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L'immenso lamento di Angelina

Arriva in Italia "Un cuore grande", pellicola presentata allo scorso Festival di Cannes e incentrata sul rapimento del giornalista americano Daniel Pearl. A guidarci in questo dramma, un'Angelina Jolie mai stata così toccante.

A Mighty Heart

14.11.2007 - Autore: Pierpaolo Festa
Il 23 gennaio 2002, all’indomani della tragedia delle twin towers, il reporter del Wall Street Journal Daniel “Danny” Pearl venne rapito a Karachi nel Pakistan da una fazione di estremisti islamici vicina ad Al Qaeda; dopo nove giorni venne brutalmente ucciso.
Questi sono i fatti sui quali il regista inglese Michael Winterbottom decide di far luce:
la vicenda, però, è interamente vissuta dal punto di vista della moglie del reporter, Mariane Pearl, la quale si mise personalmente alla ricerca di Danny, circondata da professionisti ventiquattro ore al giorno per studiare la dinamica e l’identità di tutte le persone coinvolte nel rapimento.

Portato sullo schermo dal produttore Brad Pitt, che fu ispirato guardando l’intervista della vera Mariane sulla CNN, e basato sull’omonimo libro della Pearl “Un cuore grande: la vita e la morte coraggiose di mio marito Danny Pearl”, il film è un viaggio nella paura e nel dolore, un percorso buio che la protagonista affronta illuminata dal grande amore per suo marito.
I realizzatori indovinano tutti i toni e i ritmi usati per raccontare la storia: siamo molto lontani dai soliti melodrammoni hollywoodiani basati su eventi reali.
Dopo aver diretto il durissimo “The Road to Guantanamo”, Winterbottom continua il suo percorso di regista impegnato che però lascia fuori la politica, raccontando una vicenda ambientata sull’altro fronte della guerra e portando in scena una ricostruzione dei fatti sempre asciutta e allo stesso tempo coinvolgente.

Il livello di emotività è sempre alto e il regista si fa forza tenendo la macchina da presa costantemente incollata sui volti dei suoi attori e decidendo di filmare il tutto in un digitale che riesce ad accentuare la realtà di questa tragedia.
A Winterbottom non interessa semplicemente una piatta descrizione della storia,  il suo punto di vista è quello di un narratore che vuole porre l’attenzione sulla follia del nostro tempo.
Molto bravo nel ricostruire le atmosfere della metropoli mediorientale (il film è stato girato anche nei veri luoghi della vicenda), il regista presenta le storie di tutte quelle persone che arrivarono in soccorso a Mariane per aiutarla a riavere il marito.

A reggere l’intero film è la toccante interpretazione misurata di una splendida Angelina Jolie in uno dei migliori ruoli della sua carriera. L’attrice riesce a togliersi di dosso questa dimensione di grande star dimostrando che, lontana dai ruoli di femme fatale o ragazzaccia ribelle, funziona altrettanto bene. La performance della Jolie raggiunge livelli altissimi specialmente negli ultimi minuti del film dove le sue urla riempiono lo schermo.
Memorabile il finale con quelle stesse urla che pian piano servono ad accogliere la vita del suo nuovo bambino nel mondo.

Come pronunciato poco prima dello scorrere dei titoli di coda, il film è dedicato al piccolo Adam Pearl.