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La paura mangia l'anima

Con queste parole il grande cineasta Rainer Werner Fassbinder titolò uno dei suoi capolavori. Il caso dell'infedele Klara, diretto da Roberto Faenza, racconta di quando la gelosia diventa patologia.

La paura mangia l'anima

27.03.2009 - Autore: Nicoletta Gemmi
"Il caso dell’infedele Klara”, ultimo film di Roberto Faenza, interpretato da Claudio Santamaria, Laura Chiatti (l’attrice più gettonata del momento dopo “Iago”, questo film e poi, dal 3 aprile la vedremo ne “Gli amici del bar Margherita” di Pupi Avati) e Iain Glen, è una pellicola liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Michal Viewegh. Musicista italiano trasferito a Praga, Luca (Santamaria) è preda di un’ossessionante gelosia e sospetta che la sua bellissima fidanzata Klara (Chiatti), studentessa universitaria, lo tradisca con il tutor che sta seguendo la sua tesi. Così Luca si rivolge all’agenzia investigativa di Denis (Glen) per verificare i suoi sospetti. Preoccupato della salute mentale del suo cliente, il detective nasconde a Luca dei particolari che non ritiene importanti, ma il musicista non sembra affatto guarire dalla sua gelosia, oramai patologica.



Il film di Roberto Faenza cerca di scardinare un sentimento antico, ignorato da alcune filosofie – ad  esempio quelle orientali – improntate su un amore che non chiede nulla in cambio ma, al contrario, estremamente avvertito da noi occidentali. Per la presentazione del film, abbiamo incontrato i protagonisti, che hanno opinioni contrastanti riguardo la concezione e la gestione della gelosia, in questo caso, relativa ad un rapporto di coppia.

Roberto Faenza, non è la prima volta che analizza la gelosia, questa volta però attraverso il punto di vista maschile…
E’ vero. Il tema della passione d’amore e della gelosia divorante ricorre in molti miei film, per esempio nei più recenti, da "Prendimi l’anima" a "I giorni dell’abbandono". Al sentimento della gelosia, quando ossessivo, spesso si accompagna l’incapacità di amare, tipica di certe personalità maschili, fragili o irrisolte, come ho raccontato in un’altra pellicola da me diretta tempo fa, "Mio caro dott. Grasler", ispirato al romanzo di Arthur Schnitzler. Ma, devo aggiungere, che la maggiore ispirazione per questo film viene da un autore cinematografico al quale la nostra pellicola si ispira con la dovuta umiltà, ed è Luis Buñuel, che con il suo "El",  tanto indimenticabile quanto poco conosciuto dal pubblico contemporaneo, ha firmato l’opera più drammatica e al tempo stesso più comica che sia stata portata sullo schermo per parlare del tarlo della gelosia. E io volevo realizzare un film un po’ leggero cercando di trattare un tema profondo con ironia.



Claudio Santamaria e Laura Chiatti sono due attori, belli, e impegnati. Anche a livello sentimentale. Il primo è sposato con una figlia; la seconda è ufficialmente fidanzata. Quanto siete gelosi nella vostra vista privata?
Santamaria: Nella vita non sono così o almeno credo... In effetti sono gelosissimo, ma una psicologa mi ha insegnato che la forza del pensiero e' una forza attiva e cosi' posso dominare questo sentimento. Posso fare amicizia con la gelosia, imparo a convivere con lei senza pretendere di eliminarla o di guarire. Il mio rapporto con la gelosia è comunque contrastato: penso che non potrei convivere con una donna gelosa perché mi offenderebbe il fatto che non si fidi di me. Inoltre sono convinto che questo sentimento spinga l'altro al tradimento.

Chiatti: Sono una persona molto molto gelosa, rasento la  patologia e nel periodo adolescenziale lo ero ancora di più. In quel periodo ho pensato, tante volte di assoldare un detective o follie del genere. Ora, che ho una storia, stabile, serena, cerco di placare questa mia vena pazza, altrimenti si rischia di logorare il rapporto, di autodistruggersi. Però diciamo che per me è qualcosa di non gestibile dato che sono dei veri e propri film che ti fai nella tua mente. Io mi porto dietro immagini assolutamente create da me che ti portano sempre alla ricerca di qualcosa. E poi la tecnologia non aiuta le persone come me, adesso basta facebook, una mail o un sms e diventa tutto una tragedia. Quindi, evitiamo di indagare e fidiamoci.



In questo film lei ha molte scene di nudo, che hanno suscitato qualche polemica, anche ironica. Cosa risponde?
Chiatti: Sì mi aspettavo che le scene di nudo facessero molto parlare. Ho accettato di girarle perché trovo che, all’interno del contesto siano motivate, erano giuste, e il corpo per un attore è uno strumento di lavoro come lo sguardo o le parole. Ho provato un forte imbarazzo perché il senso del pudore è sempre molto alto in me. All’inizio ero molto perplessa, poi mi sono fidata moltissimo del direttore della fotografia, mi sono sentita tutelata dal regista, ho avuto un bellissimo rapporto con Claudio quindi ho scisso il mio personaggio da Laura e ho capito che poteva venire fuori un bel lavoro e che ne valeva la pena.

Laura e Claudio, dopo avere cantanto insieme nella fiction su Rino Gaetano, tornano ad esibirsi anche in questo film, con la canzone, "Don’t leave me cold", che scorre sui titoli di testa. E non sono affatto male. "Il caso dell’infedele Klara" è già nelle sale distribuito dalla Medusa Film.

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