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Le avventure di Tintin - La nostra recensione

A metà strada tra Indiana Jones e gli spassosi film Pixar, Il segreto dell'Unicorno è un felice ritorno al puro cinema spielberghiano

Le avventure di Tintin: Il segreto dell'unicorno - Poster

29.10.2011 - Autore: Pierpaolo Festa
Steven Spielberg è in gran forma. Lo si capisce subito, sin dai bellissimi titoli di testa di “Le avventure di Tintin: Il segreto dell’Unicorno”, una sequenza di disegni animati che ricorda molto quella già adoperata nell’ottimo “Prova a prendermi”.  Come se il regista si fosse tolto di dosso quello strato di polvere accumulato nell’aver esplorato per la quarta volta le avventure del suo archeologo con la fedora. 

Haddock e Tintin

Il suo “Tintin” parte al galoppo e convince immediatamente gli spettatori meno aperti verso questa nuova operazione cinematografica: ci vogliono una manciata di secondi per accettare o dimenticare che il film sia stato realizzato in motion-capture. Ogni dubbio viene spazzato via: se da una parte la pellicola onora le storie fumettistiche di Hergé (che ancora oggi continuano a vendere milioni di copie nelle regioni francofone), dall’altra questo Tintin ha la freschezza -  e a tratti la genialità – di alcuni lungometraggi Pixar che hanno fatto breccia nei cuori.

Jackson e Spielberg sul set

Ma il protagonista di questa storia non è un supereroe, piuttosto un giovane coraggioso e guidato dalla sua voglia di esplorare, di fare domande e di non voltarsi mai indietro. Un alterego del regista in altre parole, un uomo che non smetterà mai di mettersi in gioco e di vincere tutte le sue sfide grazie alla sua arma segreta: quella di inseguire le sue passioni. Tintin non è un semplice disegno generato al computer, sotto tutti quei Pixel ci sono carne e sangue e batte un cuore, quello dei suoi protagonisti. Ed è arrivato il momento di dare un Oscar a Andy Serkis, pionere del mo-cap che nei panni di Haddock ci regala un personaggio imbattibile in spessore e comicità fisica (sono tutte sue le gag alla Jacques Tati).

Il malvagio Ivanovich Sakharine

L’altro protagonista è lo spettacolo, orchestrato dalle musiche avvincenti di John Williams (sebbene non ci siano più i suoi temi da fischiettare come si faceva una volta), e messo in scena come un gioco al rilancio (la sequenza dell’inseguimento in sidecar ne è l’esempio perfetto). La miscela spielberghiana funziona nel solito meccanismo del suo cinema: azione, avventura, spettacolo e una dose extra di commedia, perché nel suo mondo si cresce, si affrontano le paure, ma si rimane sempre come dei ragazzini. Questo avvincente “Segreto dell’Unicorno” – molto probabilmente il primo di una saga sviluppata insieme a Peter Jacksonè uno spettacolo promosso a pieni voti. Un’avventura ambientata in giro per il mondo, sull’acqua, nel deserto, tra le nuvole, dove ovviamente non mancano le esplosioni. Come è successo a Cameron, anche Spielberg alza il tiro dell’immaginazione grazie alle nuove tecnologie, facendo del cielo il suo limite. Ecco perché, semplicemente, Tintin non può fallire.

Le avventure di Tintin: Il segreto dell’unicorno”, in uscita il 28 ottobre, è distribuito dalla Warner Bros. e sarà presentato in anteprima alla nuova edizione del Festival Internazionale del film di Roma. Noi vi invitiamo a seguire il nostro speciale “Nel mondo di Steven Spielberg”, dove vi raccontiamo del nostro incontro esclusivo con il regista