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Il principe del grande schermo

Dopo una fortunata tournée teatrale, in occasione dell'inizio delle riprese del suo nuovo film "Il Principe e il Pirata", Leonardo Pieraccioni ci racconta cosa sarà il suo nuovo lavoro.

pieraccioni

07.06.2001 - Autore: Luca Persiani
Dopo una fortunata tournée teatrale, in occasione dellinizio delle riprese del suo nuovo film Il Principe e il Pirata, un Leonardo Pieraccioni svagato, innamorato e molto dimagrito (voglio diventare un sex symbol afferma) ci racconta insieme al fido coprotagonista Ceccherini cosa sarà il suo nuovo lavoro e getta uno sguardo sul suo passato.   Come mai questa lunga latitanza dagli schermi cinematografici?   L.P. Avevo detto che avrei fatto la tournée per ringraziare tutti quelli che sono venuti al cinema. Adesso mi tocca fare un film per ringraziare tutti quelli che sono venuti alla tournée. Fra due-tre anni vorrei tornare a teatro, scrivere uno spettacolo nuovo, perché è una botta di energia allo stato puro. Ho avuto anche proposte di commedia musicale, ma non ne sono allettato: sono un accentratore, mi piace prendere un microfono e dialogare col pubblico come ho sempre fatto. Amo un tipo di intrattenimento che non preveda la quarta parete: io quella parete la sfondo e parlo direttamente con gli spettatori.   Quali saranno le novità di questo film?   L. P. \"Il Principe e il Pirata nasce dopo la fine della trilogia de Il Ciclone, Fuochi dArtificio e Il Pesce Innamorato, film fatti di colori pastello, donne che arrivano e sconvolgono, comicità sopra le righe. Invece questultimo sarà più realista, on the road, un viaggio a tappe da Palermo a Saint Vincent, passando per la Calabria, Napoli, Viareggio, Forte dei Marmi, Firenze, la Versilia, Biella, Genova. Io sarò il principe, un maestro elementare un po sprovveduto, e lui (Massimo Ceccherini, ndr) il pirata, appena uscito di carcere. Un viaggio in macchina per lItalia ci farà conoscere nostro malgrado. La parte da leone la fa la comicità allo stato puro, basata sui meccanismi e sulle tensioni degli incontri inaspettati e della varietà di ambienti che il cinema di viaggio rende possibili, nonché sui duetti verbali tra i due protagonisti. Massimo Ceccherini in questo avrà un ruolo da protagonista della stessa importanza del mio. Mi è venuto in mente di fare questo film quando ho visto una mia amica che mi ha spiegato il simbolo del tao, il male che contiene un po di bene e viceversa: i due personaggi sembrano avere un ruolo ben definito, ma in realtà cè un po delluno anche nellaltro. Una settimana fa ho rivisto Fuochi dArtificio e mi ha fatto tenerezza: è un film che adesso non sarei neanche capace di fare, perché era tutto molto leggero e leggiadro, frutto della felicità per il successo del Ciclone. Questa sarà una commedia più realista, con maggiore attenzione ai personaggi. Ci sarà un colpo di scena finale, e non ci sarà un happy end. Le riprese dureranno dieci settimane, con un budget di più di 10 miliardi, e il film sarà prodotto dalla Levante Srl la casa di produzione che fa capo a me a mio padre e al mio commercialista e distribuito dalla Cecchi Gori. Sarà in sala a Natale.   Ci puoi raccontare di più sulla storia del film?   L.P. Io vado in Sicilia per prelevare Ceccherini, che esce dallUcciardone, perché ho scoperto da poco che è mio fratello, frutto di una scappatella di mio padre. Insieme dobbiamo andare a Saint Vincent per riscattare una madonnina del 400, eredità del babbo, che era un farabullone, uno che viveva di espedienti e sogni naufragati. Prima di cominciare il film, vedendo \"Carràmba Che Sorpresa\" ho pensato: che succederebbe se scoprissi allimprovviso di avere un fratello, io che sono un figlio unico convinto? Mi fa piacere raccontare tutta una serie di realtà che, senza la spinta di un fratello, non avrei mai scoperto.   