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La parodia secondo i Coen

Con "Burn After Reading" i fratelli Coen, hanno realizzato un film dal meccanismo narrativo pressoché perfetto, assolutamente gustoso da vedere per sorridere con loro sulla nevrosi americana che hanno deciso di ridicolizzare.

Burn after reading

27.08.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Con le loro commedie più riuscite ed azzardate, sia a livello stilistico che nei contenuti,  Joel ed Ethan Coen hanno sempre sfiorato la parodia: con questo loro nuovo “Burn After Reading” (id., 2008), selezionato come film d’apertura di questa 65° edizione del festival di Venezia, i due “fratelli terribili” del cinema americano hanno probabilmente superato il limite che li divideva dal cimentarsi in questo genere particolare.

Ad essere presa di mira in questo frangente è la classica spy-story hollywoodiana, che ultimamente ha visto rifiorire la sua vena con molte pellicole degne di assoluto rispetto e rivelatesi poi ottimi guadagni al botteghino. Dietro la parodia di questa serie di pellicole però i Coen si divertono, e neppure troppo velatamente, a sorridere ironicamente sulla psicosi tutta americana dell’essere spiati, conseguenza della famigerata “teoria del complotto” che tanto incanta l’americano medio, o meglio la sua malcelata brama di sentirsi al centro dell’attenzione.

Ad assecondare i due cineasti un cast di star davvero ragguardevole: prima di tutto George Clooney, alla sua terza collaborazione con loro, smagrito ed invecchiato all’occasione per rappresentare al meglio il cittadino comune, anzi vagamente bonario, la cui ipocrisia e senso di colpa conducono alla perdizione. Accanto a lui la “musa” dei Coen Frances McDormand, sempre perfetta in ogni ruolo loro decidono di immergerla, anche uno del tutto inadatto alla sua fisicità – idea invece che si rivolge a loro favore in quanto adoperata come semplice ma efficace meccanismo narrativo. Ad impreziosire e di molto “Burn After Reading” poi un numero di comprimari eccellenti, in testa a i quali mettiamo un Brad Pitt divertito e divertentissimo, perfetto esempio di attore che riesce a convincere anche quando decide di stare al gioco e prendersi in giro.

Ma i grandi nomi citati fino ad ora sono una garanzia di ottime interpretazioni, era una cosa quasi scontata, quindi vogliamo dedicare le prossime righe a celebrare la bravura incommensurabile di due caratteristi straordinari come Richard Jenkns e J.K. Simmons, che in questo lungometraggio hanno due parti diametralmente opposte ma in un certo senso complementari, le quali da sole basterebbero per promuovere il film.

Partendo dall’assunto di trama che muove la maggior parte delle loro sceneggiature – uno o più protagonisti che per brama o altri istinti poco nobili innescano degli eventi criminali che non possono poi gestire – Joel ed Ethan Coen hanno realizzato un film dal meccanismo narrativo pressoché perfetto, assolutamente gustoso da vedere per sorridere con loro sulla nevrosi americana che hanno deciso di ridicolizzare, adoperando gli stilemi estetici e le coordinate narrative di un genere stavolta pienamente riconoscibile. Certo, siamo ben lontani dalla pregnanza e dalla stilizzazione cinematografia di un capolavoro come il precedente “Non è un paese per vecchi” (No Country for Old Men, 2007), ma allo stesso tempo questo “Burn After Reading” rimane un’opera perfettamente riuscita sotto molti punti di vista, una sorta di divertimento che i Coen sono soliti concedersi ogni tanto e che rappresenta al meglio il loro lato più giocoso ma non per questo meno originale.