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POSSE - LA LEGGENDA DI JESSIE LEE

POSSE - LA LEGGENDA DI JESSIE LEE

Posse - La leggenda di Jessie Lee

23.07.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti/Massimiliano Gavazzi
Lo potremmo definire uno spaghetti-western all black, introducendo un termine ad hoc per un film che si pone come unico esempio di un insolito meta genere cinematografico. Non si tratterrebbe di un neologismo ma di una semplice espressione che trova a livello strutturale tutte le sue ragioni. In primo luogo per il fatto che la pellicola presenta un cast di interpreti che, salvo rare eccezioni (Stephen Baldwin, Billy Zane), è composta da attori di colore. In secondo luogo perché Mario Van Peebles, figlio del più noto Melvin (Luomo caffellatte), oltre a ricoprire il ruolo di Jessie Lee si è anche impegnato in una regia che strizza locchio più volte al nostro Sergio Leone (espliciti sono i riferimenti a Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto e il cattivo). Non si tratta comunque di un lavoro che non tiene in dovuto conto la tradizione più marcatamente americana del genere: da Gorge Roy Hill (Butch Cassidy) a Sam Peckinpah (Il mucchio selvaggio), da Arthur Penn (Piccolo grande uomo) a John Ford (Ombre rosse, I dannati e gli eroi), la galleria dei cliché è interminabile. Lintreccio narrativo, poi, mostra tutto il suo valore allorché lo si valuta in funzione del grado di coinvolgimento che riesce a produrre. Inseguimenti, duelli al sole, efficaci sparatorie ed una fotografia che viene massimizzata da campi lunghi e piani ravvicinati, panoramiche a schiaffo e veloci carrellate. Lambientazione prende le mosse dalle vicende storiche riguardanti le battaglie cubane durante la guerra ispano-americana. Ma, come ricordano i dati riportati nei titoli di coda, lattenzione è tutta centrata sulle rivendicazioni libertarie delle comunità afro-americane. Ad alcuni è sembrato un lavoro troppo pretenzioso ma allunanimità gli è stato riconosciuto il merito dell originalità.    
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