Oltre Ceccherini, chi sono i tuoi collaboratori in questo film?   L.P. Ho scritto il film con Giovanni Veronesi. Ci siamo dati un anno di tempo per scriverlo, ma in realtà labbiamo finito nei soliti due mesi e mezzo, confermando la mia idea che se questo tipo di film ti deve venire, ti viene subito. Il padre dei protagonisti sarà Giorgio Picchianti (Benvenuti in Casa Gori ndr), poi ci sono Melanie Gerren nella parte della ex di Ceccherini, Luisa Ranieri compagna del maestro interpretato da me e molti altri attori come Lucio Allocca. In un film come questo bisogna lavorare moltissimo su tutti gli attori, anche e soprattutto su quelli che hanno poche pose. Cosa che io faccio con piacere estremo: quando gli attori sono bravi e hanno quella particolare luce negli occhi che ritrovi nel film anche a distanza di anni, è una goduria lavorare con loro.   Parlaci del tuo personaggio cinematografico.   L.P. Mi diverto ad interpretare quello che avrei fatto se non fossi attore: il falegname ne Il Pesce Innamorato, qui il maestro, figure che non sono poi così differenti: uno lavora di cesello sui tavolini, laltro con maggiore responsabilità sui bambini. Il mio personaggio cinematografico è forse sempre lo stesso: allinizio ho tentato di convincere Veronesi che in questo film potevo fare il pirata, cosa che sarebbe stata la più grande cazzata che potevamo fare. Perché il personaggio semplice e tenero dei miei film è quello che mi si addice di più. Ne Il Principe e il Pirata ci sono sfumature realistiche, anche se il maestro è sempre una personalità incantata di fronte al mondo, è molto colpito dalla realtà. Quando Ceccherini esce dal portone del carcere io me lo guardo come se guardassi Lucifero. Una volta qualcuno mi disse: Perché non provi a fare un tenente nazista? Ho già fatto il cowboy toscano in Alabama! In realtà cè stata una particolare evoluzione nel mio personaggio: ne I Laureati non volevo neanche sentir parlare di famiglia e di bambini; ne Il Ciclone cera una ragazza incinta e ne Il principe e il pirata sono separato e ho un bambino di sei anni.   In questo film sembra esserci una visione del mondo femminile diversa da quella che troviamo di solito nel tuo lavoro.   L.P. Forse in me è spuntata un po di disillusione. Nella vita mi auguro quello che succede in tutti i film: che arrivi una donna che in un batter docchio mi trascini nel suo mondo e io la segua, felice. Per amore farei qualsiasi cosa. Poi però mi accorgo che la percentuale di miei amici che si sono lasciati o divisi dalla moglie è del 100%.   Che ne pensi del cinema italiano che vediamo in sala in questo periodo?   L.P. Mi è piaciuto molto il film di Muccino, LUltimo Bacio: ben scritto, una sceneggiatura veramente importante, recitato molto bene, gli attori sono molto bravi, soprattutto Claudio Santamaria, Accorsi e la Sandrelli. Fare film corali è la cosa più difficile e quando ti riescono, come in questo caso, vengono veramente bene. Anche Le Fate Ignoranti, di Ferzan Ozpetek, lho trovato molto ben fatto, ben scritto, con una grazia e una poesia notevole. Infatti ho chiamato Ozpetek e gli ho detto: Hai visto che hai fatto bene a frequentarmi nel periodo de I Laureati, finalmente ti sono rimaste un po di quelle qualità di cui io sono dispensatore assoluto e maestro infinito. (ride)   Qual è il film di viaggio che ti ha colpito di più?   L.P. LArmata Brancaleone di Mario Monicelli. Questo film è geniale perché racconta la disperazione, e insieme mette in scena situazioni esilaranti. E un film intoccabile, noi non ci avviciniamo neanche a quella poesia. E come dire: cè Van Gogh e poi cè Menicucci, un pittore di Livorno. Noi siamo tutti Menicucci che tendono a Van Gogh. (ride)