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I vent'anni di Bugiardo bugiardo: quando Jim Carrey era il dio della risata

Alla seconda collaborazione con il regista di Ace Ventura, Jim Carrey entrò in una nuova fase di carriera con una commedia memorabile

Bugiardo bugiardo

21.03.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
C'è stato un periodo, durato circa una decina d'anni, in cui Jim Carrey era il dio della commedia americana. Un periodo iniziato con Ace Ventura e terminato all'incirca con Una settimana da Dio, entrambi diretti da Tom Shadyac. Esattamente come Bugiardo bugiardo, seconda collaborazione tra Carrey e il regista che lo rese una star.

 
Tra Big e un film di Frank Capra, Bugiardo bugiardo (uscito in USA il 21 marzo 1997, da noi il 24 aprile) segna un momento topico nella carriera della star: Carrey stava cercando di “diventare adulto”, lasciarsi alle spalle la comicità grassa ed esagerata di Ace Ventura e The Mask per entrare in un mondo più raffinato. Ecco dunque il veicolo perfetto: una sceneggiatura, scritta in origine da Paul Guay e Stephen Mazur (ma riscritta da zero da Shadyac e Mike Binder), dotata del più classico “high-concept” all'americana: la storia di un avvocato, padre divorziato e ballista cronico, costretto a dire la verità per un giorno intero a causa del desiderio espresso da suo figlio dopo aver spento le candeline della torta di compleanno.

 
Carrey rinunciò al ruolo del Dottor Male in Austin Powers per interpretare Fletcher Reede. Steve Martin e Hugh Grant erano stati considerati in precedenza, con Martin costretto a rinunciare per via di impegni precedenti. Addirittura, per un periodo lo script fu considerato dalla Disney, che avrebbe voluto cucirlo addosso a Goldie Hawn. In tutto, la sceneggiatura fu scartata nove volte prima che il produttore Brian Grazer (socio di Ron Howard) la acquisisse.

 
Carrey fece la mossa giusta: il film era perfetto per dare una sterzata alla sua comicità. Tanto per capire quanto già l'attore fosse quotato, comunque, basta dire che la sua paga fu di 20 milioni di dollari. Una bella fetta del budget di 45 milioni, ma gli incassi ripagarono ampiamente l'investimento: Bugiardo bugiardo raccolse più di 302 milioni di dollari nel mondo. E per una volta piacque anche alla critica. Il titano Roger Ebert, che aveva stroncato i precedenti film di Carrey, diede a questo tre stelle e scrisse: “Sto cominciando gradatamente a sospettare, o forse a temere, che Jim Carrey mi stia conquistando”.

 
Carrey non rinuncia comunque a una scena degna di Ace Ventura, quando si picchia da solo nel bagno del tribunale per fingere un'aggressione (unica scappatoia dalla sua irresistibile urgenza di dire la verità). I rumori che si sentono quando l'attore batte la testa sul water e si schianta contro le pareti sono veri: non c'è stato alcun intervento in post-produzione. Un impegno davvero encomiabile: Carrey dichiarò infatti che ogni sera tornava a casa esausto dal set, per essersi immedesimato troppo in Fletcher.

 
Subito dopo, Carrey avrebbe cominciato a espandere davvero la sua carriera al di fuori della commedia, con film come The Truman Show e Man on the Moon, per i quali avrebbe ricevuto lodi unanimi da parte di una critica stupita dalla sua bravura. Ma il cambiamento era iniziato proprio con questo film, al picco delle sue abilità di comico. Quando noi sapevamo già quanto fosse bravo, ben prima che fosse costretto a dimostrarlo al resto del mondo recitando nei “film per grandi”.