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Mr. Gaga, il biopic da ballare apre il Festival dei Popoli

La rassegna fiorentina inaugurata da un evento speciale dedicato al grande coreografo israeliano Ohad Naharin

Mr. Gaga 

28.11.2015 - Autore: Alessia Laudati (Nexta) - da Firenze
Un racconto che danza – perché il ballo è il tema principale del documentario in questione – e che con cuore, ironia e senso del ritmo tutto istintuale, rompe la ripetitività interna del genere biografico fino a restituirgli una verve che sembrava aver smarrito perché troppo impegnato nella maniacale ricostruzione didascalica di grandi figure storiche e politiche.

Questo è Mr. Gaga di Tomer Heymann, anteprima italiana che segna, in un cinema Odeon illuminato dalla consueta sfumatura dorata, l’apertura ufficiale della 56esima edizione del Festival dei Popoli. Un inizio molto promettente per la rassegna, che testimonia così la forma maggiormente vitale assunta dal biopic, se e quando esso appare legato al racconto dello spettacolo dal vivo e delle forme che intorno ad esso ruotano.



E Mr. Gaga di  Tomer Heymann, è un po’ l’esempio di questo felice matrimonio tra biografia, musica e danza, perché il racconto della vita e dell’estetica performativa del coreografo israeliano Ohad Naharin, inventore dello stile Gaga e direttore del Batsheva Dance Group di Tel Aviv, uno che nel corso della sua carriera ha lavorato nella compagnia di Martha Graham e studiato nella stessa scuola di Rudolf Nureyev, è un lavoro che riesce a sovrapporre la vita personale del ballerino alla sua dimensione spirituale, senza eccessive forzature. Eppure non era scontato che tutto filasse così liscio.



Perché il linguaggio del ballo è qualcosa che nel pregiudizio di chi guarda e di chi spesso lo mette in scena sul palco, sembra essere oggetto poco adatto al grande schermo poiché legato esclusivamente alla dimensione dell'unicità della performance. Un atteggiamento verso il mezzo condiviso anche da Naharin, che per più di dieci anni ha impedito a chiunque di fare un film sul suo lavoro.

Tuttavia, ora non possiamo che dare ragione all’intuizione di Heymann e all'idea che il mezzo cinematografico sia invece uno strumento capace di aggiungere qualcosa di più al mondo della danza e alla sua diffusione in termini di essenza e filosofia.

Specialmente perché – come in questo caso – il film riesce a mescolare, senza sovrapposizioni eccessive e rigidità di racconto, la vita intima di uno dei coreografi più famosi del mondo, con ciò che di esoterico avviene sul palco. Insomma, da una parte c’è la cronologia delle vicende personali e professionali di Ohad, dall’altra le pause artistiche, le sospensioni nel tempo e nello spazio che dimostrano un autentico sentimento di amore per la vita e per il suo continuo movimento verso strade che davvero non conosciamo. Non pensate quindi a Mr. Gaga come ad un lavoro sulla danza concepito per essere inserito in un manuale di istruzioni per l’uso, ma piuttosto come a un tableau vivant della vita nel suo brillante formicolio. 
 
 
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