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I nuovi film di Anderson, Cruz e Roberts

Il primo weekend della berlinale ha riservato a pubblico e stampa una serie di pellicole destinate a catturare l'attenzione. Tra queste anche "Transsiberian" di Brad Anderson.

Transsiberian

11.02.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Il primo weekend della berlinale ha riservato a pubblico e stampa una serie di pellicole destinate a catturare l’attenzione; presentato sabato sera in pompa magna nello storico Zoo Palast – vecchia sede del festival – “Transsiberian” di Brad Anderson, regista di due cult come “Session 9” (id.,2001) e soprattutto “L’uomo senza sonno” (The Machinist, 2004). Invece delle atmosfere inquietanti e macabre di questi due lavori, stavolta Anderson ha scelto di cimentarsi con un giallo molto più classico, raccontando la storia di due coppie che si incontrano per caso sulla mitica linea ferroviaria, ed entrambe nascondono più segreti di quanto non appaia. Il riferimento principale per questo thriller stavolta  è molto più Alfred Hitchcock che il cinema horror, ma Anderson riesce comunque a dimostrare una notevole versatilità ed un gusto visivo sempre elevato.
Transsiberian” è un film piuttosto divertente, anche se apparentemente lontano dagli stilemi cinematografici che ci avevano fatto amare i precedenti lavori di Brad Anderson. Il merito della riuscita della pellicola è anche da attribuire ai protagonisti Woody Harrelson, Emily Mortimer ed Eduardo Noriega.

La neo-star spagnola Penelope Cruz è invece la protagonista del nuovo film della regista  Isabel Coixet, “Elegy”, adattamento del romanzo breve di Philip Roth “L’animale morente”. Proprio l’ascendenza letteraria è il grande difetto di questa pellicola, che anche nei momenti più intensi non riesce a liberarsi della pesantezza di dialoghi ridondanti e non adatti al grande schermo. La Cruz ed il coprotagonista Ben Kingsley – visto anche in “Transsiberian” – offrono interpretazioni tutt’altro che disprezzabili, ma nell’insieme il film della regista di “La vita segreta delle parole” (The Secret Life of the Words, 2005) rimane un lungometraggio inceppato in una verbosità eccessiva.

L’unica opera che ha davvero convinto nel weekend è stato l’esordio alla regia dell’indipendente Dennis Lee Fireflies in the Garden”: si tratta di un melodramma a sfondo familiare che si spiega in due diverse poche, ed è incentrato sul difficile rapporto padre-figlio. Il cast di interpreti è d’eccezione, con addirittura la grande Julia Roberts che si è prestata per il ruolo della sfortunata madre del protagonista. Accanto a lei un cast molto ricco formato da Emily Watson, Ryan Reynolds, Carrie-Ann Moss e soprattutto uno straordinario Willem Dafoe.
Diretto con molta sobrietà e scritto con grande finezza psicologica, questo lungometraggio rappresenta ancora una volta alla perfezione come il cinema americano sappia proporre storie e linguaggi assolutamente interessanti anche fuori dai meccanismi più conclamati dell’industria hollywoodiana.

Fireflies in the Garden” avrebbe meritato senza dubbio un posto nel concorso principale, dove avrebbe potuto competere per i riconoscimenti più importanti.  Questi in breve i lavori più importanti presentati nel fine-settimana a Berlino, rassegna che in questa prima parte ha comunque presentato una media dei film forse al di sotto delle aspettative.