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"Mi ero allontanato dalla fede, ma ora…": Jospeh Fiennes presenta Risen

Dopo l'incontro con Papa Francesco, l'attore incontra la stampa per raccontare il suo ultimo Risorto, in sala a marzo

04.02.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Uscirà in sala il 17 marzo, ma già Risorto - Risen si annuncia come perfetto film di Pasqua, e porta a Roma per il tour promozionale il Joseph Fiennes di American Horror Story, Shakespeare in love e del prossimo progetto su Michael Jackson, che dovrebbe incredibilmente vederlo come protagonista.

Contento e incredulo per il lungo percorso che lo ha portato nella sua ultima tappa proprio a Roma, davanti al Pontefice da lui definito "un gentleman", l'attore britannico ha regalato delle perle sull'esperienza da protagonista vissuta per il nuovo film di Kevin Reynolds (Fandango, Waterworld). Un ruolo che gli ha procurato "lividi e ferite", per il fatto di aver dovuto indossare a lungo i sandali, ma che sembra aver lasciato ben altro segno, soprattutto "dal punto di vista spirituale", per il "viaggio interiore" compiuto, come conferma lui stesso quando spiega: "la cosa principale che mi è rimasta dentro è il concetto della redenzione, della possibilità di una seconda occasione".

"Sono un cattolico, battezzato, ma negli anni mi ero allontanato dalla Chiesa - ha raccontato Fiennes; - anche se dopo l'incontro con il Papa… chissa!" "Non so se vale per tutti, - ha continuato - ma quando entro in un luogo di culto - sia una basilica, sia una piccola cappella - per quanto la mia fede possa vacillare ne resto toccato, commosso. Forse perché le migliaia di persone che nella storia vi sono entrate per pregare hanno come impregnato il luogo, e resta una presenza forte che si percepisce. Forse per l'aria di spiritualità che si respira, o magari per l'incenso, non so…".
 

Il suo Clivus, tribuno militare romano di stanza in Giudea sotto Ponzio Pilato, si inserisce in una tradizione di personaggi interpretati - da Luther in poi - dietro ai quali sembra esserci una linea comune. "Io credo, più o meno consciamente, di provare una profonda attrazione per questi personaggi storici, protagonisti non banali, come Martin Lutero. - ha spiegato l'attore. - Quello che fondamentalmente trovo interessante e particolare, e che mi attrae, è proprio l'integrita dell'uomo, l'evoluzione di sé che vivono. Sono personaggi che nutrono una fede, alla quale si aggrappano, e che in un certo senso sono in grado di gestire la 'tempesta', come io non so fare. Una integrità morale e una facoltà superiore, qualcosa che forse possiamo anche definire come fede".

Eppure l'integrità sembra essere un valore che scorre profondo nella tradizione familiare di Fiennes, chiamato a parlare anche della sua famiglia, oltre che del rapporto con il fratello Ralph: "Ho ereditato uno strano, malformato e creativo patrimonio genetico dai miei due fantastici genitori, sono loro che mi hanno dato la capacità di capire la disciplina nell'ambito delle arti. Non è e non è stato un ambiente bohémien e romantico, ma in realtà un ambiente in cui la scrittura, la letteratura, l'arte, il teatro sono sempre stati visti con estrema serietà, con un rispetto particolare proprio per la disciplina", ha dichiarato, aggiungendo: "Quando ci vediamo con mio fratello non parliamo di lavoro, non ci diamo consigli. Per quanto io possa seguire la sua carriera ed essere ammirato dalla sua scelta di dedicarsi anche alla regia, si tratta di famiglia. E di quello parliamo".
 

Impossibile, nel salutarci, non scambiare una battuta sul ben noto tv movie Elizabeth, Michael and Marlon, attualmente in post produzione, che lo vedrà nei panni di Michael Jackson al fianco di Brian Cox e Stockard Channing (la Rizzo di Grease): "Io stesso sono rimasto molto colpito del fatto che mi offrissero questa parte. Che ho accettato. Anche perché si tratta di una produzione Sky Arts, qualcosa di divertente, di satirico, alla Saturday Night Live. Quindi uno sketch breve, di circa venti minuti. La sceneggiatura racconta della fuga, non so bene se vera o falsa, di Michael Jackson, Marlon Brando e Liz Taylor in fuga da New York dopo l'11 settembre. Ma quello che mi ha attirato di questo progetto è stata proprio la follia cui possono arrivare certe celebrità e persone famose a quel livello, generalmente considerate delle vere e proprio icone".


 
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