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Mine vaganti - La nostra recensione

Una commedia piena di passaggi a vuoto, ma che riesce comunque a risultare piacevole.

Mine vaganti - Riccardo Scamarcio

10.03.2010 - Autore: Andrea D'Addio, nostro inviato al Festival di Berlino
Dopo il detestabile “Un giorno perfetto”, Ferzan Ozpetek torna a raccontare storie con personaggi omosessuali. E' per lui ormai una cifra stilistica. Stavolta al centro della vicenda ci sono due fratelli pugliesi (Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi) alle prese con il problema di rivelare la propria non eterosessualità a dei genitori piuttosto conservatori. Quando il primo (non vi sveliamo chi) prende la parola a tavola e racconta “tutto”, l'altro rimane spiazzato: spiegare che in famiglia non ce ne è uno solo, ma ben due, significherebbe dare il colpo di grazia ad un papà a grosso rischio infarto.

La vicenda dei fratelli viaggia parallela a quella della nonna (Ilaria Occhini), anche lei in passato protagonista di un amore che le convenzioni cittadine avevano cercato di impedire. Prendere in mano la propria vita significa anche rischiare di far soffrire gli altri, ci vuole coraggio per farlo. Una morale della favola piuttosto canonica che si inserisce, per fortuna, all'interno di una commedia che fa delle molte situazioni divertenti il proprio punto di forza. Sono proprio le risate  conseguenti alcuni dialoghi e la bravura degli attori a salvare “Mine vaganti” da alcuni difetti piuttosto fastidiosi. Il continuo girare della macchina da presa quando si tratta di una scena davanti una tavola imbandita (un marchio di fabbrica di Ozpetek che riesce sempre a far venire il mal di mare,) l'accompagnare con un motivetto sonoro da tastiera di piano-bar le azioni “divertenti” di un personaggio (sembra “I Cesaroni”), l'inutile inserimento del personaggio di Carolina Crescentini (bastava l'evocazione del passato, la sua rappresentazione è una sottolineatura caduta dall'alto), le turbe relazionali non spiegate e non concluse dell'amica del protagonista (Nicole Grimaudo)  e soprattutto quel continuo descrivere i gay come persone gaie.

Non lo sono i protagonisti, quanto piuttosto gli amici, anch’essi omosessuali, che fanno da corollario alla storia principale. Ecco quindi un plebiscito di voci effeminate, canzoni sotto la doccia e davanti allo specchio, discussioni su creme e cremine, canotte mimetiche e conoscenza universale in fatto di moda. E' vero che anche gli altri personaggi del film sono piuttosto stereotipati (la nonna saggia, la mamma apprensiva, la zia suonata, ecc.) e non dubitiamo che Ozpetek conosca ciò di cui parla, ma creare macchiette così marcate significa quasi andare incontro alle paure di quei genitori che potrebbero scoprire di avere un figlio omosessuale. Dubitiamo, data la vicenda portante di “Mine vaganti”, che fosse questo l'obiettivo del film.

La pellicola di Ozpetek sarà distribuita dalla 01 Distribution a partire dal 12 marzo
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