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Ornella Muti al Bif&st: “Ho aspettato 13 anni per lavorare con Scola”

L'attrice a Bari ricorda il grande regista con una capigliatura insolita che fa subito show

Ornella Muti al Bif&st

 Ornella Muti al Bif&st

08.04.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta) - da Bari
La Serafine di Il viaggio di Capitan Fracassa arriva al Teatro Petruzzelli di Bari e porta con sé la propria aria trasognata e allo stesso tempo consapevole. Oltre a una testa turchina con la quale si presenta nel capoluogo pugliese per ricordare il regista scomparso Ettore Scola che la diresse per la prima volta in Il viaggio di Capitan Fracassa nel 1990.

Rispondendo alle domande del giornalista Marco Spagnoli, Ornella Muti ha ricordato come in precedenza lei e Scola si fossero sfiorati per il progetto del film I nuovi mostri nel 1977: “Avrei dovuto già lavorare qualche anno prima per ‘I nuovi mostri’, senonché l’episodio che dovevo interpretare non gli piaceva per cui ho dovuto attendere altri 13 anni prima di poter finalmente essere diretta da lui”.  

Quando la collaborazione artistica effettivamente avviene, succede anche di rimanere affascinati dalla personalità di Scola: “Era un vero maestro – ricorda la Muti - estremamente attento alla recitazione. Quando parlava non sempre capivo se dicesse sul serio, erano i suoi occhi a dire la verità. E non perdeva mai la pazienza, almeno non platealmente; se c’era qualcosa che non andava, si limitava a una frase secca che arrivava subito a destinazione. Ettore Scola è sicuramente uno dei registi con i quali mi sono trovata meglio, insieme a Marco Ferreri, Citto Maselli, Carlo Verdone e Volker Schlöndorff. Quando ci siamo conosciuti, Ettore disegnava sempre, faceva le mie caricature che conservo ancora gelosamente”.
 
Nella conversazione c’è poi spazio anche per ricordare altre icone del cinema italiano celebrate quest’anno alla settima edizione del Bif&st.

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Di Marcello Mastroianni, conosciuto sul set di Giallo napoletano nel 1979 dice: “Un uomo dolcissimo, bellissimo, divertente, sereno, speciale, calmo e paziente come pochi”. E allora, dopo il racconto degli altri c'è persino un momento dedicato all'autoriflessione personale: “Non volevo fare l’attrice, ero timidissima, facevo fatica anche solo ad attraversare la strada o chiedere un bicchiere d’acqua al bar. Pensavo sarei diventata una ballerina di danza classica, o la scienziata nucleare o la maestra d’asilo. Sennonché un giorno accompagnai mia sorella ad un provino per un film di Damiano Damiani e presero invece me, avevo appena 14 anni…".

Una lunga strada di attrice e di persona insomma, perché a vederla così, mentre porta con orgoglio una tinta blu acceso sembra davvero impossibile attribuirle un carattere da ‘basso profilo’.