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Il grande Gatsby, festa mobile con Baz Luhrmann

La fenomenologia del party del regista australiano è eccentrica e sgargiante. Ma Il Grande Gatsby è una creatura particolare più che un animale da festa

Il grande Gatsby - Leonardo DiCaprio

29.07.2012 - Autore: Alessia Laudati
Tutto si può dire su Baz Luhrmann, tranne che non sia un abile party builder, regista attento a far coincidere la grande messinscena dei suoi film con il concetto di verità e finzione. Tutto si può dire sul film Il grande Gatsby, adattamento del libro omonimo di Francis Scott Fitzgerald, tranne che non vada nella medesima direzione. Una girandola di colori, un trionfo di motivi musicali, un ammiccamento di una lady affascinante, sono lo stesso identico modo di raccontare, in maniera eccentrica e barocca, la roulette della vita, la sua menzogna, e soprattutto l'irresponsabilità delle classi agiate nei confronti del proprio stile di vita.

                 

Leonardo DiCaprio è Jay Gatsby, affascinante viveur in cardigan morbidissimi, organizzatore di celebri party dove la massa ancheggia secondo lo stesso ritmo. Ma si tratta di una grande bugia. L'euforia non appiana i conflitti, gli abiti brillano per brillare e nascondono la verità sotto l'apparenza dei lustrini. In film precedenti come Romeo + Giulietta, il circo della festa, occultava la reale identità degli avventori, sospendendo momentaneamente l'odio di due famiglie rivali, in Moulin Rouge, il divario di classe, e anche ne Il Grande Gatsby, il party mistifica l'assioma della superficialità: tutti si riuniscono nello stesso posto con grande entusiasmo ma nessuno sa chi è l'altro o prova un minimo di affezione per esso. 

Il grande Gatsby anteprima Leonardo DiCaprio Luhrmann Fitzgerald - DiCaprio, Mulligan e Edgerton

Ma il più grande punto interrogativo sulla regia enfatica del regista australiano, è se Il Grande Gatsby riesca a catturare non il melodramma pop – genere attraverso il quale Luhrmann paga il tributo all'opera italiana sbrinandolo con nuove soluzioni visive e colonne sonore contemporanee, e assente nel romanzo – ma il lucido racconto di passioni, di illusioni perdute e del tempo che si è passato a rincorrerle mentre sfuggivano, perché irreali e quindi irraggiungibili. Il tono del romanzo è l'analisi di Fitzgerald, più vicina agli schemi del noir, sui mali del suo tempo e del suo animo, un bilancio di sbagli ed errori commessi nel corso di una vita e di una stagione dell'America anni '20. Quella degli slogan, della febbrile esaltazione e dello yes we can.

Il grande Gatsby anteprima Leonardo DiCaprio Luhrmann Fitzgerald - DiCaprio e Maguire

Per chi ci ha creduto veramente non c'è scampo, si paga con la vita il fallimento di quegli ideali, a meno che non ci si scopra capaci della superficialità di Tom e Daisy: “Erano gente sbadata Tom e Daisy, sfracellavano cose e persone e poi si ritiravano nel loro denaro e nella loro ampia sbadataggine”. Gatsby dà forma all'illusione, materia di natura sfuggevole affetta da bidimensionalità, ed è per questo che la scelta del 3D appare incomprensibile e preoccupante. Baz Luhrmann riuscirà a misurarsi con la consistenza della nostalgia e non della disperazione? Perché di Jay Gatsby amiamo quel sottile e moderno malessere di vivere più dei suoi completi chiari ed eleganti e delle sue feste megagalattiche.

Interpretato anche da Tobey Maguire, Carey Mulligan, Isla Fisher e Joel Edgerton, Il grande Gatsby uscirà in USA il 25 dicembre 2012. In Italia è distribuito da Warner Bros., e potrebbe anche essere presentato al Festival di Venezia.