NOTIZIE

Lo Hobbit - La nostra recensione

Una giostra delle meraviglie che fonde grande racconto e tecnologia all'avanguardia

Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

11.12.2012 - Autore: Marco Triolo
Peter Jackson vince ancora. Non era facile tornare alla Terra di Mezzo dopo il successo planetario de Il signore degli anelli, e i rischi erano in particolare due: la ben nota mancanza di sintesi del regista e una resa troppo cupa e seria di quella che è in fondo una fiaba per bambini.

Lo Hobbit Un viaggio inaspettato recensione Peter Jackson - Martin Freeman

Per fortuna, Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato smentisce entrambi. Da un lato, Jackson conferma la sua profonda conoscenza del mondo di Tolkien e adotta un tono più leggero e guascone. Ne risulta un'avventura che riesce ad essere in continuità con i film precedenti ma dipinge una Terra di Mezzo più vivace e colorata, lontana dall'incombente ombra di Sauron. Che comunque viene citato a più riprese, in particolare nella sequenza a Gran Burrone, dove Gandalf (Ian McKellen) incontra Elrond, Galadriel e Saruman (Hugo Weaving, Cate Blanchett e Christopher Lee). Una “riunione di famiglia” un po' forzata, anche se piacevole, e messa lì soprattutto per dire al pubblico “Visto, ecco tutti i personaggi che già conoscete. Siete contenti?”.

La struttura a tre atti, che ricopre circa i primi sei capitoli del romanzo, è un po' sbilanciata e risente della suddetta mancanza di sintesi di Jackson, che nel primo atto racconta troppo e rischia di affossare la vicenda. Inoltre, ricalca pedissequamente La compagnia dell'anello, con tanto di lunga sequenza ambientata nelle viscere delle montagne e annesso scontro finale con gli Orchi. Ma una volta che il viaggio comincia, il ritmo diventa inarrestabile. In tutto questo, risplende di luce propria Martin Freeman, perfetto nel ruolo del pesce fuor d'acqua Bilbo, che con il procedere della storia acquista, oltre a un certo Anello magico, la fiducia in se stesso. Jackson lo perde di vista per un po' nel secondo atto, ma lo recupera a partire dall'atteso confronto con Gollum: la sfida a indovinelli tra i due è resa alla perfezione, Andy Serkis “calza” la pelle digitale di Smeagol con la solita maestria e il tema dell'Anello di Howard Shore fa ancora venire la pelle d'oca.

Lo Hobbit Un viaggio inaspettato recensione Peter Jackson - Hugo Weaving e Ian McKellen

Per quanto riguarda i fatidici 48 fotogrammi al secondo, bisogna dire che, rispetto ai 24 standard, il movimento risulta più fluido, anche se l'occhio ci mette un po' ad abituarsi e quando i personaggi corrono sembra quasi che qualcuno abbia pigiato il tasto fast forward. Il problema, forse, sta nel fatto che questa tecnologia è ancora sperimentale: Jackson ha girato e montato il film come si è sempre fatto negli ultimi cento anni, senza considerare che certi movimenti di macchina potessero risultare troppo rapidi nella resa finale. L'impressione, spesso, è di trovarsi di fronte a uno speciale di Superquark, quelli dove Piero Angela racconta la storia dei Vichinghi con l'ausilio della fiction. A volte i set sono troppo illuminati o risultano palesemente finti, mentre il make-up è così impietosamente svelato che, anziché un gruppo di nani, pare di vedere degli attori con parrucche e protesi diretti a una scampagnata. Al contrario, ironia della sorte, i personaggi in CGI risultano molto più veri, con punte di realismo davvero impressionanti, e il 3D per la prima volta non dà fastidio.

Per far funzionare davvero i 48 fotogrammi al secondo sarà necessario raggiungere un livello ulteriore di realismo e infondere una cura maniacale nella costruzione dell'immagine. Bisognerà, in sostanza, ripensare completamente il cinema. Un compito difficile, ma le premesse ci sono, perché Lo Hobbit è un successo... inaspettato.

In uscita il 13 dicembre, Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato è distribuito in Italia da Warner. Qui il trailer.