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Pelé: storia di una leggenda dai campi da calcio al cinema

Da Fuga per la vittoria al biopic Pelé, vi raccontiamo il rapporto tra il Re del Calcio e la settima arte

Pelé

26.05.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Edson Arantes do Nascimento nasce a Três Corações, nello stato brasiliano di Minas Gerais, il 23 ottobre 1940. Cresciuto in povertà – non poteva permettersi nemmeno un pallone ed era costretto a giocare con una calza ripiena di fogli di giornale – ad appena 15 anni inizia a giocare professionalmente e a 17 vince la sua prima Coppa del Mondo con il Brasile. 76 anni dopo, oggi, Pelé è ancora considerato il più grande calciatore di tutti i tempi e un tesoro nazionale in patria.



Il cinema non poteva non celebrare una figura sportiva di tale statura con un biopic, genere che oggi va per la maggiore anche, forse, per tirare le fila di un secolo ora che uno nuovo è iniziato. Pelé, diretto da Jeff e Michael Zimbalist, è un film di produzione americana che esamina gli inizi della leggenda. Leonardo Carvalho e Kevin de Paula interpretano Pelé all'età di 9 e 17 anni, tracciando la genesi della sua carriera sportiva in parallelo con la nascita dell'identità nazionale brasiliana, dopo la perdita contro l'Uruguay allo stadio Maracana nel corso dei mondiali del 1950.

Ma Pelé non è stato solo, passivamente, oggetto di cinema. Ne è stato anche soggetto, protagonista, autore. Il titolo sicuramente più famoso, quello che salta in mente a tutti quando si associano le parole “Pelé” e “cinema” è Fuga per la vittoria, capolavoro sportivo di John Huston che vede il campione interpretare un prigioniero di guerra in un campo di concentramento nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Insieme ai suoi compagni di prigionia, tra cui Michael Caine e un giovane Sylvester Stallone, accetta di sfidare una squadra supportata dal governo tedesco e progetta un piano di fuga rocambolesco da attuarsi nel corso del match. Ma il desiderio di rivalsa e il puro piacere di una bella partita sono troppo forti per rinunciare alla vittoria finale sul campo. Il momento clou è la rovesciata con cui il capitano Luis Fernandez si merità la standing ovation dell'ufficiale nazista Max von Sydow, incapace di contenere l'entusiasmo per quella grande prova sportiva, al di là di ogni pregiudizio sul colore della pelle del giocatore.



Pelé, che aveva già partecipato ad alcuni film in patria, tra cui il drammatico Os Trombadinhas (1979), di cui era anche autore del soggetto, proseguì brevemente la carriera cinematografica. Nel 1983 appare in A Minor Miracle, accanto a quel John Huston che lo aveva diretto in Fuga per la vittoria, nel 1986 scrive e interpreta la commedia Os Trapalhões e o Rei do Futebol. Nel 1987 torna in USA e interpreta se stesso in Hotshot, storia di un calciatore che si rivolge a Pelé per diventare il migliore. Al 1989 risale la sua ultima apparizione come attore, nel film brasiliano Solidão, Uma Linda História de Amor.



Oggi, che di anni ne ha 75, vive con la nuova moglie di trent'anni più giovane, la nippo-brasiliana Marcia Aoki. Nel corso della sua vita ha subito anche delle critiche – per la sua visione politica conservatrice, per non aver riconosciuto alcuni figli nati da relazioni extra-matrimoniali – e forse anche per questo il film si concentra sui suoi primi anni, evitando di indagare troppo sull'uomo e preferendo far emergere il campione. “I due giovani attori che interpretano me da giovane saranno delle vere star, perché hanno provato il loro talento sia sullo schermo che sul campo di calcio”, ha commentato Pelé a proposito dei protagonisti del film, Carvalho e de Paula. Un endorsement di tutto rispetto.