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I 40 anni de Il salario della paura, cinque ragioni per riscoprire il capolavoro di William Friedkin

Il capolavoro dimenticato del regista de L'esorcista spegne quaranta candeline. Ecco perché è ancora imperdibile

Il salario della paura

23.06.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Nel 1977, William Friedkin aveva da poco diretto il suo film più celebre, L'esorcista, e si era abbastanza inevitabilmente montato la testa. Gli incassi clamorosi e le dieci nomination agli Oscar (di cui due vinte) fecero de L'esorcista lo spartiacque della sua carriera: da quel momento, Friedkin pareva destinato a diventare uno dei registi più ricercati di Hollywood. Ma le cose non andarono come previsto, soprattutto perché, dopo aver dato alla luce un tale successo commerciale, il regista si lanciò in un'impresa titanica degna di Herzog per girare un adattamento de “Il salario della paura” di Georges Arnaud, già portato al cinema da Henri-Georges Clouzot con Vite vendute. La storia di un quartetto di uomini, in fuga dai rispettivi Paesi, costretti a trasportare un carico di dinamite instabile su due camion attraverso la giungla, in cambio di una paga allettante.

 
Il salario della paura uscì timidamente nell'estate del 1977, appena un mese dopo Guerre stellari. E questa fu la sua principale rovina: arrivare dopo un tale fenomeno culturale contribuì a cancellare il film di Friedkin dagli interessi degli spettatori. Costato 21 milioni di dollari (rispetto ai 15 previsti, a causa di una lavorazione a dir poco problematica), ne incassò appena 9. La stampa lo stroncò, senza capirne la portata, e lo condannò così a sparire. Per anni è circolato solamente in DVD, in una versione riversata dalla VHS e in formato 4:3. Ci sono voluti trentasette anni prima che il film venisse restaurato e pubblicato in Blu-Ray (ma non in Italia, per ora) dopo una presentazione alla Mostra di Venezia. Quasi quattro decadi perché Il salario della paura venisse finalmente rivalutato.
 
Il film uscì in USA il 24 giugno 1977 e compie dunque quarant'anni. Per celebrarlo, ecco cinque motivi per rivedere il film o scoprirlo, se siete tra coloro che non lo hanno mai visto.

 
Un'impresa titanica. Friedkin era in preda alla megalomania quando affrontò la lavorazione del film. Lo ammette lui stesso nella sua autobiografia, presentando il titolo originale del film (Sorcerer, dal nome scritto sulla fiancata di uno dei due camion) come il sintomo principale di questo. Invece di attenersi al titolo del romanzo e a quello internazionale di Vite vendute (The Wages of Fear), Friedkin scelse “Sorcerer” per la sua affinità con The Exorcist (vuol dire “Stregone”) e senza nessun altro motivo reale. Segnale inequivocabile di quanto si sentisse infallibile. Il film fu girato nella Repubblica Dominicana, all'epoca una dittatura militare instabile. E il set fu tormentato da mille difficoltà, tra fiumi in secca e uragani. Viene in mente subito Fitzcarraldo di Herzog: siamo su quel genere di impresa titanica e il fatto stesso che alla fine Friedkin sia comunque riuscito a mettere insieme un grandissimo film la dice lunga sul suo genio.
 
Un capolavoro dimenticato. Quante volte è davvero possibile usare questo termine? Ma Il salario della paura lo è davvero: è un film di grandissimo rigore, dalla suspense palpabile, girato per davvero nella giungla con stunt ed esplosioni reali e tangibili. Una pietra miliare poi dimenticata fino a pochi anni fa. Vedetelo, e poi potrete anche farlo scoprire ai vostri amici vantandovi di conoscere “un film straordinario di cui nessuno ha mai sentito parlare”. Non è proprio così, ma lo saprete solo voi.

 
Un cast di seconda scelta... eppure perfetto. All'inizio della pre-produzione, Friedkin voleva girare un vero blockbuster di serie A. Steve McQueen avrebbe dovuto essere il suo protagonista, affiancato da Marcello Mastroianni e Lino Ventura. Ma McQueen disse che avrebbe accettato solo se sua moglie Ali McGraw avesse ottenuto una parte. Friedkin rifiutò e McQueen lasciò il film, seguito da Mastroianni e Ventura. Il regista dovette dunque scritturare Roy Scheider (con cui aveva lavorato a Il braccio violento della legge), Francisco Rabal e Bruno Cremer. Amidou, interprete dell'arabo Kassem, era l'unico attore a essere stato la prima scelta di Friedkin, gli altri furono tutti ripieghi. Eppure, è proprio la loro qualità da uomini qualunque a funzionare perfettamente. Delle star, al posto loro, avrebbero attirato troppo l'attenzione su di sé. 
 
I Tangerine Dream. Friedkin ha sempre avuto ottimo orecchio per le colonne sonore. Dopo aver scelto “Tubular Bells” di Mike Oldfield come tema de L'esorcista, Friedkin selezionò la band Tangerine Dream per le musiche de Il salario della paura. I Tangerine Dream scrissero la colonna sonora senza vedere nemmeno un fotogramma, ma basandosi sulla sceneggiatura.

 
La scena del ponte. C'è una sequenza del film in cui i due camion che trasportano la dinamite devono attraversare un ponte di legno cadente, sopra un fiume in piena. La produzione spese un milione di dollari per creare il ponte, dotato di una struttura idraulica che permetteva ai tecnici degli effetti speciali di muoverlo a piacimento. Il risultato è una scena memorabile di tensione e suspense, che vale da sola il prezzo del biglietto – o dell'acquisto in home video. Un pezzo di storia del cinema da uno dei più grandi registi di genere degli ultimi cinquant'anni.