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Rambo III compie 30 anni, come è invecchiato il terzo capitolo della saga di Stallone?

Tra controversie politiche e parodie, Rambo III oggi non ha lo stesso impatto di allora. Ecco perché

Rambo III

25.05.2018 - Autore: Marco Triolo
Nel 1990, Rambo III entra nel Guinness dei primati come film più violento della storia, con 221 atti di violenza, almeno 70 esplosioni e più di 108 morti. Nel 1993, Charlie Sheen combatte con gli orsetti incollati alle mani in Hot Shots 2. Nel 2001, gli attentati dell'11 settembre sconvolgono il mondo intero.
 
Fatti che sembrano non avere nulla in comune ma che, in realtà, sono perfettamente collegati. Ok, non perfettamente collegati, a meno che non siate un complottista, un terrapiattista o Fox Mulder. Però dei legami curiosi ci sono, e fanno del terzo film della saga di Rambo qualcosa di unico nel panorama culturale del ventesimo secolo.

 
Diciamocela tutta: il primo Rambo non si batte. Il secondo, che porta il titolo più iconico nella storia dei titoli italiani (Rambo 2 – La vendetta) e la firma di James Cameron in (parte della) sceneggiatura, è pura exploitation realizzata con enorme maestria, ma cambia totalmente registro rispetto al survival drama del primo. Il terzo si incammina per la stessa strada senza però risultare iconico come i due precedenti, ma è interessante per almeno un dato: l'ambientazione. Se Rambo 2 andava a scoperchiare la bara del Vietnam per punzecchiarne il cadavere con un legnetto acuminato, Rambo III sposta la sua attenzione a un conflitto più attuale. Ovvero la ribellione dei mujaheddin contro le forze sovietiche in Afghanistan. In pratica una scusa per l'ennesimo scontro tra USA e URSS al cinema.
 
Ed è curioso che proprio Sylvester Stallone abbia scelto di partecipare a questo tardivo episodio di guerra fredda cinematografica, visto che tre anni prima, in Rocky IV, aveva cavalcato l'inizio del disgelo tra le due potenze, gridando “Tutto il mondo può cambiare” dopo aver steso Ivan Drago. Rambo III sembra tornare indietro a un'epoca più “innocente”, in cui bastava piazzare qualche sovietico senza volto per portare a casa il film. Certo, qui si parla di una proxy war, ma i cattivi sono innegabilmente russi.

 
Non a caso abbiamo citato l'11 settembre. Rambo III è dedicato al “valoroso popolo afghano” (gira voce che la didascalia sia cambiata e che prima fosse “ai valorosi combattenti mujaheddin”) e ritrae i mujaheddin come una forza positiva in contrasto con i russi invasori. Un'armata che combatte il male in favore della libertà non può non fare appello alle pance degli americani, che hanno la guerra di indipendenza contro gli inglesi marchiata nel loro DNA. Nel finale, sono i mujaheddin a salvare Rambo e Trautman da morte certa, con una carica eroica da vera cavalleria western.
 
Tutte cose gettate fuori dalla finestra dopo l'attacco alle Torri Gemelle. Improvvisamente, i combattenti islamisti provenienti dall'Afghanistan non erano più considerabili eroi. L'America aveva aiutato i mujaheddin a combattere i sovietici e, così facendo, aveva spianato la strada ai talebani, loro nemici giurati. Insomma, Rambo III ha una grande importanza in quanto testimonianza di una mappa politica che ora non esiste più. Anche se i recenti eventi in Medio Oriente la rendono più vicina che mai.

 
Al di là di tutte queste letture politiche, Rambo III resta un discreto film d'azione con sequenze memorabili (Rambo che si cauterizza una ferita con la polvere da sparo è da leggenda). Alla regia c'è Peter MacDonald, un esordiente che però aveva già grande esperienza come regista della seconda unità (ad esempio in Rambo 2). Stallone era ormai talmente gonfio di ego da decidere di licenziare in tronco il regista prescelto, Russell Mulcahy (Highlander), perché aveva scelto degli attori troppo bellocci per interpretare i soldati russi. Le più classiche “divergenze creative” con la motivazione più futile di sempre.
 
Alla fine, però, il risultato è un film che scade lievemente nell'auto-parodia. Tanto che Hot Shots 2 ne prese di peso la trama senza nemmeno bisogno di cambiarla più di tanto per trasformarla in una parodia geniale di tutto il cinema action anni '80. Basti pensare a Richard Crenna, che appare praticamente nello stesso ruolo, quello del mentore che tenta di reclutare l'eroe e poi finisce prigioniero dei cattivi.

 
Uscito il 25 maggio 1988 in USA, Rambo III non riuscì a bissare il successo del precedente sequel. Ma trent'anni dopo una funzione la può svolgere ancora egregiamente: essere la scusa per un recupero della trilogia originale di Rambo. Non fatevi sfuggire l'occasione.