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Morto Franco Citti, l'Accattone di Pasolini

Si è spento a Roma a 80 anni. Nella sua carriera aveva anche lavorato ne Il padrino e nei poliziotteschi

Accattone - Franco Citti

15.01.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
È morto nella sua casa a Roma a 80 anni Franco Citti, storico volto del cinema di Pasolini. Aveva 80 anni ed era malato da tempo. Citti, originario di Fiumicino, da ragazzo sbarcava il lunario come imbianchino, fino all'incontro fortuito, insieme al fratello Sergio, futuro regista, con Pier Paolo Pasolini in una pizzeria di Torpignattara. Pasolini lo volle come protagonista di Accattone, classico del neo-realismo con cui l'autore portò la cinema i suoi “ragazzi di vita”. Da quel momento, per Citti si aprono le porte del cinema: recita in altri film di Pasolini, in PorcileIl DecameronI racconti di Canterbury e Il fiore della Mille e una notte, lavora con Coppola ne Il padrino (dove interpreta Calo nella famosa sequenza siciliana, ruolo ripreso poi ne Il padrino - Parte III) e recita anche in una manciata di western (Ammazzali tutti e torna solo e Requiescant di Lizzani, dove ha un ruolo lo stesso Pasolini) e polizieschi (Uomini si nasce poliziotti si muore, La banda del trucido). Lavora inoltre con Valerio Zurlini (Seduto alla sua destra) e con il fratello Sergio, che lo dirige nel suo primo film, Ostia.

Nel 1997 dirige, con l'aiuto del fratello, il suo unico film, Cartoni animati, interpretato anche da Fiorello. A teatro lavora con Carmelo Bene in Salomè e appare anche in I giganti della montagna e Tamerlano di Carlo Quartucci. In TV, infine, appare ne I promessi sposi di Salvatore Nocita. “Un grave lutto per il cinema italiano – il commento del ministro della Cultura Dario Franceschini – attore di straordinaria intensità, legato a Pier Paolo Pasolini fin dall'esordio alla regia in Accattone, ha segnato una stagione importante della nostra cinematografia. Nel ruolo di Vittorio, così come negli altri film diretti da Pasolini, ha portato quella poesia di strada che rimarrà per sempre uno dei tratti distintivi del nostro cinema”.