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Hugo Pratt nel ricordo di una sua "amica"

Annarosa Pietrogiovanna, artista veneta, scultrice, ex maestra d'arte, ha conosciuto Hugo Pratt, lo ha amato, e ne porta nel cuore il ricordo. Con molta nostalgia. Il creatore di Corto Maltese attraverso le sue parole.

Corto Maltese - serie animata

19.05.2009 - Autore: Roberto Arduini
Hugo Pratt, il creatore di Corto Maltese, è stato un artista, un disegnatore, uno scrittore, un marinaio, un viaggiatore ... un conquistatore. Molti cuori non hanno resistito al suo fascino, ma chi avrebbe potuto resistergli? Annarosa Pietrogiovanna, artista veneta, scultrice, ex maestra d’arte, lo ha conosciuto, lo ha amato, e ne porta nel cuore il ricordo. Con molta nostalgia. Frequentavano lo stesso ambiente, la stessa cerchia culturale, gli stessi amici. Lei andava a trovarlo a Malamocco, vicino Venezia, si vedevano tutti gli anni a Lucca, al teatro, sede delle riunioni dell’associazione ... Pratt ritorna alla mente tramite tutta una serie di aneddoti, in maniera disorganica, caotica, frammentaria, imponente, reale, proprio come il suo stile, proprio come piaceva a lui. Oggi Annarosa si occupa di una nuova collana di libri, che uscirà tra breve, intitolata “Autori Celeberrrimi ... a pennello”, uno splendido connubio tra opere letterarie poco conosciute di autori noti e dipinti inediti a corredo delle parole. Le tre erre sono volute e richiamano la fama di questi autori, degni come altri di edizioni sempre nuove. I primi due numeri usciranno in autunno e saranno dedicati a racconti di Federico Tocci e Katherine Mansfield. Ma il ricordo di quel suo amore è sempre vivo.     Come è iniziata la vostra storia d’amore?   A.P: ”Era il 1969, quando incontrai Hugo Pratt per la prima volta. Io aspettavo la mia prima bambina, Monica. Lo conoscevo già perché mio marito stava diventando un grande amante dei fumetti, anche a livello professionale. Mi parlava sempre di Hugo, scriveva molto, viaggiava molto per incontrare gli artisti, e portava anche me. Io avevo avuto già tre figli maschi. Monica è stata l’ultima. Così ho incontrato Hugo nel teatro di Lucca, dove si riunivano ogni anno a novembre. Ero lì seduta, alle prime file, avevo i capelli lunghi, raccolti in testa con dei fiori. Lui, che era assediato dalla gente, che gli chiedeva autografi e gli portava delle rose, in un attimo di pausa, è partito da lontano, da lontano, e facendosi largo, è venuto a sedersi accanto a me. Conosceva già mio marito, si presentò e cominciammo a parlare per un tempo infinito! È iniziata così. Cos’altro vuoi sapere?”   Cosa si può dire su di voi?   A.P: ”Si potrebbe dire molto. C’è stato molto che non si può dire, ma in ogni caso tantissimo, che ha poi influenzato negativamente la mia vita matrimoniale... Lo rividi a novembre dell’anno dopo; avevo già avuto Monica in aprile, ero in splendida forma. Sono stata un colpo di fulmine per lui. Io ero un po’ timida, ancora una ragazza; lui era l’uomo famoso, assediato dalla folla. Ci siamo messi a chiacchierare, era una serata autunnale. C’era la nebbiolina tipica, una nebbia quasi dorata. Eravamo davanti al palazzo del teatro. Sembrava come polvere e nebbia d’oro sulla facciata. All’interno le sale brulicavano di gente, fuori il tempo sembrava fermo. Mi sembrava una fiaba. Lui era lì che cincischiava le sue parole in dialetto veneziano. Ci piaceva parlare in dialetto. Questi occhi, questo viso, questo viso, questi occhi. Non so in che momento, ma ho visto che ci correvano dentro le fiabe. Questa cosa mi ha ammaliato. Poi ha detto una parola enorme per me, mi ha detto, guardandomi fisso negli occhi, ’Tu hai bisogno di me. Mi è sembrata una frase magica, che non sono riuscita più a dimenticare... ci siamo baciati, e questa è l’ultima cosa che posso dirti!!!”   Le ha mai detto cosa lo attirava di più di lei?   A.P: ”Sono sempre stata un po’ pazza! A volte inizio a dipingere e a lavorare alle otto di sera. A lui piaceva questo. Gli piacevano anche i miei vestiti, sempre un po’ strambi. Lui faceva sempre i suoi bei commenti. C’è un grado di follia in me.”
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