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Shyamalan sbaglia il colpo

"E venne il giorno" è davvero il primo lungometraggio del regista realizzato solo per il botteghino, in modo da rinverdire la propria fama e tornare ad ingraziarsi il pubblico?

E venne il giorno

12.06.2008 - Autore: Adriano Ercolani
L’effetto dell’insuccesso commerciale e di critica dell’invece bellissimo “Lady in the Water” (id., 2006) sembra aver avuto come contraccolpo psicologico la necessità, da parte di M. Night Shyamalan, di tornare immediatamente al successo di cassetta, che ha contraddistinto più o meno tutte le sue pellicole dalla sua “esplosione” con “The Sixth Sense – Il sesto senso” (The Sixth Sense, 1999).

Il primo, principale difetto di questo suo nuovo lungometraggio “E venne il giorno” (The Happening, 2008) sembra proprio quello di essere stato ideato e realizzato con eccessiva fretta, giusto per rimettersi subito in carreggiata dopo lo stop subito con il film precedente. Soprattutto la messa in scena, che in tutti gli altri lavori di Shyamalan è sempre stata curatissima fin nei minimi particolari e molto elegante nell’impostazione visiva, qui appare quanto meno affrettata a livello estetico: la regia è piuttosto elementare, mancante di molti dei guizzi che invece hanno impreziosito il suo cinema passato. Per di più il film è montato con eccessiva velocizzazione degli eventi, che non permettono di entrare nella psicologia devastata delle varie personalità e quindi provare angoscia per loro. Certo, un paio di scene sono efficaci, ma per il resto “E venne il giorno” lascia allo spettatore la sgradevole sensazione di assistere ad una sorta di telefilm, una puntata di “ai confini della realtà” estesa alla durata di un’ora e mezzo. 

Oltre alla messa in scena approssimativa, il film di Shyamalan evidenzia poi anche la tendenza del cineasta a lavorare su sceneggiature che continuano sempre più a perdere non solo di originalità, ma anche di funzionalità. Nel caso di quest’ultima fatica la storia inizia in maniera non originale ma tutto sommato accettabile, salvo poi procedere con staticità e senza alcun vero interesse per il motore scatenante, la catastrofe che da inizio al tutto. Più che muoversi verso una possibile soluzione del dramma, il film sembra stare fermo su sé stesso senza procedere, aspettando che succeda qualcosa che sistemi il tutto in maniera arbitraria, così come era iniziato.

Da uno scrittore che in passato si è dimostrato abilissimo costruttore di puzzle ad incastro e sapiente costruttore di atmosfera, un simile copione incastrato sinceramente non ce lo saremmo aspettato. Su tali basi i due protagonisti, Mark Wahlberg ed una Zooey Deschanel per la prma volta fuori parte, certo non hanno potuto esprimere il massimo delle loro potenzialità attoriali.

E venne il giorno” è davvero il primo lungometraggio non riuscito di M. Night Shyamalan, perché apparentemente realizzato con poca cura: si tratta sul serio del primo lavoro veramente “di cassetta” del regista, ovvero tirato fuori soltanto per guadagnare soldi, rinverdire al propria fama, e tornare ad ingraziarsi il pubblico? Se fosse così, questa non sembra certo la strada giusta da percorrere.