TV. Il problema è legato anche a Redacted, il mio ultimo film che negli USA è stato una box office bomb. Nessuno lo ha visto. Però non ho mai smesso di lavorare: mi hanno offerto altri film, non volevo farli. Volevo fare i miei.

Riguardo alla dimensione onirica dei suoi film, le capita mai di cercare materiale narrativo nei suoi sogni, un po' come fanno David Lynch e Wes Craven?
Sì, mi sveglio due o tre volte nel bel mezzo della notte e lavoro su idee che ho formulato nei miei sogni. Per Passion, ad esempio, ho capito nei sogni come avrei chiuso il film. Lì ho trovato la mia ultima inquadratura.

E quindi, dorme con un registratore pronto sul comodino?
No, sono solo abbastanza vecchio e mi sveglio un paio di volte ogni notte. Vado a letto pensando a qualcosa e leggendo qualcosa. Poi mi addormento. Quando mi sveglio ci ripenso. I miei sogni sono una saga senza fine. È divertente!

Da un punto di vista narrativo, invece, è più importante avere un buon inizio in un suo film o un buon finale?
Il finale di certo è importantissimo perché l'ultima cosa che l'audience vede è quella che si ricorda di più quando esce dal cinema. Altrettanto importante è stare attenti a non realizzare sequenze iniziali troppo spettacolari. Il rischio è che il resto del film non possa essere all'altezza della sua apertura.

Brian De Palma intervista Passion Scarface Gli intoccabili
John Travolta in Blow Out

C'è un titolo nella sua filmografia che ha particolarmente a cuore?
Non saprei. Forse quelli che non sono stati compresi quando sono usciti: quindi direi Blow Out e Vittime di guerra.

Scarface è un cult. Cosa pensa del fatto che sia un film tanto amato perfino dai veri gangster?
Sapete che all'epoca il film fece infuriare spettatori e critici? E' diventato un cult anni dopo. Per quanto riguarda i gangster non mi stupisco. Penso sia normale, dopotutto è una storia incentrata sulla megalomania.

Riesce a immaginare un remake de Gli intoccabili?
Impossibile. Chi sostituirebbe Sean Connery? Chi rimpiazzerebbe De Niro nei panni di Al Capone? Quei ruoli e quei volti sono diventati iconici. Non possono essere rimpiazzati. Forse riuscirei a immaginare nuovi attori per i personaggi minori, tipo Ryan Gosling per il ruolo di Andy Garcia. Si tratta comunque dello stesso problema di rifare Casablanca: come si fa senza Bogart?

Uno dei suoi ultimi film prodotti da una Major è stato Mission: Impossible. Tom Cruise ha rivelato che avete cominciato a girare senza una sceneggiatura completata. Che ricordi ha di quel set? E' stata dura?
La cosa più importante per me era avere le tre sequenze chiave: l'inizio con la morte del team e Tom che viene accusato, quella del furto dei dati nel quartier generale CIA e il finale sul treno. Capita spesso che gli attori si preoccupino del loro personaggio più di ogni altra cosa e che vogliano anche spiegare troppo le loro azioni nel film. Continuavo a pensare che certe scene toccanti tra Tom e il padre non fossero necessarie. Le abbiamo scritte, ma alla fine non le abbiamo incluse nel film. Non servivano. La cosa più importante erano quelle tre sequenze.

Brian De Palma intervista Passion Scarface Gli intoccabili
Con Tom Cruise sul set di Mission: Impossible

Che idea ha del cinema americano contemporaneo che per essere originale gira al largo dagli Studios?
Penso a quando ho cominciato insieme agli amici Spielberg e Coppola. Volevamo davvero lavorare per gli Studios. Non vedevamo l'ora. Oggi è esattamente il contrario: i nuovi filmmaker vogliono avere libertà e girare con pochi soldi. Vogliono stare alla larga dagli Studios, ma hanno bisogno di tanti anni per realizzare il loro film. Ne conosco tanti: hanno passato i quaranta e girato solo tre o quattro film. A quell'età io ne avevo fatti quindici. Pensate ad esempio a Paul Thomas Anderson: a quaranta anni ha girato solo sei film. Siamo registi, dovremmo dirigere, non stare a pensare. I registi che ammiro girano costantemente.

Frequenta i registi fuori dal set?
Certamente, è una cosa che adoro. L'ho fatto negli anni Settanta e Ottanta e lo faccio ancora oggi a New York. Abbiamo sempre tanto da dire, ci scambiamo opinioni e parliamo di possibili copioni.

Quali sono i registi che segue di più oggi?
Quelli che fanno sempre cose interessanti, e cioè i Fratelli Coen, Paul Thomas Anderson, Wes Anderson e Noah Baumbach.

Prova invidia verso i suoi contemporanei che sono rimasti prolifici?
No, perché anche io, come loro, ho fatto i soldi!

Brian De Palma intervista Passion Scarface Gli intoccabili
Alla première veneziana di Passion insieme a Noomi Rapace e al direttore della Mostra Alberto Barbera

Un'ultima domanda: quanto la perseguita il paragone che fanno tra il suo cinema e Hitchcock?
Be' sono più di quaranta anni che mi fanno questa domanda. Va bene il paragone, il fatto è che spesso tutto viene considerato hitchcockiano, perfino quando un personaggio si nasconde nell'ombra. Non ho mai negato di provare ammirazione per Hitchcock, e la verità è che lo ho studiato così bene che quando sento paragoni troppo gratuiti e infondati, posso arrabbiarmi sul serio.

Passion è attualmente alla ricerca di un distributore in Italia
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Per saperne di più

Il trailer del film
De Palma a Venezia: "Hitchcock? E chi diavolo è?!"

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