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Nevrotici e tragici

Nevrotici e tragici

Berlino

23.04.2001 - Autore: Beatrice Rutiloni
I NEVROTICI   Lossessione dell\'\"Ultimo bacio\" da Shakespeare a Muccino, colpisce tutti. La paura e la fuga, il senso del bilico di chi si regge sulle punte per non cadere nello strapiombo delletà matura (per poi capire, magari, che lo attende un soffice materasso e non una tomba, ma questo è un altro discorso), la sindrome di Peter Pan che stermina famiglie ancor prima di crearle: stando ai dati, ma qui parliamo di malattie tipicamente italiane, il mammismo colpisce oltre il sessanta per cento dei giovani che hanno trentanni, tenendoli stretti alle note sottane fino al momento in cui sono costretti, per qualche contingenza molto esterna e da loro incontrollabile (una gravidanza inaspettata è lideale), a far i conti con qualche responsabilità. E giù crisi (legittime, per carità, siamo nellera della cultura elevata!). E la storia de Lultimo bacio il film italiano campione dincassi con cui Gabriele Muccino si è guadagnato il David di Donatello come migliore regista, una delle forme di poesia contemporanea meglio riuscita, una specie di piatto in apparenza semplice che svela unarte consapevole e sotterranea, e si attacca irresistibilmente agli animi. La chiave de Lultimo bacio è proprio il senso spietato della fuga, il cedimento alla tentazione che promette di liberare da una situazione in qualche modo stabile, cosa che comporta una certa ambivalenza: quando non cè si cerca, quando cè si sfugge, e poi si rimpiange e si tenta di recuperare con tutto un corollario di sensi di colpa, ansie del poteva andare meglio e timori del futuro. E se Stefano Accorsi vive un incosciente ed estremo addio al celibato fitto di movimenti dellanimo degni di una tempesta perfetta, in unaltra pellicola italiana, \"Amarsi può darsi\" dAlberto Taraglio, attualmente nelle sale, la coscienza pinocchiesca di Claudio Santamaria si autoprocura un processo sospeso tra realtà e fantasia, vedendosi accusato dal giudice del fallimento del suo matrimonio con Claudia Gerini, sua partner nel film. Un rewind in chiave ironica di una storia damore in cui, anche qui, il protagonista fugge, tradisce, scappa e ritorna, teme la paternità e alla fine riversa tutta la colpa del divorzio su di sé. Più sofisticata la soluzione di Iaia Forte e Tommaso Ragno in \"Chimera\", lultimo film di Pappi Corsicato, un coltissimo melò-lounge, intriso datmosfere cocktail e di un gusto per il vivere tipicamente anni sessanta. Per risolvere la crisi (o mettere fine al rapporto?) i due inscenano una specie di role playing impersonando se stessi, come se fossero ancora innamorati, nel loro vissuto di coppia felice, ignorando una verità che è ben visibile, ma che nessuno dei due vuole stare a sentire.   I TRAGICI   Tensione potente, drammi antichi e moderni. Questo è forse il tipo di romanticismo più classico, quello che lascia lamaro in bocca, dove tutto non si risolve e cè un certo senso presente del destino che gioca le carte in luogo nostro. Arturo Ripstein in \"Asi es la vida, presentato alla scorsa edizione del festival di Cannes, ha trapiantato la Medea in digitale, ambientandola nei sobborghi di Città del Messico, facendoci così rivivere la tragedia greca più classica. Con tanto di coro (dalla televisione spuntano ogni tanto Anselmo Fuentes e i suoi ragazzi che con chitarre e maracas ricordano alla povera Julia la sua sorte dabbandonata dal marito); con una madrina buona o comare che dir si voglia (la zia zitella che accudisce e si prende cura della donna e dei suoi due figli, ma che comunque non è abbastanza presente da evitare la strage finale, morale: il destino fa sempre il suo corso); con la presenza dellelemento macabro, in altri tempi avremmo detto pulp (unorgia di ferri ostetrici la signora, di professione ,aiuta le donne a levarsi il peccato dal ventre, feti sottovetro, autolesionismi, un fetore tattile attraverso la pellicola, emanato dai pannolini sporchi dei bambini, dalle vestaglie sudicie dei personaggi, che trasuda dalle pareti di casa); e , per finire, con una certa inquietudine cromatica, sonora e geometrica (prevalenza dei gialli, i bambini che non emettono suoni, un rumore incessante di temporale che sta per venire, di tuoni che rombano, vento che spazza, rubinetti che perdono, bacinelle piene dacqua , monete e santini, e ancora i bambini, addormentati sul letto matrimoniale come due feti nel ventre materno). Tragico, in maniera del tutto diversa, perché possiede la positività della ragione e la ragione della civiltà, è pure \"Le fate ignoranti\", il bel film di Ferzan Ozpeteck, presentato alla recente edizione del festival di Berlino. Qui, lonnipresente e onnicomprensivo Stefano Accorsi, il celebre non premiato ai David di Donatello in virtù di Giuseppe Lo Cascio (miglior attore per linterpretazione di Peppino Impastato ne