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Il ritorno di Kim

Il percorso di Kim Rossi Stuart compie una parabola saliente: ha saputo rifiutare, è scomparso, è riapparso e adesso ha superato anche se stesso perché il suo primo film da regista è quasi pronto

Kim Rossi Stuart

12.04.2007 - Autore: Giulia Villoresi
Il percorso di Kim Rossi Stuart compie una parabola saliente. Non si è fatto rovinare dal suo indiscutibile bell’aspetto, ha saputo rifiutare, è scomparso, è riapparso, ha superato i ruoli ombrosi  e adesso ha superato anche se stesso perché il suo primo film in qualità di regista è ormai in fase di post produzione. Anche libero va bene, una storia che parla di infanzia “con semplicità, secondo la lezione di Truffaut” dice il neoregista, raccontando le vicende di un bambino ancora in bilico tra infanzia e adolescenza. Un momento atteso anche troppo, quello del cimento con la regia, che lo vedrà anche interprete al fianco della Bobulova. Ma intanto l’Italia aspetta Romazo Criminale, il film sulla banda della Magliana ispirato al libro di De Cataldo. Alla regia Michele Placido, nel cast Accorsi, Favino, Santamaria. Per Kim Rossi Stuart, che all’asilo abbinava la faccina da angioletto al romanaccio più spinto, cresciuto nell’amore per Pasolini e la poetica suburbana, questo film è un risultato importante.

Figlio di una modella e di un attore, trilingue eppure laconico, imbronciato eppure raggiante. Ha esordito al cinema all’età di cinque anni nel film Fatti di gente per bene. A quattordici se n’è andato di casa, ha abbandonato la scuola per studiare recitazione e finalmente è approdato al piccolo schermo nel ruolo del principe in Fantaghirò. È  passato per il teatro mettendo in scena Macbeth e Amleto, è stato scelto da grandi registi e ha interpretato grandi ruoli, come ad esempio quello di Gesù ne I giardini dell’Eden (che gli ha fruttato il Premio Pasinetti al festival di Venezia) o come quello di Lucignolo nel Pinocchio di Benigni. È stato scelto dal maestro Antonioni per Aldilà delle nuvole ed è comparso anche nel celebre film di Jean-Jacques Annaud Nel nome della rosa. Era perfetto nel ruolo dello psicolabile di Senza pelle, film di D’Alatri, e interpretava un esule polacco ne La Ballata dei lavavetri di Peter Del Monte.

Alla sessantunesima edizione del Festival di Venezia ha presentato in concorso Le chiavi di casa di Amelio, film che ha commosso senza retorica o patetismi pubblico e critica guadagnandosi il Premio Transatti. Kim Rossi Steuart è inequivocabilmente tornato alla ribalta.