NOTIZIE

Showbiz, il doc che racconta la grande bellezza della TV ancora senza distribuzione

Il lavoro di Luca Ferrari proiettato nelle kermesse estive cittadine in attesa che qualcuno si accorga del suo valore

Showbiz

Showbiz

05.07.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Showbiz, documentario di Luca Ferrari presentato in anteprima durante lo scorso Festival di Roma, è stato definito da molti il lato b de La grande bellezza. In effetti, con il lavoro di Paolo Sorrentino ha in comune l’ambientazione romana e il sentimento che lo attraversa; una quieta indulgenza, sorta di tenerezza, nei confronti di chi, lì era una città qui si parla di persone, cerca di rimanere uguale a se stesso e incurante del tempo che passa. 

LEGGI ANCHE: TOP TEN, LA GRANDE BELLEZZA DI ROMA AL CINEMA
 
Tra i due lavori però le similitudini finiscono qui. Anche perché uno ha avuto un successo planetario; l'altro non ha trovato ancora una distribuzione ufficiale. Ed è un peccato. Perché Showbiz, prodotto da Valerio Mastandrea e Kimera Film che la rassegna L’Isola del Cinema ha riproposto all’interno del proprio calendario estivo, è un lavoro interessante che analizza il rapporto tra la società dello spettacolo e la psicologia delle persone che la popolano. Showbiz si sofferma in particolar modo sul mondo delle emittenti private capitoline; universo di nicchia eppure popolato di personaggi e dinamiche interessanti.


Così la macchina a mano di Luca Ferrari sceglie tre protagonisti della televisione su piccola scala, oggi ultra-cinquantenni, il cui successo si è fatto prepotente tra gli anni Ottanta e Novanta, più un altro personaggio che sempre in maniera non centrale ha vissuto una sorta di popolarità. Sono: Riccardo Modesti, guru di Miss Intimo ed ex conduttore di I protagonisti della notte, Massimo Marino, conosciuto per la conduzione di Vivi Roma e il suo girovagare per i night club della capitale, Stefano Natale storico amico di Carlo Verdone al quale quest’ultimo rubò la voce e la personalità per i personaggi di Un sacco bello, e infine Shultz, per anni microfonista del Maurizio Costanzo Show
 
Con loro il regista scopre un segreto in parte decadente, in parte persino di affascinante. Perché la sindrome della quale sembrano soffrire i suoi protagonisti, è quella tipica di chi vive lo scollamento tra la realtà del piccolo schermo, dove tutto rimane perfetto, giovane, privo di ombre, e le regole della vita 'vera'. 
 
Una volta spente le luci del teatro di posa, le difficoltà dettate dall’età che avanza contraddicono l’illusione di poter vivere sempre immersi in un cono di luce televisivo omogeneo e oltremodo duraturo. Malgrado ciò i personaggi di Showbiz continuano a comportarsi come se nulla fosse effettivamente cambiato. O possibile di cambiamento. Si contornano di belle ragazze, nonostante i capelli siano bianchi e quando scelgono di indossare occhiali specchiati, il gesto, più che rispondere a un vezzo, è piuttosto atto necessario a coprire le rughe. Poi ancora li vediamo mentre si fanno compilare ticket sanitari per risolvere gli acciacchi, o temono la paura del ritorno del cancro, come nel caso di Massimo Marino
 
Questi personaggi hanno perso i confini del passato e del loro futuro. Interpretano loro stessi senza concedersi la possibilità di modificarsi e vivono secondo una lotta all'immortalità, simbolica e reale, che il documentario coglie con intelligenza. Silenziato il cinismo, scagionato il giudizio morale, rimane la malinconia. E Riccardo, Massimo, Stefano e Shultz, pur essendo entità un po' paradossali e un po' affannate, ci rimangono dentro. Nella loro battaglia contro il tempo, nel paradosso di vivere, sono tanto, troppo umani.
 
Ed è per questo motivo che Showbiz dovrebbe essere visto in molti luoghi. E non solo come lato b, e non di serie b, della programmazione ufficiale e ordinaria. 

FILM E PERSONE