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La versione restaurata di C'eravamo tanto amati chiude il Festival di Cannes 2016

Non il solo italiano in programma, il premiatissimo film di Scola conclude l'abituale Cinema de la Plage

21.05.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Una chiusura in bellezza potremmo dire, se non fosse per i toni amari di un film come C'eravamo tanto amati, pietra miliare del cinema italiano datato 1974 e a buon diritto tra i capolavori diretti da Ettore Scola. Ovviamente non si parla del concorso, né di una delle sezioni collaterali del Festival di Cannes 2016 (che abbiamo seguito giorno per giorno nel nostro speciale), ma dell'altrettanto seguito - e amato - Cinema de la Plage, che ogni anno propone grandi classici a costo zero e nella splendida cornice della Croisette sullo sfondo del mare della Costa Azzurra…

Dopo Il sostituto di Jean-Jacques Annaud, L'estate infinita di Bruce Brown, Il grande dittatore di Charles Chaplin, Il salario della paura di William Friedkin, Il sorpasso di Dino Risi e Un bacio e una pistola di Robert Aldrich, sabato 21 maggio alle 21.30 gli aficionados dl Festival potranno rivivere la storia dei tre amici ex partigiani interpretati da Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Stefano Satta Flores (affiancati dai - niente affatto secondarie - Stefania Sandrelli, Giovanna Ralli e Aldo Fabrizi) nella versione restaurata curata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Studio Canal.



E soprattutto condividere l'omaggio al grande assente, Vittorio De Sica, scomparso durante la lavorazione e al quale il film è dedicato. Un omaggio che assume diverse forme e che ritorna costantemente nello svolgimento della vicenda, insieme alle tante citazioni di molti dei protagonisti del nostro cinema e alla sua epoca d'oro. Tra commedia, dramma sociale e cinema impegnato, il film di Ettore Scola attraversa trent'anni della Storia d'Italia - citando Federico Fellini, Michelangelo Antonioni e Roberto Rossellini - portando sullo schermo le vicende esistenziali dei tre interpreti che, dalla Resistenza agli anni Settanta, attraversando  la ricostruzione e il boom economico, rivivono nella magica alternanza tra il bianco e nero della memoria e il colore della modernità che travolge gli antichi affetti.

"È vero, Cannes e in generale la Francia si sono amati con mio padre e continuano a farlo pure dopo la sua scomparsa, - sottolinea Silvia Scola, sceneggiatrice e regista. - Quando vidi il film la prima volta al cinema ne rimasi folgorata come gran parte dei miei connazionali. Se il film è servito agli Italiani per conoscersi e capirsi un po’ di più, non è bastato però al paese per risolvere i suoi guasti. Ettore amava ripetere che se un film resta  fresco e attuale, il merito non è tanto del regista e degli autori quanto un demerito della società che non ha risolto i suoi problemi. Sono felice che sia stato restaurato in modo che altre generazioni possano continuare a vederlo. E a riflettere".



Ancora oggi quel film ci ricorda emozioni e accadimenti, ma - osservandolo con attenzione - ci svela una serie di interessanti peculiarità. Come i riferimenti al Neorealismo e allo stesso Vittorio de Sica, adorato da Nicola, che nel suo cineforum recensisce proprio Ladri di biciclette. D'altronde, inizialmente, il film avrebbe dovuto avere un unico protagonista, professore di provincia fan di Ladri di biciclette che fuggiva a Roma per conoscere il regista. E proprio in una delle sequenze finali vediamo Nicola assistere a un incontro pubblico nel quale Vittorio De Sica stesso rivela come riuscì a far piangere il piccolo Enzo Staiola nel suo celebre film.

Una ulteriore curiosità, seppur a tinte cupe, è quella legata alla villa del Gianni Perego di Gassman. La stessa divenuta tristemente famosa nel 1991 come luogo del delitto della contessa Alberica Filo della Torre, all'Olgiata. La stessa utilizzata da Sergio Corbucci nel 1975 per Di che segno sei? con il 'gorilla' Alberto Sordi e nel 1977 da Luciano Martino per gli interni di La vergine, il toro e il capricorno.



Oltre alla presenza dei veri Federico Fellini e Marcello Mastroianni nella famosa sequenza delle riprese della scena di Fontana di Trevi de La dolce vita, nel film c'è anche la sorella di Aldo Fabrizi, Elena (la mitica Sora Lella!), e suo figlio, Amedeo, nei panni della moglie e del figlio di Romolo Catenacci.

Quanto al titolo, va ringraziato il cantautore Armando Gill, interprete della popolare - e tradizionale - 'Come pioveva', che inizia proprio con il verso "C'eravamo tanto amati".

Gran Premio al Festival cinematografico internazionale di Mosca, Premio César per il miglior film straniero e vincitore di due Globi d'Oro (a Gassman e Satta Flores), di due Grolle d'Oro (a Scola e la Sandrelli) e tre nastri d'argento (Migliore attore non protagonista a Aldo Fabrizi, Migliore attrice non protagonista a Giovanna Ralli e Migliore sceneggiatura a Age & Scarpelli ed Ettore Scola), il film è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare.