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Sherlock Holmes tra tradizione e innovazione

L'investigatore più intelligente del mondo ritorna al cinema interpretato da Robert Downey Jr. e diretto da Guy Ritchie. Una versione che mescola la Londra vittoriana a un Holmes agile di cervello e di muscoli. Regalo di Natale 2009.

Prossimamente al cinema: Sherlock Holmes

08.04.2009 - Autore: Nicoletta Gemmi
Sherlock Holmes nasce dalla mente delle scrittore Arthur Conan Doyle. Il cinema si impossessa di lui e non si contano le versioni cinematografiche. Il suo interprete più famoso: Basil Rathbone. Ora, Guy Ritchie ne ha firmato una  nuova versione, che rivoluziona la figura del popolare investigatore: Sherlock Holmes, un cervello fuori dal comune e un uomo d’azione. Nella tradizione Sherlock di rado impugna la pistola, salta giù da una carrozza o corre nella nebbia.

Solitamente opera a livello intellettuale, vestito di tweed, e con un’eleganza priva di sex appeal. Anche il suo collaboratore Watson è un cicciottello sempliciotto che contrasta con il brillante acume di Holmes. Lo Sherlock di Robert Downey Jr. (perfetto per il ruolo, dato che anche lui ha un cervello agilissimo ed è alla costante ricerca di emozioni forti per tenere a freno i demoni interiori) è più dark, più duro, più sfaccettato, disposto a sporcarsi e riempirsi di lividi. Tra un caso e l’altro cade in depressioni tipicamente moderne, si distende sul divano, resta in uno stato di atonia totale, senza farsi la barba, circondato da cumuli di avanzi e tenendo le bollette appese al muro con un coltello da caccia.

"Sherlock Holmes – ha detto Downey Jr. – è l’archetipo del perfezionista tormentato”. La pellicola di Ritchie non è tratta da un unico libro di Doyle, ma mescola diverse vicende. Abolita la frase “Elementare Watson”, abolita la morfina di cui fa abitualmente uso il genio nei romanzi, abolito il cappello da cacciatore di cervi. Entrano: combattimenti a torso nudo e un Watson giovane e bello (Jude Law), non perspicace come Holmes ma nemmeno stupido.