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John Travolta

John Travolta

Tarantino

30.07.2001 - Autore: Alessandra Taddei
Quarantasettenne appesantito dal suo dichiarato amore per la buona cucina, John Travolta è attualmente fra i volti più rappresentativi del nuovo gangster film, così come, alla fine degli anni Settanta, era stato lincarnazione ideale di tanti ribelli senza causa che, a colpi di soft rock e brillantina, si volevano riconoscere nei protagonisti dei film di danza allora in auge. Nel mezzo, scelte poco azzeccate lo avevano radiato dalle volubili preferenze del pubblico, ma in fondo chi può resistere a lungo a quel sorriso largo stampato sui mascelloni generosi, allo sguardo celeste, alla giovialità italoamericana che gli sprizza da tutte le fossette? In effetti, il piccolo John sembra a tutti, fin da subito, un predestinato al successo: se ne accorge la madre, che lo manda a lezione di danza e recitazione quando ancora la famiglia Travolta, otto membri, divide tre camere da letto a Englewood, New Jersey. Con la benedizione paterna, a sedici anni John molla gli studi e va a New York per fare lattore. Qualche pubblicità, un serial TV di enorme successo, lesordio sul grande schermo in Carrie di Brian DePalma: è uno dei perfidi compagni di scuola della protagonista e contribuisce a scatenarne le ire telecinetiche. Prima ancora di compiere venti anni, Travolta già guadagna abbastanza da potersi permettere il suo primo aereo (attualmente ne possiede cinque), ma probabilmente neppure nei sogni più rosei di mamma Hellen era stata ipotizzata la popolarità planetaria che il nostro si guadagna nel 1977 con La febbre del sabato sera di John Badham. Tony Manero che indossa il completo immacolato prima di dirigersi dondolante in discoteca per sparare lindice verso il cielo, fra luci colorate e canzoni dei Bee Gees, diventa un idolo dei teen-ager e dà il via alla dancemania dei primi anni Ottanta. I vari Flashdance e Footloose vengono tutti da lì e anche Staying Alive, con cui Stallone cerca di bissare il successo di Badham nel 1983, altro non è che la stracca ripetizione di un canovaccio ormai consunto. Nel frattempo Travolta ha dato vita ad un altro personaggio che fa breccia nei cuori dei giovani spettatori: è Danny Zuko di Grease, che domina uno squadrone di studenti ballerini in un film che sfrutta il facile successo dellambientazione campus e fa leva sulla nostalgia per unepoca, gli anni Cinquanta, che così dorata non è mai stata neppure al cinema. Non replica il successo con Urban Cowboy e con il pur bellissimo Blow Out di Brian DePalma. Travolta, che viene spesso accusato di non avere fiuto nello scegliere i progetti che gli sottopongono, negli anni Ottanta rifiuta American gigolò, Il padrino III e Ufficiale e gentiluomo ed infila invece una serie di fiaschi, da Due come noi a Perfect. Per riappacificarsi con il pubblico gli basta la serie dei Senti chi parla; a riscattarlo definitivamente ci pensa Quentin Tarantino. Lex commesso di un videonoleggio che ha esordito con Le iene adora Travolta e gli cuce addosso il personaggio di Vincent Vega, killer grassoccio, placido ed intorpidito dalleroina che si scatena sul palco di un night insieme ad Uma Thurman, rinverdendo vecchi fasti in Pulp Fiction. Seguono Get Shorty, Broken Arrow e Face Off: ormai votato al film dazione e al gangsteristico, Travolta con Swordfish di Dominic Sena conferma di trovarsi a proprio agio nei panni del cattivo, come un tempo in quelli dellangelo disperato delle discoteche di Brooklyn. Pienotto ed unto di capelli, ma sempre fascinoso, Travolta è passato dalliperrealismo anni Settanta alla postmodernità attuale che vive con agio permettendosi alloccasione di citare se stesso, laltro se stesso, come pochi altri simboli pop possono fare.